Traduttore

martedì 20 dicembre 2022

Giorgio Madeddu. Bibliografia. La Prigionia austriaca in Italia.

 


Biblioteca Associazione Mineraria Sarda, Resoconti delle Riunioni dell’Associazione Mineraria Sarda, Anno XXI, n. 9

 

  

BIBLIOTECA ASSOCIAZIONE MINERARIA SARDA, Resoconti delle Riunioni dell’Associazione Mineraria Sarda, Anno XXI n. 9;

BRIGAGLIA MANLIO, La Sardegna – Enciclopedia. Volume 1° sezione di Storia. Cagliari, Edizioni della Torre, 1986

CARANDINI NICOLÒ, Il lungo ritorno – a cura di Oddone Longo ed Elisa Majnoni, Udine, Gaspari Editore, 2005.

CARBONI FRANCESCO, in L’uomo e le miniere in Sardegna a cura di Tatiana K. Kirova – Cagliari, Edizioni Della Torre,1993

CHERCHI FRANCESCO e RENZO PASCI, Relazione al Lyons Club. Iglesias, 1998

CORSI ANGELO, L’azione Socialista tra i minatori della Sardegna 1898 – 1922, Allegato 1, Costituzione della Federazione Minatori di Sardegna (manoscritto del dr. G. Pichi). Milano, Edizioni di Comunità, 1959

FERRANTE CARLA, L’arrivo dei disperati, in Almanacco di Cagliari 1996

FERRARI GIUSEPPE CARMINE, Relazione del campo di prigionieri colerosi all'Isola dell'Asinara nel 1915 – 1916, Provveditorato Generale dello Stato Roma, 1929

GIORDANI PAOLO, La Marina italiana nella guerra europea – Per l’Esercito Serbo. Editori Alfieri e Lacroix, Milano, 1917

GORGOLINI LUCA, I dannati dell’Asinara – L’odissea dei prigionieri austro – ungarici nella Prima guerra mondiale. Albairte, UTET Libreria, 2010

LA TERRA SARDA, Periodico di Agricoltura ed Economia Rurale, Anno II, luglio 1917 N. 7, Cagliari, 1916 – 1920

LEI – SPANO GIOVANNI MARIA, La Sardegna economica di Guerra. Sassari Ed. Giovanni Gallizzi 1919

MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA, La miniera d'argento di Monte Narba. Cagliari, Gia Editore ,1989

PISTOLESI CARLO, L’età delle miniere. L’industria mineraria italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale. Venturina, Edizioni Archivinform, 2011

RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1915, Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno Via Umbria – 1917

RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1916, Ministero d’Agricoltura - Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno, Via Umbria – 1917

RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1917, Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno Via Umbria – 1919

RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1918, Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Stabilimento Tipografico per l’Amministrazione della Guerra – 1920

RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1919, Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Stabilimento Tipografico per l’Amministrazione della Guerra – 1921

SABBATTUCI GIOVANNI - VIDOTTO VITTORIO, Storia Contemporanea Il Novecento. GLF Editori Laterza, ottava edizione, Bari, SEDIT, 2008

SANDRO RUJU, L’Argentiera, storia di una borgata mineraria in Sardegna 1864 – 1963. Milano, Franco Angeli Editore, 1996

SCHATZ ROBERT, Az olasz kiralysag teruletèn, Isola dell’Asinara (Prigionieri di guerra ungheresi nell’isola dell’Asinara), in Storia dei prigionieri ungheresi, Budapest, 1930

ŠRÁMEK JOSEF, Diary of a Prisoner in World War I, 1914 – 1918. Self- Published by Tomás Svoboda, using the service of CreateSpace.com, 2011

TOCCO GIANNI, “Storia della miniera di Fund’e Corongiu, la più antica miniera di antracite della Sardegna” - Relazione tenuta in Seui il 31.10.12

TORTATO ALESSANDRO, La prigionia di Guerra in Italia 1915 – 1918, Mursia Editore, Milano, 2004;

USELLI FRANCO, Si Ses Italianu Foedda in Sardu – Comune di Ula Tirso, Dolianova, Grafica del Parteolla, 2000;

VISCHER ADOLF LUKAS, La malattia del reticolato. Contributo alla psicologia del prigioniero di guerra – Traduzione dal tedesco di Ettore Lo Gatto – Napoli, Ricciardi Editore, 1919

 

sabato 10 dicembre 2022

Crimini contro i prigioneri. Il Decreto in caso di catastrofi". Germania 1943-1945

 

il “Katastrophenerlass”, ovvero il “Decreto in caso di catastrofi”.

