Traduttore

mercoledì 19 novembre 2014

Le Porte della Memoria. 1 Rubrica finale

Era proposto uno studio su documentazione coeva 
dei campi di concentramento per prigionieri di guerra in Austria, con la
riproduzione di fotografie originali e l'impostazione di ricerche circa notizie di quel campo di concentramento.


…………E PER FINIRE




 Bilder aus osterreichisch-ungarischen Kriegsgefangenen-Lagern.
Vedute dei campi per i prigioneri di guerra in Austria-Ungheria

Federico De Renzi




Una interessante pubblicazione in tema di propaganda, da un lato, e di documentazione sulla prigionia di guerra in mano Austro-Ungarica dall’altro e qui riportata per chiudere questo numero della rivista. Per il primo tema il Volume riporta le fotografie di 53 campi di prigionia in Austria ed Ungheria in cui in tutte si vedono scene idilliache della vita dei campi, ove tutto è in ordine, pulito e con i prigionieri di tutte le nazionalità,  che non sembrano essere tali, ma villeggianti o turisti, con atteggiamenti o folcloristici, o in posa, comunque sempre poco spontanei. Aspetti di carattere psicologico, sociale, ed economico possono trovare spunti dall’osservazione di queste foto. Il Volume riporta, poi nelle pagine di apertura, una interessate annotazione: si deve rappresentare un oggetto ricordo per i prigionieri una volta tornati alle loro case, un ricordo del bel tempo passato nelle mani dell’Imperial Regio Governo Austro-Ungarico. Una pretesa veramente ardita. L’altro lato, quello della ricerca sulla Prigionia, è ancora più interessante: riporta i nomi dei campi di prigionia dell’Austra-Ungheria; questo potrebbe rappresentare la base di una ricerca sia per vedere la consistenza di questi campi sia la loro situazione attuale, se ancora qualche traccia materica è presente. Riporto le foto dei primi due campi: Aschach e Boldogassony..

Le Porte della Memoria. 1. Rubriche. Gli Autori e Le Prossime Pubblicazioni

Come segno di continuità tra i numeri, si dava conto in breve di chi erano gli autori, e poi si annunciavano i titoli dei prossimi articoli che sarebbero apparsi sui numeri successivi della Rivista


GLI AUTORI





Massimo Baldoni, pseudonimo

Stefano Felician Beccari, ricercatore CeMISS ( Centro Militare di Studi Strategici)

Daniela Bravi, professoressa

Massimo Coltrinari, storico

Federico De Renzi, turcologo, analista strategico

Cosimo Finiguerra, avvocato

Heino Klink, colonnello dell’esercito degli Statu Uniti d’America

Maria Teresa Laudenzi, professoressa

Alberto Marenga,giornalista

Silvia Nicolardi, laureanda in relazioni Internazionali, Sapienza, Roma










DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE


Alessandra Caruso, I campi speciali della Germania Est 1945- 1951*

Giuseppe Caggiaguerra,  I Soldati Italiani in Murmania, 1918-1919*

Caterina Coda: Medioevo: La Violenza ed il Martirio*

Federico De Renzi, Gino Grilli : come ho visto la guerra in Russia.

Federico De Renzi, America e Giappone. 1940-1945 : Gli Aliens, cittadini sospetti*

Federico De Renzi, I campi di prigionia in Austria-Ungheria -1915-1918

Stefano Felician Beccari, Cina: Il laogai e i campi di rieducazione*

Gianfranco Gasperini, Montelungo: 8 -16 dicembre 1943

Heino Klink, Le implicazionistrategiche della presenza della aziende cinesi all’estero (II e  
                     III Parte)
Diana Kagrinova,  I complessi equilibri e il “grande gioco” nella regione caucasica.*

Egisto Monsu, Diario di Prigionia ((Parte I, II, III)

 

Alberto Marenga, Hereford. Un Documento.

