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domenica 22 dicembre 2013

giovedì 28 novembre 2013

Master in Strategia Globale e Sicurezza. Scadenza 17 gennaio 2014

Invio la lettera che gli amici della IaSG hanno preparato per il master in Titolo. vari moduli di detto Master coinvolgono il diritto internazionale e la tematica dei prigionieri di guerra e delle attuali operazioni di peacekeeping, oltre a tutta l'architettura onusiana in merito alle relazioni della Comunità internazionale. Chi desidera ulterior informazioni può scrivermi a : ricerca23@libero.it - Massimo Coltrinari

Di seguito la nota dello IsAG:

Buongiorno,

con la presente abbiamo il piacere d'informarvi che, a partire dall'edizione 2014, l'IsAG sarà co-organizzatore del Master in Geopolitica e Sicurezza Globale dell'Università Sapienza di Roma, in partnership con CeSI e altri istituti. Le lezioni anche il prossimo anno si svolgeranno da gennaio a dicembre presso il Palazzo Marina, sede della Marina Militare.

Il Master, di II livello, grazie al suo approccio multidisciplinare alle questioni internazionali si rivolge a una pluralità di categorie: a laureati magistrali (o V.O.) di Scienze umane e dell'ambiente, di Lettere o di Giurisprudenza, a professionisti di tutti i settori in cui la realtà estera è rilevante, a dipendenti della P.A., delle FF.AA. e delle rappresentanze diplomatiche e consolari. Direttore del Master è il professor Gianfranco Lizza, che presiede un consiglio d'accademici che include anche il presidente dell'IsAG Tiberio Graziani.

I moduli didattici del Master coniugano gli inquadramenti generali con quelli specifici dell’analisi strategica e delle politiche di sicurezza. I partecipanti potranno acquisire i necessari approfondimenti culturali per accedere ai concorsi pubblici e alle aziende di settore al fine di migliorare il loro profilo professionale.

Il programma didattico del Master si articola in 18 moduli, per un totale di 60 cfu, per oltre 200 ore di lezioni frontali tenute da importanti accademici, professionisti del settore, diplomatici e militari. I moduli spaziano dallo storico-geopolitico al diritto internazionale, dalla finanza alle risorse energetiche, dalla difesa alla criminalità organizzata, affrontando poi l'analisi di singoli scenari geografici.

Ai frequentanti del Master sarà offerta la possibilità di inserirsi e confrontarsi col mondo del lavoro tramite stage presso centri di ricerca internazionalistici, studi legali specializzati nell'internazionalizzazione d'impresa, rappresentanze diplomatiche e aziende.

Nel sito ufficiale del Master (clicca qui per raggiungerlo) è possibile consultare gli elenchi integrali dei docenti e delle lezioni, delle opportunità di stage già attivate, e trovare le istruzioni dettagliate su come effettuare l'iscrizione. Il costo di iscrizione è pari a € 2500 e il Master dura 12 mesi. La scadenza per le iscrizioni è prevista al 17 dicembre prossimo.
 