 

Scrive Gerhard Scriber:

Detto decreto trae origine dall’estate 1943. Nel corso dei violenti bombardamenti subiti dalla città di Amburgo il “Hohere SS- un Polizeifuhrer, la più alta autorità delle SS e della polizia, aveva ordinato di propria iniziativa di fucilare  “senza sottoporli ad un qualsiasi giudizio, dei saccheggiatori stranieri colti sul fatto”. Himmler approvò questa procedura a posteriori dandone comunicazione a quanto pare con una circolare a tutti gli Hohere ss-un Polizizeifuhrer. E nell’autunno del 1943 lo stesso Himmler decise di sostituire detta circolare con un decreto speciale per attribuire un “sicuro fondamento giuridico” a quelle condizioni che si sarebbero dovute d’ora in avanti applicare a casi simili. Non si deve infatti ignorare che nel corso e in seguito ai succitati bombardamenti, detenuti evasi dal carcere ed elementi stranieri avevano saccheggiato la città anseatica commettendo gravissimi crimini. Come “Geheime Reichssache (documento segretissimo di interesse del Reich) questo decreto doveva essere “portato a conoscenza di tutti gli uffici esecutivi interessati.” Le autorità del Reich non pubblicarono mai in forma ufficiale detto Katastrophenerlass, ma anche dopo il 1945 alcuni giuristi hanno sostenuto che malgrado ciò il decreto fu giuridicamente vincolante.”[1]

Il decreto in questione permise a qualsiasi tedesco in divisa e non, o che esercitasse una qualsiasi funzione pubblica di compiere i più efferati atti criminali con la convinzione di essere nel giusto e di fare il bene della Germania. Come in ogni loro cosa i Nazisti erano maestri in questa loro intossicazione di ogni comportamento verso i propri simili.

Un altro aspetto che va ascritto al popolo tedesco in senso negativo che rappresenta una forma larvata di vigliaccheria e di arbitrio è una norma che per tutto il secondo dopoguerra è stata ampiamente evocata durante i processi a militari tedeschi accusati di crimini contro l’umanità.



[1] Schreiber G., Gli Italiani internati nei campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945.Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1992. Pag. 744 e segg.

domenica 20 novembre 2022

Crimini contro i prigionieri: il paragrafo 47 del Codice MIlitare Penale di Guerra Germania 1933-1945

 

Un'altra norma che incise fortemente nel comportamento dei militari tedeschi è il paragrafo 47 del Codice Militare Penale tedesco. Un paragrafo che nel dopoguerra offrì a tutti gli accusati di crimini di guerra una comoda via d’uscita per liberarsi delle responsabilità personali dei crimini commessi.

 

Scrive ancora Gerard Schreiber.

“se nell'esecuzione di un ordine di servizio viene violata una legge penale il solo responsabile e il superiore che ha impartito quell'ordine”. In un ambiente dove vigeva il principio di ordine e obbedienza il disposto del paragrafo serviva probabilmente nei casi dubbi a togliersi qualche peso dalla coscienza. Il dipendente poteva essere tuttavia accusato di concorso nel reato qualora avesse ecceduto nell'eseguire l'ordine o fosse stato a conoscenza che l'ordine del superiore riguardava un'azione finalizzata ad un reato di carattere civile o militare.