Alberto Marenga, San Saba*

Salvatore Rizzi: 1945-1951: per gli ebrei continua la vita nei campi*

Redazionale, 51° Battaglione d’Istruzione. Diario del Battaglione dall’8 settembre 1943 al 9
                       settembre 1944

Filippo Romano: Teresinstadt: L'ultimo degli ingiusti *

Stefano Ricci: I campi di internamento in Ungheria nel secondo dopoguerra*

 

Maurizia Sii Onesto,  17000 fascicoli scomparsi. I campi di concentramento in Romania 1945-1954

Domenico Sangiorgio,  I campi di lavoro in Cecoslovacchia, 1945-1954*

Fabiana Urbani: I Campi di concentramento in Albania 1945-1953*

Antonella Troiani: Le Suore del Monastero di Santa Priscilla e gli Ebrei: 1943-1945*

  Karina Zehetner, Die Rückkehr der italienischen Militärinternierten



*Titoli Provvisori

                        

Le Porte della Memoria. 1 Le Rubriche. Recensioni

RECENSIONI


A cura di Laura Coltrinari




Emmanuel Ringelblum, Sepolti a Varsavia, Roma, Casa Editrice Castelvecchi, 2013, 286, euro 22


Emmmanuel Ringelblum ha raccontato negli “Appunti” l’orrore quotidiano degli Ebrei nel Ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista, svolgendo tale compito come un dovere ineluttabile come uomo e come storico. Fin dal novembre del 1939, due mesi dopo l’invasione della Polonia, aveva deciso di registrare quotidianamente tutta la storia della catastrofe subito degli ebrei, affinchè tale storia fosse tramandata ai posteri.
Oggi, nel 70° anniversario della caduta del Ghetto di Varsavia, avvenuta il 16 maggio 1943, la Casa editrice Castelvecchi, lo ripubblica con il titolo “Sepolti a Varsavia”, Roma, 2013, pagine 286, euro 22.
 Un opera fondamentale, che in questa edizione aggiunge anche una aggiornata prefazione che si aggiunge a quelle della edizione Mondadori del 1962 e del Saggiatore del 1965.
Ringelblum, storico polacco, durante l’occupazione di Varsavia assunse il compito di raccontare gli avvenimenti tragici che avrebbero condotto alla distruzione della comunità ebraica. Riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere documenti e testimonianze all’interno delle mura che i nazisti avevano innalzato attorno al ghetto nel novembre 1940. Osservare, annotare, tramandare erano considerati una forma di necessaria resistenza, uno dei fronti in cui necessitava lottare. Nascosti in dieci scatole di metallo, gli “Appunti” furono ritrovati nel 1946, mentre un’altra parte tornò alla luce nel 1950 in due contenitori sigillati in scatole del latte.
Non si tratta di un diario privato: l’autore voleva offrire una fotografia, il più possibile oggettiva, di quanto stava accadendo. E così l’orrore ci viene restituito nella sua freddezza, e ci viene mostrato cosa abbia significato la persecuzione nazista e come sia penetrata, disfacendola, nella vita di coloro che la subirono. Dalla cancellazione dello stato di diritto alla disgregazione familiare, dalla precaria economia di contrabbando alle delazioni, dalle violenze disumane agli slanci di umanità, fino a giungere alla rivolta che segnerà la distruzione del ghetto e dei suoi ormai pochi abitanti. In poco meno di tre anni all’interno di quelle mura furono uccisi quasi mezzo milione di ebrei.
Gli “Appunti” sono l’espressione di 35.000 pagine di note che Ringelblum voleva avere come base per una rielaborazione che avrebbe dovuto fare nel dopoguerra. Ma nel 1944 la Gestapo scoprì il nascondiglio dove aveva trovato riparo e lo fucilò insieme alla moglie, al figlio ed ad altre 35 persone che erano con lui.
La sua morte ha reso “Sepolti a Varsavia” un’opera incompiuta, una che resta fondamentale per comprendere l’orrore in cui fu precipitato il mondo in quegli anni bui, ma anche quella ostinata fiducia nell’uomo che ha animato l’opera di Ringelblum fino alla fine 


Le Porte della Memoria. 1. Le Rubriche

La Rivista era completata, secondo la architettura classica, da una serie do Rubriche dedicate a focalizzare alcuni importati aspetti della Memoria



Le Porte della Memoria. 1 Geopolitica del Presente. L'articolo.3

 SCENARI, REGIONI, QUADRANTI,




Il carisma iraniano e la Rivoluzione Islamica.


