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sabato 30 novembre 2019

Prigionieri di guerra. Consistenza Numerica. Quadro genenerale

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI  LIBERAZIONE
La consistenza numerica



Medaglia concessa ai prigionieri di guerra in Belgio
In Itala non esiste nessuna medaglia o distintivo per i prigionieri di guerra


I cicli operativi che le Forze Armate Italiane condussero e subirono a partire dal 10 giugno 1940 che portarono ad avere prigionieri in mano al nemico possono essere nelle dimensioni generali, suddivisi cronologicamente nel seguente modo:
-          Africa settentrionale, febbraio 1941
-          Africa orientale, novembre 1941
-          Russia, febbraio 1943
-          Africa settentrionale novembre 1942
-          Africa settentrionale, Tunisia, maggio 1943
-          Sicilia, agosto 1943
I soldati che caddero prigionieri durante la crisi armistiziale negli scacchieri francesi, balcanici, ed in Italia nel settembre 1943 non sono considerati da chi li catturò prigionieri di guerra ma con una invenzione che non ha riscontro nel Diritto Internazionale Internati Militari, ovvero una dizione in contraddizioni di termini in quanto l’internamento è un istituto predisposto per le persone non militari, i civili, mentre per i militari, come visto, vi è l’istituto della prigionia. Questo, peraltro, per il nostro approccio è indicato come il IV Fronte della Guerra di Liberazione, a cui rimandiamo.

mercoledì 20 novembre 2019

Il priginiero di guerra Concetto 4

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE






Il prigioniero di guerra, per il proprio Paese è un soldato che deve continuare a combattere la guerra anche in mano al Paese nemico che lo detiene. Al momento del termine della prigionia, al rimpatrio, il suo comportamento in prigionia sarà valutato secondo le norme militari vigenti.
Per quanto concerne il soldato italiano lo status di prigioniero poteva essere rivestito dal momento della dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940. Con la firma dell’armistizio del 1943 si apre una pagina quanto mai complessa in termini di prigionia in quanto, ad esempio l’armistizio fu firmato solo con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, mentre l’altra grande nazione della coalizione delle Nazioni Unite, l’Unione Sovietica non era presente. Vedremo le conseguenze e gli sviluppi di questa situazione, così come di quella francese; come noto la Francia aveva due poteri: quello appartenente alla coalizione hitleriana, detto di Vichy, e quello della cosiddetta Francia Libera, il primo con a capo il gen. Petain il secondo con a capo il generale De Gaulle. L’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia il 10 giugno 1940 e firmato con essa un armistizio il 25 giugno 1940. In base a ciò nessun soldato poteva essere prigioniero dei francesi. In realtà, come vedremo, oltre 15.000 soldati italiani dal 1843 al 1945 furono prigionieri dei francesi in violazione di ogni norma di Diritto Internazionale.
Il soldato italiano prigioniero aveva quindi da rispettare un proprio codice di comportamento al quale la stragrande maggioranza si è ispirata sia durante la guerra che al momento della crisi armistiziale, codice di comportamento basato sulla propria personalità, nella difesa sempre della propria dignità e derivante dal giuramento prestato che definiva il proprio senso del dovere  e della disciplina e, quindi,  dal conseguente obbligo di impegnarsi contro il nemico della propria Patria, intendo per nemico quello indicato dall’autorità costituita. In questo contesto il prigioniero di guerra italiano era ed è considerato un combattente che ha fatto il proprio dovere fino al limite delle proprie possibilità.

domenica 10 novembre 2019

Il prigioniero di guerra Concetto 3


Il V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE




Il soldato che cade, dopo aver fatto il suo dovere fino all’estremo in mano nemica è considerato prigioniero. Fin dalla antichità cadere prigioniero non era una bella cosa e la Patria generalmente assumeva atteggiamenti molto critici nei loro confronti se non di condanna. In ambito militare il tema ella prigionia viene sempre trattato con un certo distacco e spesso ignorato, preferendo trattare le benemerenze di coloro che, più fortunati, non solo non hanno subito la sorte dei prigionieri, ma vice versa hanno contribuito con il loro comportamento ad accrescere il retaggio di gloriose tradizioni militari. Lo stesso nemico per secoli mostrava di non avere pietà per i prigionieri che spesso uccideva a fil di spada, o riduceva in schiavitù
Solo alla fine dell’ottocento, accanto alle norme che regolavano il trattamento dei feriti e degli ammalati, accanto anche a quelle riguardanti il combattente vero e proprio si svilupparono norme riguardanti colui che cadeva prigioniero. La seconda guerra mondiale fu combattuta sulla base della Convenzione di Ginevra firmata dalla stragrande maggioranza degli Stati all’epoca esistenti nel 1929 in cui si codificò diritti, doveri, criteri e comportamenti relativi ai prigionieri di guerra. Occorre peraltro constatare che non sempre le norme di tale convenzione sono state rispettate nel corso della guerra, spesso la Convenzione applicata secondo i propri esclusivi interessi. Occorre rilevare che la condizione di prigioniero di guerra nel Diritto Internazionale nasce nel momento in cui viene dichiarata la guerra e termina con la firma del Trattato di pace. Uno status quello di prigioniero che implica essere prima di tutto un soldato; per colui che soldato non è nel Diritto Internazionale esiste la figura dell’Internato, oppure del Deportato per ragioni politiche, etniche, religiose, razziali ecc. La seconda guerra mondiale ha mostrato che il corpo di norme elaborato fino ad allora si dimostrò molto fragile, ed infatti arbitri, abusi e violazioni si ebbero su larga scala.