Il paragrafo 47, quindi, mentre stabiliva che gli appartamenti e le Forze Armate tedesche non avevano né la facoltà né il dovere di eseguire ordini criminali, sottraeva nel contempo da ogni procedimento giudiziario tutti coloro i quali, avendone o meno il diritto, si fossero difesi in modo convincente appellandosi alla clausola della consapevolezza. E’ lecito supporre che quel paragrafo 47 non facesse che cresce l'ignoranza ed attenuasse gli scrupoli morali specie in tempo di guerra quanto erano in gioco delle vite umane, ossia il bene più prezioso in uno stato di diritto.”[1]

 



[1] Schreiber G., Gli Italiani internati nei campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945. Cit. pag. 746 e segg.

giovedì 20 ottobre 2022

l Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta

 Queste norme tanto spesso trascurate, non sono diventate oggetto di diritto positivo riconosciuto su un piano internazionale se non all'inizio del nostro secolo. Nel corso di queste nostre pagine non abbiamo riscontrato il rinnegamento di queste norme durante la Seconda Guerra Mondiale ma il più folle gioco di travisamento a cui risorse l'una e l'altra parte in conflitto, per renderlo inefficiente, senza mostrare preoccupazione per l'unità del fatto che con tale procedimento si ponevano al di fuori della stessa condizione umana, decine di migliaia di uomini.


Si avvertì, peraltro, la debolezza della applicazione della Convenzione di Ginevra del 1929 sui prigionieri di guerra e subito si pose mano ad un suo rinnovo che vide la pubblicazione di quella ancora in vigore che è la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, geriti ed ammalati del 1949, con i protocolli aggiunti del 1977.

Da ultimo, come retaggio della prigionia di guerra, si ebbe il Germania il Processo di Norimberga, iniziato nel 1946 e in Giappone il Processo di Tokio contro i responsabili nazisti e giapponesi, accusati di reati che proprio detti processi determinarono: i reati contro l’umanità e la pace per crimini di guerra ed altre configurazioni delittuose contro civili, prigionieri ed inermi. Oggi, Mario per le sue azioni contro gli abitanti di Capua sarebbe condannato per crimini contro l’umanità, a prescindere da qualsiasi motivazione si possa portare.

lunedì 10 ottobre 2022

Il Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta

 

In questo episodio, scelto a caso, uno fra i mille che si possono riscontrare le contraddizioni di base che permangono nella storia di tutta l'umanità quando si pongono a confronto le esigenze della pura giustizia con quelle del diritto che si appoggia alla forza.

E mentre la coscienza dell'uomo sia pure nella sua infinita gamma di gradazioni e nell'estrema labilità delle sue manifestazioni percepisce l'esigenza di una giustizia che sia al di sopra dei conflitti, d'altra parte il corso violento della storia tende ad annullarla con la facile proliferazione delle giustificazioni che tutto il mondo è pronto ad offrire a chi prevale.

Al di sopra però di queste contraddizioni resta un fatto importantissimo, e cioè che nessuno vuole essere chiamato ingiusto, tantomeno il vincitore.

Ne consegue perciò tutto il travaglio di cui è partecipe l'umanità intera che ha per fine la formulazione e l'adozione di concetti di giustizia che non sia unicamente quelli dettati dalla forza e camuffati dall'ipocrisia del vincitore. È attraverso questo travaglio che venne formandosi un'etica che ha messo in crisi le equazioni vincitore-diritto ed ha determinato tutta una serie di comportamenti che hanno reso meno duri i rapporti tra le genti.

Fu così che in tutti i tempi e in tutti i luoghi si trovano delle norme che regolano il trattamento di colui che è l'espressione tipica del vinto, cioè dell'uomo senza diritti, il prigioniero di guerra, il “captivo”, il cui nome trasformandosi nella nostra lingua in “cattivo” venne assumendo tutta quella gamma di significati infamanti che sono l'opposto degli appellativi riservati al vincitore. 



martedì 20 settembre 2022

Il Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta

 