Silvia Nicolardi[1]


Il testo integrale dell'articolo è su

www.coltrinariatlantemediooriente.blogspot.com








[1] laureanda in Relazioni Internazionali presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza

Le Porte della Memoria. 1. Geopolitica del Presente. L'articolo. 2


GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE



Storia militare della Repubblica di Cina:
 dalle origini alle crisi degli stretti (1954-55 e 1958)

 Stefano Felician Beccari


questo articolo è riportato integralmente su
www.coltrinariatlanteasia.blogspot.com 

mercoledì 12 novembre 2014

Le Porte della Memoria 1. Geopolitica del presente. L'articolo

 questa rubrica offriva al lettore un contributo su un argomento che qualche anno fa era veramnete di interesse, che sottolineava l'ascesa della Cina sui mercati mondiali 


GEOPOLITICA DEL PRESENTE


 Gli implicazioni Strategiche della presenza delle Aziende Cinese all’Estero
Heino KLINCK[1]
I Parte


Il testo integrale si trova su:

www.coltrinariatlantegeostrategico.blogspot.com

come post: in data 12 novembre 2014

per contatti: geografia2013@libero.it





[1] Colonnello dell’Esercito degli Stati Uniti, frequentatore della Sessione IASD Anno Accademico 2010-2011 

Le Porte della Memoria 1. Rubrica. Il mondo in cui viviamo

per non avere una rivista rivolta solo al passato, questa rubrica è dedicata al mondo presente e futuro, con un sguardo sul mondo.  Ecco il motivo di questa Rubrica



LE PORTE DELLA MEMORIA
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Nicolò Machiavelli: “Passano li tempi, ma li homini son sempre gli stessi”



IL MONDO  IN CUI VIVIAMO:  IL PRESENTE, IL FUTURO      

Il Mondo da cui veniamo: la prima parte di questa Rivista è dedicata alla conoscenza del passato, di che cosa è stata la Prigionia di Guerra, l’Internamento, La Deportazione, Le Lotte di Liberazione contro chi voleva  prevaricare gli altri per una gestione elitaria del potere.
Questo lo si può intendere, tra le tante possibilità, anche come una chiave di lettura per comprendere  il mondo in cui viviamo: presente ed il futuro.
Oggi il mondo sembra protestare contro tutto e contro tutti Il Mondo non da sicurezza e certezze.
E come si fa a controllare questo Mondo. Quali strumenti utilizzare per arginare le proteste, per prevenirle, per gestire in maniera equilibrata,
La geopolitica si è incaricata di studiare queste fenomeni e noi vogliamo partecipare a questi studi, dalla nostra particolare angolazione. Attraverso le “Porte della memoria”, utilizzando il retaggio, e la conoscenza del passato, comprendere i fenomeni attuali.

L’esempio è presto fatto: La URSS è implosa perché non ha saputo gestire il cambiamento.
La Cina ha trasformato la sua economia in “economia di mercato” e nel 2016 questa sua economia supererà quella degli Stati Uniti, divenendo la prima del mondo. Un grande successo. In Cina dal 1949 vige il sistema dei “Laotai”, “i campi”, ove tutti coloro che ostacolano vi possono essere mandati a rieducarsi. Un sistema efficiente per il controllo delle masse. Lo vogliamo conoscer e meglio, soprattutto noi occidentali.   
Il controllo delle masse attraverso il filo spinato, che elimina “il diverso”, il  “dissidente”, il “non allineato”, l’”altro” in termini etnici, razziali, sociale, religiosi.
 è in sintesi l’ottica con cui vogliamo studiare i fenomeni attuali, passando attraverso le “Porte della memoria”, utilizzando la memoria di quel retaggio del ‘900, definito non solo da noi, il secolo dei “campi” che rappresenta lo strumento primario per fronteggiare tutti coloro che, in nome di un qualche cosa che si sono inventati, voglio gestire le masse, controllarle e dominarle.


La seconda parte della Rivista è dedicata ai fenomeni del nostro temo, in un approccio dinamico, orientato verso il futuro prossimo, con gli strumenti e le ottiche del retaggio del passato.     

Le Porte della Memoria. 1 Musei, Archivi e Biblioteche

rubrica dedicata ai luigi della conservazione delle memoria come sono gli Archivi, i Musei e le Biblioteche. Quello qui rappresentato è il Museo di Berlino in cui vengono descritti gli anni del nazismo in Germania dal 1933 al 1945 solo con didascalie e foto 




MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE


Berlino: come non si dimentica:


Topography of Terror
Gestapo, SS and Reich Security Main Office
on Wilhelm and Prinz –Albertcht strasse

A Documentation

Alberto Marenga



Il dibattito sulla Memoria dell’Olocausto e della inumana vicenda dei campi di concentramento tedeschi, e più in generale gli eventi drammatici che hanno segnato gli anni della guerra 1940-1945 in Italia non può non prescindere dalla volontà che si ha nel voler preservare la memoria stessa. Se la Pubblica Opinione è ferma nel voler ricordare quei drammatici avvenimenti e presentarli alle future generazioni,allora si ha un tipo di memoria preservata; se invece si fa di tutto per cancellare ogni traccia di quei avvenimenti, allora si ha un altro tipo di memoria. In altra parte di questa rivista si dibatte questo concetto.

