Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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martedì 8 maggio 2012
lunedì 30 gennaio 2012
La Guerra in Russia
I Camerati italiani traditi dai tedeschi in Russia
La partecipazione dell’Italia alla guerra alla Urss (1941-1943) nel giugno 1941 , non richiesta dall’alleato germanico, non fu neanche gradita dai vertici militari tedeschi, convinti che la Urss crollasse in pochi mesi. Fermati a Mosca nell’inverno 41, la campagna di primavera richiese ai tedeschi maggiori forze, e furono costretti a richiederne ai loro alleati, ungheresi, romeni, spagnoli, croati, finlandesi ed italiani. L’Italia inviò altri 170.000 oltre ai 60.000 inviati nel 1941; questi uomini operarono sotto comando tedesco in Ucraina e nel dicembre 1941 erano attestati sul Don.
Il loro compito era quello di tenere, insieme agli alleati, la linea: in caso di attacco, resistere fino a che le forze mobili tedesche, attestate a tergo, intervenissero, e, tamponate le falle, lanciare la controffensiva.
Nel dicembre 1942 gli Italiani furono attaccati dai Sovietici (Operazione Piccolo Saturno). Ottemperano al compito tenendo la linea per oltre 10 giorni, fino al 21 dicembre. Le puntate offensive sovietiche sconvolsero,tra l’altro, le retrovie e l’organizzazione logistica dell’Asse. Le forze mobili tedesche, attirate dalla fornace di Stalingrado, non intervennero e gli Italiani, come i Rumeni e gli Ungheresi furono abbandonati a loro stessi, con in più il tradizionale disprezzo dei tedeschi verso tutti i loro camerati.
Stalingrado divorò tutto, ed i Tedeschi vi colsero la più grande sconfitta della guerra, figlia diretta dei loro errori strategici ( primo fra tutti la divisione delle forze). I Comandanti Italiani, privi di mezzi per affrontare una ritirata in inverno, anziché arrendersi sul posto dopo aver assolto il loro compito, nel constatare che i Tedeschi li avevano abbandonati, presero la decisione fatale: ritirarsi dalla linea del Don. Senza una adeguata struttura logistica alle spalle era pura follia ritirarsi. E fu tragedia: si perse il 54%, della forza, ovvero101.000 uomini (10800 prigionieri, il resto disperso, cioè morto durante la ritirata) su 191.000 e tutto il materiale. Le forze italiane furono distrutte. Il tradimento tedesco fu palese: abbandonare gli alleati per accorrere a salvare la loro 6a Armata accerchiata a Stalingrado senza alcuna considerazione per la sorte delle forze alleate fu la scelta tedesca. Questo tradimento, per noi italiani, è l’origine della tragedia di Russia, a cui si aggiunse la resistenza culturale dei Comandanti Italiani ad arrendersi, che era l’unica forma di salvezza possibile.
Tutta questa tragedia, poi, si giustificò in Italia, con lo scarso equipaggiamento in dotazione da parte italiana, a cui si aggiunse, da parte tedesca, i luoghi comuni soliti (italiano non guerriero, italiani brava gente; ecc.). Tutto per mascherare il tradimento consumato sul campo, ovvero l’abbandono al loro destino, quasi con disprezzo,da parte germanica dei camerati italiani, pensando solo ai propri interessi e convenienze.
Coltrinari M., La guerra italiana alla URSS. 1941-1943. Le Operazioni, Roma, Società Nuova Cultura, 2011, pag. 283, cartine, ill., euro 20. ISBM 9788861345744
In inrofmazioni ed ordini
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