“Mario aveva violato le leggi della guerra”. Con questa affermazione Sallustio conclude la narrazione di un episodio particolarmente crudele della guerra che i Romani conducevano contro Giugurta: la distruzione della città di Capua, l'uccisione di tutti gli uomini atti alle armi fatti prigionieri, la vendita come schiavi delle donne e dei bambini. Il comportamento di Mario era delittuoso perché la città si era arresa e perché era stata proditoriamente assalita. Sebbene non fosse in guerra. Ma subito dopo questa affermazione Sallustio assolve Mario dal suo misfatto (Mario il tribuno della plebe, l'erede dei Gracchi come paladino della Giustizia sociale) perché non aveva agito per cupidigia o per mentalità criminale ma soltanto per evitare che la città di Capua diventasse un punto d'appoggio per il nemico. Dopo questo successo conseguito senza la perdita di un solo uomo, commenta Sallustio, il più grande è famoso Mario fu considerato ancora più grande è la sua fama sali alle stelle”

Sulla giustizia prevalse dunque il successo. Esistevano, è vero, delle leggi di guerra certo più vecchie che la memoria dell'uomo e delle quali i Romani si vantavano di essere fedeli custodi come assertori, primi fra tutti, del diritto delle genti; ma queste leggi perdevano ogni valore di fronte alla necessità di vincere, ed ogni loro conseguente sanzione, sia pure soltanto morale, si vanificava nella gloria del vincitore che non come tale diventava Fonte Suprema e unica del diritto.  (massimo coltrinari)

mercoledì 31 agosto 2022

Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi III Parte

 


L’attesa del rientro è ben descritta da Alciato

Il 3 settembre 1945 scrivevo: inutile dire che sono arcistufo della prigionia. Mi sembra di abitare in un immenso palazzo nero fuori e dentro in mezzo alla natura ostile. Caldo, Ghibli, cimici e poi ancora cimici a non finire mi perseguitano ovunque io vada; ieri sera sono scappato disperato nel cortile e mi sono steso su una panchina per trovare un po' di sollievo. Dopo pochi minuti mi sentivo pungere dappertutto. Meno male che questo presto partiremo. Almeno lo speriamo. Nel campo circolo continuamente voci fantastiche. Dico fantastiche perché la nostra Liberazione, quando che sia, entra nel regno della favola. Si parte il 5 si parte l’8. Oppure si parte addirittura domani. Crederci o non crederci? L'esperienza ti consiglierebbe di andare cauto, ma tutto il tuo essere vuole crederci. Dopo tanto disperare abbiamo bisogno di ottimismo. Fnorse questo ingenuo impulso sperare un pietoso esperienze dell'anima per addolcire la sofferenza. Arrivederci a Natale Vi voglio bene; i rimpatri cominciano a fine novembre 45, a scaglioni gli ultimi i più numerose dei quali 600 prigionieri riuscì a imbarcarsi solo alla fine di aprile del 1946 L’impulso a crederei in una vicina partenza fu davvero uno stratagemma della psiche per soffrire di meno.”[1]


sabato 20 agosto 2022

mercoledì 10 agosto 2022

Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi II Parte

 Per i restanti prigionieri di guerra le autorità francesi ponevano, come rilascio la condizione che i 12.000 prigionieri italiani dediti ai lavori in Algeria dovevano essere sostituiti da altrettanti prigionieri tedeschi. I rimanenti prigionieri potevano essere liberamente restituiti senza rimpiazzo di tedeschi in base alla disponibilità delle navi. Ancora una volta,  e siamo nel 1945,  emerge nel pensiero politico delle autorità francesi la equiparazione fra italiani e tedeschi. I francesi degaullisti non tenevo in nessun conto quanto era accaduto nel 1943, l'armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre 1943. Le trattative armistiziali non avevano visto presenti i francesi.

Le richieste francesi si incentravano sullo scambio degli italiani con i tedeschi. Tale scambio era la risultanza degli accordi tra il colonnello Regis che ricopriva l'incarico di capo della sezione della commissione di armistizio e il colonnello le Gautier responsabile francese per i prigionieri di guerra. Gli accordi prevedevano la restituzione di 12145 italiani con altrettanti tedeschi che erano così distribuiti:

- Tunisia 2445

- Algeria 6000 (Orano, Costantina Algeri)

- Marocco 3700 (Casablanca)

I francesi, come già detto, anche in questo segmento fanno rilevare la necessità di utilizzare la forza lavoro dei prigionieri nelle loro colonie, in attesa del rientro, per smobilitazione, dei propri uomini ancora sotto le armi.