      

Un esempio del primo approccio, cioè della ferma volontà di ricordare, senza se e senza ma, senza giustificazioni o cessioni di sorta, è dato dal  centro documentale denominato “Topografy of Terrore) , la Topografia del Terrore, a Berlino. E una delle cose più interessanti da visitare a Berlino, per comprendere come I Tedeschi di oggi cercano di far passare un passato che non passa: quello che è sta la grande tragedia del  Nazismo e della degenerazione del nazionalismo dal 1933 al 1945. Una precisa, puntuale e leale ricostruzione di quegli anni si trova in un Museo, che porta i nome di “Topography of Terror”, che in italiano possiamo molto facilmente tradurre in “Topografia del Terrore”.  La costruzione è molto semplice, un cubo, vetro e cemento estremamente moderna, funzionale. Ma la sua posizione è estremamente significativa: al centro ove sorgevano negli anni del terrore gli edifici che ospitavano Il Capo delle SS del Reich e Capo della Polizia Tedesca nel Reich- Ministero dell’Interno, il Capo della Polizia di Sicurezza e  dello SD, ed altri edifici che ospitavano lo Staff dell’Organizzazione di Sicurezza tedesca.

Non ci sono  oggetti, reperti, o altro, nessuna fonte materica  in questo museo: solo fotografie con didascalie in tedesco ed in inglese; sembra che sia stato costruito più per i tedeschi che per un visitatore straniero. I comparti in cui si articola il museo sono:
-          la Presa del potere da parte del nazionalsocialisti
-          Le Istituzioni del terrore
-          Terrore, Persecuzione e Sterminio sul Territorio del Reich
-          Le SS e La Polizia di Sicurezza del Reich nei territori occupati
-          La fine della guerra  e il dopo guerra
-          Il sito del Terrore dopo il 1945
Il visitatore non è chiamato a prestare attenzione da questo o quel’oggetto; non vi sono nel linguaggio museale elementi che catturano l’attenzione con effetti speciali, nemmeno normali. Il visitatore viene prima inviato ad iniziare il percorso espositivo e poi, quasi immediatamente viene catturato da ciò che vede. Come quando si legge un libro avvincente, il linguaggio museale cattura il visitatore che inizia a prendere atto e conoscenza di che cosa è stato il nazismo in Germania e non solo in Germania. Non vi sono giudizi, ne positivi ne negativi, ma solo oggettività, esposizione di fatti attraverso il linguaggio fotografico, documentale e didascalico. Ed emerge la verità nella sua reale dimensione, a volta crudele, a volta orripilante, a volte devastante, sempre chiara e precisa e lineare.

Come i Tedeschi oggi abbiano fatto a costruire un luogo della memoria come questo è un caso tutto da studiare. In effetti il visitatore, prendendo atto di quello che è stato il nazismo dal 1933 al 1945, non può non formulare un pesantissimo giudizio sulla Germania e sul popolo tedesco per quando dolore abbia procurato prima a se stesso poi agli altri popoli europei. Ed avere avuto la forza di documentarlo è un merito che noi Italiani dobbiamo imitare. Avere avuto questa forza, affrontare il problema nella sua realtà, significa iniziare risolverlo a superarlo, affinchè poi tutto questo non si rinnovi in un futuro più o meno lontano. Un uomo vincente affronta e risolve i problemi, un uomo perdente giustifica ogni cosa. Così un popolo: avere avuto la forza e la volontà di presentare e costruire in questi termini, al cento di Berlino, questo Museo è il primo passo per fronteggiare un passato terribile, un passato che non passa, un passato come il 12 anni che il nazismo è stato al potere in Germania, una macchia nera su tutto un popolo.

Un esempio della forza documentaria del linguaggio di questo Museo, e la forza della memoria, è  riportata dalle foto a seguito, colte dal catalogo; la umiliazione pubblica inflitta a chi non era nazista, la propaganda contro gli ebrei, e infine, l’ultima, foto, quasi un atto d’accusa al popolo tedesco in tema di consenso al Nazismo: in una tribuna di operai, uno solo, un operaio solo, ha il coraggio di mostrare il suo dissenso; tutti gli altri sono a braccio teso nel saluto nazista.
    




Le Porte della Memoria. 1. I Temi di Ricerca

rubrica dedicata ad argomenti che potrebbero essere utilizzati di base per avviare delle ricerche, oppure delle tesi di studio. La Rubrica era corredata da foto, che sono state omesse


TEMI DI RICERCA




Alimentare la Memoria[1]



Questa rubrica vuole proporre temi di ricerca su argomenti di particolare rilievo. E’ stata creata nella convinzione, che se si vuole preservare la memoria, è essenziale conoscere in profondità ogni aspetto della memoria stessa. Presentare degli specifici argomenti,  anche con corredo iconografico, può aiutare a “fare” memoria. I campi de temi sono, come facilmente intuibile, quello della Prigionia di Guerra, quello Internamento e quello della Guerra di Liberazione 1943-1945. I primi due sono temi areali: infatti, oltre a porre la dovuta attenzione all’Internamento in Germania nel 1943-1945, con il dovuto rilievo alla vicenda degli IMI, ma anche di tutti gli Italiani coinvolti in questa tragica situazione, come i Deportati Politici,  e tutte le altre categorie che i nazisti consideravano nemiche,  si spazierà sulle varie forme di Internamento che si sono avute nel 900, un secolo che si sarà stato breve, ma che sicuramente è il secolo dei campi di concentramento. Così si può parlare e trattare temi dell’internamento degli Herrero agli inizi del secolo, al genocidio degli Armeni nel 1915-16, argomento molto approfondito per la sua attualità estrema,  dell’internamento tra le due guerre e soprattutto l’Internamento  dal 1945 ad oggi, dove spicca la Cina, che con la sua legislazione sulla rieducazione presenta elementi di estremo interesse. Per la Prigionia di guerra, i temi riguardano innanzi tutto quella italiana dall’unità ad oggi, ma anche quelle straniere nell’interesse collegato alle situazioni attuali. Infine la guerra di liberazione, che rappresenta una campo di indagine soprattutto per la conservazione di quella memoria, attraverso i suoi simboli, che sono continuamente minacciati più che da contrasti ideologici, da sciatteria, superficialità , qualunquismo ed oblio. (M.C.). Normalmente verranno proposti dieci temi sulle aree predette con indicazioni di riferimento per avviare ricerche e studi. Il collegamento con la rete è assicurato tramite i blog di riferimento della rivista (www.internamentoereticolati.blogspot.com; www.prgioniadiguerra.blogspot.com, www.secondorisorgimento.blogspot.com), con cui attraverso i post ed i  commenti ai post, si colloquia.


I temi proposti in questo numero:
-          Internamento. Campi profughi per ebrei. 1945-1951
-          Internamento. L’internamento Femminile in Germania 1943-45.
-          Internamento. Il trattamento e la vita nei campi come indice di civiltà
-          Internamento.  Fasi Propedeutiche. Le Leggi Razziali in Italia 1938
-          Internamento. La denazificazione in Germania ad opera della URSS. 1945-1951
-          Internamento. Giornata delle Memoria. Ipotesi di struttura
-          Prigionia di Guerra. Prigionieri Alleati alla Testa di Ponte di Anzio.
-          Guerra di Liberazione. Monumento Battaglia del Musone. Le Pietre devono parlare










  1. Internamento. Campi profughi per ebrei. 1945-1951
Al momento della sconfitta della Germania,  per gli ebrei, nel periodo 1945-1951 la vita nei campi di internamento in Europa continua. Nella cartina  i principali campi gestiti dalle quattro potenze vincitrici oltre che in Italia. Sono disponibili il numero dei profughi ebrei nel 1946  ed il numero degli ebrei nella zona occupata nel 1945. Le fonti sono di origine anglosassone. Possibilità di un articolo di 3-4 pagine. (contatto prigionia@libero.it)

  1. Internamento. L’internamento Femminile in Germania 1943-45.


L’internamento femminile rappresenta uno dei temi di ricerca più interessanti e poco sviluppato. Vari studi sono stati condotti negli anni settanta su come la donna potesse vivere e sopravvivere in un ambiente di violenza estrema quale un campo di concentramento. Ma soprattutto il focus che qui si vuole porre è il rimpatrio e in quali condizioni la donna possa essere riammessa nella vita normale copo una esperienza del genere. Ulteriori dati ed informazioni su www.internametnoereticolati.blogspot.com; per contatti: prigionia@libero.it