I piani di rimpatrio furono stilati in modo meticoloso con il seguente programma Biserta 2100 uomini

Orano 10000 uomini

Costantina 7000 uomini

Algeri 1500 uomini

Marocco 10200 uomini

Inoltre furono stilati piani modo meticoloso che riuscirono ad entrare nella fase esecutiva solo nell'arco di tempo che va dal dicembre 1945 al marzo 1946.

I rimpatri prevedevano che i contingenti di prigionieri fossero organizzati in modo che il numero degli Ufficiali forse proporzionata al numero della truppa. Questo criterio fu rispettato anche per il campo ufficiali di Saida nonostante la richiesta delle nostre Autorità di rimpatriare i rimanenti 700 ufficiali tutti insieme.

Le navi utilizzate furono varie, tra cui il piroscafo “Toscana”, che  è citato in molti documenti e memoriali ed anche navi da guerra come ad esempio  l’incrociatore “Montecuccoli”.

Alla fine del giugno 1946 praticamente il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani dal nord Africa ebbe termine.

Rimanevano solo 19 militari italiani detenuti per reati di furto, mercato nero e spionaggio; anche per questi il governo italiano chiese prontamente il rimpatrio

Tutti i prigionieri in Africa che provenivano dei campi di Saida, Canot, Boghat, Palat giungevano a Napoli; come è facile immaginare che loro condizioni non erano buone, il morale depresso il vestiario composto di pochi stracci.

Al primo interrogatorio per tutti i provenienti dall'Africa francese denunciarono il trattamento inumano che avevano ricevuto.

 


mercoledì 20 luglio 2022

Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Nord AFrica I Parte

 

Nel 1946 era terminato, come visto,  il rimpatrio degli internati italiani dalla Francia metropolitana. Molto complesso fu la vicenda del rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani in mano francese in Nord Africa.

Nell’estate del 1945 notizie di fronte ufficiosa fecero presenta al governo italiano che le autorità francesi erano orientate a rimpatriare i prigionieri di guerra italiani del Nord Africa In base a ciò le nostre autorità si rivolsero alla Commissione alleata di controllo affinché tutto fosse messo in essere per arrivare ad un sollecito rimpatrio della dei nostri prigionieri di guerra; non era un problema da poter rimandare in quanto era noto il duro trattamento usato dai francesi ai prigionieri di guerra italiani: quindi prima si procedeva prima si poteva porre fine alle sofferenze, che, peraltro, erano ancora in atto. La situazione era davvero difficile: non si erano non vi erano in essere accordi sulle modalità di rimpatrio tra le autorità francesi e quelle italiane; vi erano solo delle degli intendimenti. Tutto ancora era ancora da definire, nel più ampio quadro di una normalizzazione dei rapporti italo-francese. Un unico fatto sicuro era, però: nel 1945 era stato possibile attuare il rientro di 1500 militari italiani che il 20 novembre 1945 avevano lasciato l'Algeria da Orano peer l’Italia. Un precedente tanto significativo quanto utile per avviare un sollecito rimpatrio dei restanti prigionieri.

 


[1] Alaciato A., op. cit., pag. 196

giovedì 30 giugno 2022

Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Francia Metropolitana

 

 

L’Internamento in Germania rappresenta il punto focale del III Fronte, quello, appunto dell’internamento; Non si può però non prendere in esame altri aspetti dell’internamento in Paesi che operarono contro gli italiani in quanto nemici.

Fra questi la Francia, quella che si era ribellata all’occupazione, ovvero quella che faceva capo a De Gaulle.

Via via i i gaullisti prendeva il potere in Francia, emanavano disposizioni restrittive verso tutti coloro che avevano collaborato con i tedeschi. Inoltre consideravano gli italiani dei veri e propri nemici. La politica francese verso l’Italia era quanto mai rigida.