  1. Internamento. Il trattamento e la vita dei campi come indice di civiltà


Le condizioni materiali degli internati erano tali che gli oggetti di proprietà potevano stare bene in uno zaino. Era tutto quello che riuscirono a portare a casa dall'internamento.
Il Trattamento  e la vita nei campi è un altro argomento di estremo interesse, in quanto è li che si vede come la Potenza detentrice o chi gestisce il campo manifesta il suo modo di considerare l'internato. Bibliografia eccellente e materiale documentario disponibile. (contatti per ulteriori informazioni: prigionia@libero.it)

  1. Internamento.  Fasi Propedeutiche. Le Leggi Razziali in Italia 1938

Oltre all’aspetto giuridico, di cui esiste una buona documentazione, la ricerca dovrebbe essere incentrata sugli aspetti sociologici, economici e relazionali. Sopratutto indagare come i “cittadini ariani” hanno accettato queste leggi e se vi sono stati casi in cui si è approfittato di simili circostanze. Interessante anche l’aspetto riguardate il dopo 1945, ovvero al momento della loro abrogazione, quali sono stati i risarcimenti e quali i provvedimenti adottati.

  1. Internamento. La denazificazione in Germania ad opera della URSS. 1945-1951

Al termine della guerra nell’estate 1945 i vincitori vararono in piano volto a denazificare la Germania e, in genere l’Europa. Gli Stati Uniti avevano piani precisi sul futuro della Germana, che poi in gran parte non attuarono. L’Unione Sovietica avviò programmi precisi volti a singoli individui esponenti di medio-basso livello del regime nazista e procedette contro di loro con misure amministrative, internamenti e attività varie. Chi gestiva questa attività era la polizia politica NKVD che organizzò numerosi campi nel settore sovietico della Germania. L’attività si protrasse dal 1945 fino al 1951. Fonti bibliografiche di origine anglosassone disponibili. (contatti prigiona@libero.it)

  1. Internamento. Giornata delle Memoria. Ipotesi di struttura

L'ipotesi di una pianificazione per l'anno successivo può essere utile per una preparazione della Giornata della Memoria ha tutto tondo. Il messaggio che si deve preparare deve essere calibrato sui destinatari, ovvero i ragazzi delle scuole superiori. I concetti devono essere chiari e concisi in base a dei "capstone", che  possono essere individuati nei seguenti:

. L'Ideologia

. La legislazione razziale
. Le discriminazioni
. I Ghetti
. La Soluzione Finale
. I Campi
. I processi
. La Memoria

Per
ogni "capstone" si deve dare la definizione del medesimo, la descrizione, alcuni esempi, e il commento finale.

Per evitare che il lavoro possa superare la soglia della sintesi ed essere appesantito, si rinvia per eventuali approfondimenti o ulteriore documentazione ai siti di riferimento o a questo blog.

Eventuale documento di pubblicazione, può avere questa struttura: Copertina, Titolo, Presentazione, Prefazione, Testo, Postfazione, Bibliografia di riferimento, Corredo Iconografico.
Disponibile ampia bibliografia. Contatti ( prigionia@libero.it)




  1. Prigionia di Guerra. Prigionieri Alleati alla Testa di Ponte di Anzio.

Il tema di ricerca sulla prigionia di guerra  riguardante la testa di ponte di Anzio presenta una interessante documentazione, frutto della attività di propaganda tedesca. Serviva al tempo per convincere le opinioni pubbliche anglosassoni che era praticamente impossibile sbarcare nella “Fortezza” Europa e quindi ogni tentativo si sarebbe risolto in un disastro. Dopo Dieppe, nell’agosto 1942, in cui si voleva dimostrare che uno sbarco era possibile solo se si sarebbe conquistato un porto, indispensabile per l’alimentazione logistica delle forze sbarcate. Senza questa conquista, ogni sbarco non avrebbe avuto successo. Lo sforzo tedesco era notevole, tutti conviti a Berlino, che un riuscito sbarco in Europa degli Alleati avrebbe significato la sconfitta della Germania. Materiale iconografico e documentale disponibile, anche in collaborazione con il Museo dello Sbarco di Anzio. (contati prigionia@libero.it)

  1. Guerra di Liberazione. Monumento Battaglia del Musone. Le Pietre devono parlare



Il monumento eretto a ricordo dei 147 Caduti Italiani per il forzamento del Musone e la liberazione di Jesi