Il 10 maggio 1945 l’ambasciatore italiano Giuseppe Saragat informò il governo italiano della reale situazione dei nostri internati in Francia e di quelli oberati dia campi di concentramento tedeschi ed affluiti o in via di trasferimento nei territori francese.

“Informazioni concordano, egli aggiungeva, che essi si trovano nei primi tempi almeno dopo la liberazione da parte truppe alleate, privi efficace assistenza. Coloro che vengono avviati in Francia da anglo-americani generalmente in piccoli gruppi di qualche decina, assieme ad ex prigionieri francesi ed alleati, ricevono ogni assistenza. Quando però qui vengono messi in libertà in attesa di poter rimpatriare, vengono quasi tutti riconsiderati internati da autorità francesi in base al principio che tutti i militari entrati in Francia dopo il 10 giugno 1940 devono essere considerati internati. Dato quanto precede in considerazione non ancora noto atteggiamento Governo francese su tale delicata questione, prego voler insistere massima urgenza presso autorità militari Alleate perchè sia evitato afflusso in Francia nostri internati e deportati recentemente liberati in Germania. Molto più che essi potrebbero venire ormai molto più rapidamente rimpatriati via Svizzera o via Brennero. Colgo occasione per prospettare necessità invio apposita missione anche non militare sufficientemente numerosa per poter assicurare la raccolta smistamento e rimpatrio nostri ex internati comunque presenti in Francia che possono già calcolarsi in oltre 150.000 mila”.[1]  In Francia sorse questo grande equivoco: gli internati in Germania erano considerati dei collaboratori dei tedeschi in quanto italiani. Una volta che i francesi li avevano in mano procedevano all’internamento. La mancanza di conoscenza e documentazione della reale situazione in cui si erano venuti a trovare i soldati italiani dopo l’8 settembre 1943 ed il loro internamento nei lager tedeschi fu all’origine di questo equivoco. Fu solo dopo una lunga e paziente fatica di chiarimento e di convinzione prima sulle autorità francesi poi sull’opinione pubblica che i nostri rappresentanti in Francia riuscirono ad ottenere il rimpatrio di tutti gli italiani rimasti in Francia, ma giuntevi anche dalla Germania.

L’inizio del ripatrio degli Internati dalla Francia ebbe inizio nel dicembre 1945. Il Rimpatrio, dato lo stato dei trasporti terrestre fu eseguito via mare da Marsiglia con destinazione Napoli. Successivamente, grazie anche all’aiuto alleato anche per via terra con destinazione dei centri di Bordighera e Genova.

Il centro di Bordighera aveva una capacità di accoglimento di oltre 1000 persone in termini di posti letto, mentre quello di Genova, del doppio.

Nel periodo ottobre-dicembre 1945 dalla Francia giunsero a Bordighera ed a Genova circa 14.700 militari già appartenenti alla 4a Armata, che poi salirono a 25.900 nei mesi successivi. Ne rimanevano nella primavera del 1946 ancora oltre 10.000 che vennero rimpatriati a seconda delle disponibilità dei mezzi, in media dalle poche decine alle duecento-trecento unità al giorno. Nel 1946 anche questo residuo di internati fu completato.



[1] Lops C., Alnori della Nuova Europa, Roma, ANRP; 1975, pag, 123

martedì 31 maggio 2022

venerdì 20 maggio 2022

I TRIBUNALI PER CRIMINI DI GUERRA

 


Ten. Cpl. Sergio Benedetto  Sabetta

           

A)    Principi di diritto internazionale :

 

I ) Chiunque commetta un atto che costituisce crimine secondo il diritto internazionale ne è responsabile ed è passibile di condanna

II ) La circostanza che una norma interna non preveda una sanzione penale per un atto che costituisce un crimine secondo il diritto internazionale non esime la persona che abbia commesso tale atto dalla responsabilità secondo il diritto internazionale

III ) Il fatto che la persona che ha commesso un atto costituente crimine secondo il diritto internazionale abbia agito in qualità di Capo di Stato o di funzionario con responsabilità di governo non la solleva dalla responsabilità secondo il diritto internazionale .

IV ) Il fatto che una persona abbia agito obbedendo ad un ordine del suo governo o di un suo superiore non esclude la responsabilità della persona secondo il diritto internazionale, purché la sua scelta morale fosse di fatto possibile.

V ) Ciascuna persona accusata di un crimine secondo il diritto internazionale ha il diritto ad un processo equo in fatto e in diritto.

VI ) I seguenti crimini sono perseguibili come crimini secondo il diritto internazionale:

a)     Crimini contro la pace:

1)Pianificazione, preparazione, scatenamento o conduzione di una guerra di aggressione o di una guerra di violazione di trattati, accordi o garanzie internazionali;

2)Partecipazione ad un piano concertato o ad un complotto diretto a commettere uno degli atti menzionati al punto precedente.

b)  Crimini di guerra:

       Violazione delle leggi e degli usi di guerra, i quali comprendono, senza limitarsi ad essi: omicidio volontario, maltrattamento o deportazione per essere costretti a lavoro schiavistico o per ogni altro fine di popolazione civile dei o nei territori occupati; omicidio volontario o maltrattamento di prigionieri di guerra, di persone in mare, uccisione di ostaggi, saccheggio di proprietà pubbliche o private, distruzione deliberata di centri urbani, città e villaggi, o devastazioni non giustificate da necessità militari.

c ) Crimini contro l’umanità:

            L’omicidio volontario, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e gli altri atti inumani posti in essere contro una popolazione civile, o le persecuzioni per ragioni politiche, razziali o religiose, quando tali atti sono perpetrati o tali persecuzioni sono condotte in esecuzione di o in connessione con un crimine contro la pace o di un crimine di guerra.

VII ) La complicità nella commissione di un crimine contro la pace, di un crimine di guerra o di un crimine contro l’umanità come indicati nel Principio VI, costituisce un crimine secondo il diritto internazionale.

 

B ) Considerazioni :

 

Vari sono i problemi sollevati, il primo e il più rilevante è procedurale e riguarda il Principio V, consistente nell’indipendenza di giudizio dell’organo inquirente, che non può essere nella raccolta delle prove e formulazione dei capi d’accusa una delle parti in guerra, occorre la terzietà quale garanzia di imparzialità.

Problema ulteriore è la composizione del Tribunale che, se può e deve comprendere a garanzia la presenza di un giudice della parte offesa, altrettanto deve comprendere altri giudici terzi a garanzia dell’imputato.

Si parla nel Principio IV della possibilità di una scelta morale, ma in guerra con il codice militare e la gerarchia, in presenza di violenze e fatti eccezionali, è difficile avere l’autonomia morale richiesta. Ma anche la difesa dei diritti prevista nel Principio VI può dare luogo a dubbi interpretativi relativi a i trattati o accordi.

Churchill avvertiva la pericolosità di un tribunale di soli vincitori esprimendo le proprie perplessità giuridiche, osservando ironicamente che nella prossima guerra si poteva essere dall’altra parte, in effetti basta pensare ai bombardamenti di Colonia e Dresda, alla fucilazione de alcuni prigionieri italiani della Divisione Livorno in Sicilia, e alle due  bombe atomiche in Giappone.

1

Sebbene la IV Convenzione dell’Aja del 1907 prevedeva la formale dichiarazione di guerra all’art. 4 del Regolamento per la tutela dei prigionieri di guerra, nella prassi nata nel corso del ‘900 si è passati all’informale “stato di guerra” basato sui semplici atti di ostilità, principio consacrato nella II Convenzione di Ginevra del 1949.

Nella successiva III Convenzione di Ginevra del 1949, si prevede un trattamento umano ai prigionieri vietandone lo spoglio dei beni personali e l’uso di rappresaglie.

Tuttavia il diffondersi nella seconda metà del ‘900 e nei primi decenni del nuovo secolo di conflitti atipici e di organizzazioni paramilitari private nei conflitti ha messo in difficoltà l’applicazione di tali principi, questo si riflette non solo nelle guerre in Medio Oriente e Africa ma anche nell’attuale conflitto in Ucraina.