Dopo la vittoria di Filottrano, nel quadro della manovra per la conquista di Ancona, il C.I.L. Corpo italiano di Liberazione, ebbe il compito di proteggere il fianco del II Corpo Polacco. La direttrice operativa del C.I.L. prevedeva scendere dalle colline di Filottrano nella valle del Musone, attraversare questo fiume e puntare su Rustico, per procedere verso Santa Maria Nuova, e conquistare Jesi. La manovra riuscì e dal 10 al 20 luglio il C.I.L. operò nella vallata del Musone. A ricordo di quei avvenimento, che costarono al C.I.L. stesso oltre 147 morti, fu eretto in località Casenuove, Comune di Osimo, un monumento con  una scritta significati  “Non ci dimenticate”.  Il problema è che oggi la stragrande maggioranza di persone che vi passa  e guarda questo monumento non sa di che cosa si stia parlando ne tantomeno è a conoscenza del significato storico. L’obiettivo è quello di dotare il monumento di tre/quattro cartelloni e piante in pietra illustrativi che spieghino il significato del monumento stesso, ripristinando una memoria che altrimenti è perduta.
 Ampio materiale è disponibile su “www.corpoitalianodiliberazione e sul blog particolare coltrinairmarche1944.blogspot.com. Contatti: ricerca23@libero.it







[1]   A cura della redazione: I Temi  di ricerca sono così suddivisi Internamento: Alessandra Caruso, Fabiana Urbani; Prigionia di Guerra:Stefano Ricci, Salvatore Rizzi, Federico De Renzi; Guerra di Liberazione:Filippo Romeo, Antonella Troiani

giovedì 6 novembre 2014

Le Porte della Memoria. 1. Gli Articoli

Nella rivista venivano proposti i seguenti articoli:
 di Massimo Coltrinari, La Sacca del Don
 di Cosimo Finiguerra, Korsakov
 di Massimo Coltrinari, con lo pseudonimo di Massimo Baldoni, La Guerra di Liberazione  su 5 Fronti: Il nemico, La coalizione Hitleriana.

Questi articoli non saranno pubblicati su questo blog,  ma su equivalenti:
quello di Massimo Coltrinari, La Sacca del Don su www.coltrinaristoriamilitare.blogspot.com
 di Cosimo Finiguerra, Korsakov su www.secondorisorgimento.blogspot.com
 di Massimo Coltrinari, con lo pseudonimo di Massimo Baldoni, La Guerra di Liberazione  su 5 Fronti: Il nemico, La coalizione Hitleriana su www.corpoitalianodiliberazione.blogspot.com

Accanto nella finestra dedicata al 1 numeero delle porte della Memoria le date di pubblicazione
Germania 1933: manifestazione a favore del partito Nazista

Le Porte della Memoria. 1 Rubrica: Il Mondo da cui veniamo

La Rivista si dotava di questa Rubrica, che aveva il compito di richiamare il quadro generale ed il precedente della materia trattata dalla Rivista stessa.



LE PORTE DELLA MEMORIA



Prima Guerra Mondiale: cartolina per Prigionieri di Guerra


IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

E’ accettato da tutti che non vi è futuro se non c’è memoria. Per questo la Memoria è uno dei temi più controversi da affrontare e gestire. Se vuoi gestire il futuro, devi gestire la Memoria. L’esempio è facile: coloro che vorrebbero far rivivere il III Reich e le sue realizzazioni, basta che cancellino dal presente e dal futuro tutto quello che di negativo e di orrendo questo Reich ha fatto durante la sua esistenza. La Conoscenza e la Memoria impediscono all’uomo di poterlo manipolare secondo i propri scopi. La non Conoscenza e l’assenza di memoria permettono di manipolare ogni uomo. Gli “Assassini della Memoria” sono gli apristrada per coloro che voglio controllare l’uomo secondo i loro criteri.
Oggi il mondo è globalizzato. Dalla Rivoluzione Francese ad oggi le masse sono protagoniste della scena mondiale. Chi controlla le masse, controlla l’uomo, e governa a suo piacimento. Ad oggi non si sono inventati o creati mezzi diversi da quelli individuati nei due secoli precedenti, ed applicati  senza risparmio in quel secolo definito breve, ma che è stato il “secolo dei campi” in cui masse di uomini vi erano rinchiusi con tutti i motivi, meno che fossero colpevoli di qualche cosa. Prigionia Militare, Internamento, Deportazione, Lotte di Liberazione, sono il retaggio di un secolo che deve rimanere unico.
Lo studio, l’approfondimento, la ricerca, la rielaborazione, di questi fenomeni devono essere orientati alla alimentazione di questa Memoria che rappresenta uno dei patrimoni più importanti che le generazioni passate hanno lasciato alle presenti
Noi invitiamo il lettore ad aiutarci a tenere aperte le porte di questa Memoria; un invito che non ha bisogno di motivazioni, ma che deve essere inteso come una partecipazione personale a contribuire a conoscere e, in definitiva, ad essere liberi.