 

martedì 10 maggio 2022

Rivista QUADERNI, Supplemento XX, 2021, n.3, 20° della Rivista, CESVAM REPORT Settembre 2019 -Agosto 2021

 


SOMMARIO

Anno LXXXII, Supplemento XX, 2021, n. 3,

20° della Rivista “Quaderni”

www.istitutodelnastroazzurro.it

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

www.cesvam.org

 

CESVAM REPORT.  SETTEMBRE 2019 – AGOSTO 2021

 

1.      INTRODUZIONE

La necessità di un Report.

 

2.      STRUTTURA DEL CESVAM

a.       Istituto del Nastro Azzurro Ente Morale

Statuto; Regolamento

b.      Lo Statuto del CESVAM

c.       Il Regolamento del CESVAM

d.      Il Verbale  costitutivo del CESVAM del Consiglio Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro

 

3.      ATTIVITA’ DEL CESVAM

Editoria

a.       La Emeroteca del CESVAM

b.      L’Archivio-Biblioteca del CESVAM

c.       I Progetti di Ricerca. La realizzazione e la finalizzazione

Ricerca

d.      Le attività in essere.

e.       La Rivista “Quaderni del Nastro Azzurro”

f.        I “Quaderni On Line”

g.      I Blog di carattere storico, estensione di ricerca

h.      I Blog di carattere geografico, estensione di ricerca

i.        I Blog di carattere associativo e divulgativo

j.        I CESVAM Papers, collana “occasional” di pubblicazioni

k.      I Libri della Collana del Nastro Azzurro”

Didattica

l.        L’Attività didattica per Master di 1° e 2° Livello

m.    L’Attività didattica per Corsi di Formazione

Divulgazione

n.      Il Sito dell’Istituto del Nastro Azzurro. Concorso alla Gestione

o.      La Piattaforma del CESVAM. Lo strumento di divulgazione al passo con i tempi

p.      I Convegni e le Conferenze

q.      Gli “Incontri con l’Autore”

r.       Collaborazione con Enti, Istituti, Accademie, Università. Il Confronto

 

4.      CONCLUSIONE

. Lineamenti per il futuro

5.      IL PERIODICO “NOTIZIARIO DEL NASTRO AZZURRO

 

Nota redazionale:

Questo numero della Rivista “QUADERNI” come si può notare, pur mantenendo la struttura base, non porta la tradizionale suddivisione “Il mondo da cui veniamo: la memoria” e “Il mondo in cui viviamo: la realtà d’oggi” e le relative rubriche. Questo per lasciare lo spazio al Report del CESVAM, Questo Report, come ampiamente si è riportato nel Report stesso, vuole essere una documentazione fattiva della risposta che la Presidenza Nazionale ha voluto dare, con il Report pubblicato nel 2019 (N. 3° della Rivista, Supplemento XIII, Luglio-agosto 2019) alla lenta crisi che aveva attanagliato l’Istituto culminata, in chiave di retrospettiva storica, con l’anno 2014, considerando il 2015 l’anno della svolta a cui tutti hanno dato un ampio contributo. Questo numero della Rivista vuole essere la continuazione del Report per il quinquennio settembre 2014 – agosto 2019, mantenendo la stessa articolazione ed aggiornandone i contenuti per il periodo di riferimento. Si vogliono fornire elementi di riflessione sulle scelte fatte, sui successi ottenuti, sugli scostamenti da correggere, per proseguire, in vista degli anni futuri, verso una affermazione dell’Istituto sempre più ferma e decisa.

(massimo coltrinari)

 

I di Copertina: Lo stemma del CESVAM

 


Info:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org

Il presente numero può essere richiesto gratuitamente in formato digitale. Su carta (fino ad esaurimento  copie ed addebito spese postali)   previo versamento di euro 5 a copia in bianco e nero e euro  10 a copia a colori da versare su conto corrente postale n. 25938002 intestato ad Istituto del Nastro Azzurro  oppure su C.C. Bancario BPER Banca Piazza Madonna di Loreto 24 C.C.703202000000002122 IBAM IT 85P0 5387 0320 200000000 2122.