 Il Mondo da cui veniamo: la prima parte di questa Rivista è dedicata alla conoscenza del passato, di che cosa è stata la Prigionia di Guerra, l’Internamento, La Deportazione, Le Lotte di Liberazione contro chi voleva  prevaricare gli altri per una gestione elitaria del potere.  

Le Porte della Memoria. 1. L'Editoriale

Sergio Pivetta ed altri si erano offerti per la stesura dell'Editoriale, che in ogni caso doveva essere il risultato di una riunione della Direzione sui temi scelti per il numero della Rivista


EDITORIALE



Disegniamo il nostro futuro aprendo le”Porte della memoria”

La data anniversaria degli avvenimenti del 1943 impone delle riflessioni e delle scelte. Celebrare il 70° anniversario di quanto è successo in quella calda estate del 1943 è doveroso, ma occorre fare molta attenzione. Il trascorrere del tempo fa constatare che i protagonisti o non di quegli anni sono tutti appartenenti alla classe del 1925,  indietro, ovvero sono oltre i navata anni di età, con le dovuto eccezioni.

Con queste eccezioni possiamo guadagnare altri cinque-sei classi, ma non di più. La media è, quindi, sui 88-90anni, con l’eccezione per una fascia, che scende verso gli 84-86. Sono numeri crudi, ma reali. Il trend, naturalmente è a scendere, ovvero ogni anno, ogni mese siamo sempre di meno. Quando celebreremo il 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale nel 2015 saremo ancora meno.

Su questi dati la mia riflessioni è questa. Appartenendo alla classe dal 1925 indietro, ed avendo fatto la guerra di Liberazione, dalla “a” alla “zeta”, intorno a me vedo sempre più sparuto il gruppo di quelli che sono come me. Così per chi è stato in prigionia, chi è stato Internato, chi ha fatto il  Partigiano. Ora pensare che questi gruppi sparuti di superstiti possano dare vita ad un associazionismo di qualsiasi natura è semplicemente andare contro la realtà. L’associazionismo aveva un senso fino agli anni ottanta quando numero e forza erano dalla nostra parte. Oggi non ha più senso. Voler tener in vita ad ogni costo l’’Associazione significa essere messi da parte prima del tempo, ma soprattutto significa annacquare  la nostra testimonianza, diluirla nel mare della nostra volontà di no riconoscere una realtà.

Se ci mettiamo accanto a chi è nato dopo il 1945, in un associazionismo che è forza solo in apparenza, che senso ha la nostra testimonianza, il nostro esempio. Da “paro a paro”, usando un motto in vigore ai miei tempi quando ero sotto le armi, in una associazione in cui siamo con gli stessi diritti e gli stessi doveri,  a fianco di ventenni, trentenni quarantenni, cinquantenni ed oltre, siamo perdenti. Perdenti perche sono le generazioni “future” quelle per cui noi abbiamo combattuto, sofferto, patito, in nome di una Italia migliore e diversa.

Quindi mi permetto di non condividere la scelta di aprire le associazioni combattentistiche a simpatizzanti; fino a che si era aperto ai familiari, nulla da eccepire, in quanto tutto si condivide con i parenti stretti. Ora aprire  o avere già aperto agli estranei, a coloro che molto lodevolmente  ci hanno in simpatia può essere una buona cosa, ma non si può condividere sul piano dell’impegno e della testimonianza.  

Credo che ormai occorra abbandonare ogni forma di associazionismo e passare a forme di aggregazione, che potremo studiare, ove la nostra presenza abbia un significato ed un valore pregnante, ove i nostri diritti e la nostra testimonianza siano valutati e considerati secondo quanto valgono. Ove il nostro agire non marci allo stesso passo di chi rappresenta il frutto del nostro impegno e della nostra scelta. Vogliamo essere noi stessi, nel nostro essere, ieri come oggi.

Si aprano, quindi, senza alcun timore, le “Porte della Memoria” affinchè possiamo, nello spirito con cui è stata avviata questa rivista, possiamo disegnare, da protagonisti, noi della Guerra di Liberazione, Noi Internati, Noi Deportati, Noi Partigiani, il nostro futuro.