Cordiali saluti,

Daniele Scalea

venerdì 22 novembre 2013

Prigionia Italiana in mano Sovietica. 1941-1946 Bibliografia I

(massimo coltrinari: prigionia@libero.it)
==; ==, Italianzy Kaput – Con il CISR e l'ARMIR in Russia, C.E.N., Centro Editoriale Nazionale, Roma, 1981
Medvedev, R.A., Lo Stalinismo – Origini, storia, conseuenze, Mondadori, Milano, 1997
AA.VV. Dalla Galizia alla Siberia – esperienze e testimonianze delle genti del litorale, Associazione Italia-URSS, Trieste, 1989
AA.VV. Soldati. Diari della Grande Guerra, Editrice La Grafica, Trento, 1926
Atti del Convegno, Gli Italiani Sul fronte russo, 19-21 ottobre 1979, Istituto Storico della resistenza di Cuneo, De Donato editore, Bari, 1982
Alagiani P., Le mie prigioni nel paradiso sovietico, Roma, Ediz. Paoline, 1956
Andrew C.,Gordievskij, La Storia segreta del KGB – Le operazioni internazionali del servizio di spionaggio più famoso e temuto del mondo, Rizzoli, Milano, 1996
Battisti, E., Prigioni Sovietiche – 29 Gennaio 1943, in Italianzy Kaput – Con il CISR e l'ARMIR in Russia, C.E.N., Centro Editoriale Nazionale, Roma, 1981, pag. 321 -371
Bedeschi C., Ventimila gavette sotto il ghiaccio, Milano
Below  N.V.,Als Hitlers Ajutant 1937-1945, Hase& Koehler, Mainz, 1980
Better G., Die Rote Armee im 2. Wltkrieg. Eine Bibliographie ihrer Truppen-geschten im2.Weltkrieg, Bernard & Graefe, Klobenz, 1984
Bocca G., Palmiro Togliatti, Laterza, Bari, 1977
Bocca G., Sotto i colpi di Stalin, I Compagni Traditi, in Storia Illustrata, N.358, Settembre 1987, pag. 35-42
Bocca G.,Storia d'Italia nella Guerra Fascista, Mondadori, Milano, 1977
Boelcke W. A., (a cura di ), La guerra è bella! Goebbels e la propaganda di guerra, Vallecchi, Firenze, 1973 – trad. dal tedesco" Wollt Ihr der totalen Kireg?". Die geheime Goebells-Konferenzen    1939-1943, Stuttgart, 1969
Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari ( a cura di ), Bibliografia italiana di storia e studi militari 1960-1984, Angeli, Milano, 1987
Comando Brigata Alpina "Tridentina" (a cura del) Campagna di Russia – Documenti Fotografici dei combattenti tratti dall'Archivio storico della Brigata Alpina "Tridentina" Bressanone, 1991
Brevi G., Russia 1942-1953, Milano, Garzanti, 1955

Buffa N., Steppa bianca, Palermo, Arti grafiche Renna, 1950

Cavallero U., Comando Supremo Diario 1940-1943 del capo di Stato Maggiore Generale, Capelli Editore,  Rocca San Casciano, 1948
Cappellini A., Inchiesta sui dispersi in Russia, Milano, ITE, 1949
Clark A., Operazione Barbarossa, Garzanti, Milano, 1965
Corti E., I più non tornano, Milano, Grazanti, 1947
Courtois S.,Werth N.,PannéJ-L.,Paczkowski A.,Bartosek K.,Margolin J-L., Il Libro nero del Comunismo – Crimini, terrore, repressione, Mondadori, Milano 1998
Della Santa N., (a cura di ), I Militari Italiani internati dai Tedeschi dopo l'8 settembre 1943, Atti del Convegno di Studi – Firenze 14,15 Novembre 1985, Giunti Marzocco, Firenze 1986
Donadeo A. (don), Sangue sul Don, Milano, Accademia, 1949
Fabietti, F., Redivivo, Milano, Garzanti, 1949
Faldella, E., Storia delle Truppe Alpine 1872-1972, Associazione Nazionale Alpini – Cavallotti Editore, Edizioni Lanisoni, Milano, 1972, 3 Vol. Volume III – Dalla Campagna di Russia (1942) al Cemtenario, (1972).
Fanti L.,Nilde Iotti, Signora del Palazzo, Comunità Editrice, Milano, 1991
Franzini E., Reduci dalla Russia, Treviso, Stamperia Artigiana, 1950
Franzini E., In Russia – Memorie di un alpino  redivivo, Venezia, Stamperia Zanetti, 1946
Gadda C.E., Giornale di Guerra e di Prigionia, Einaudi, Torino, 1965
Gadda C.E., Taccuino di Caporetto. Diario di Guerra e Prigionia, Garzanti, Milano, 1991
Gasparotto L., La tragedia dei nostri prigionieri in Russia, Roma, 1948
Germanetto G., Memorie di un barbiere, Editori Riuniti, Roma 1978
Gherardini G., La vita si ferma, Milano, Longanesi, 1949
Gnocchi C., Cristo con gli alpini, Brescia, La Scuola, 1946
Heiber H.,(a cura di), Hitler stratega, Mondadori, Milano, 1966 ( traduzione dal tedesco Hitlers Lagbesprachungen, 1962
Hitler A., Mein Kamf, Mifflin Boston, 1943
Kumanev G.A.,La storiografia sovietica e la partecipazione dell'Italia alla guerra contro l'Unione Sovietica 1941-1943, in Gli Italiani sul fronte russo, Atti del convegno di Cuneo 1979, De Donato, Bari, 1980, pag.513-521
L'Agence Centrale des Prisonniers de Genevre – Rapport du Comitè international de la Corix Rouge sur son activitè pendant la seconde guerre mondiale ( 1° septembre 1939 – 30 juin 1947, Geneve, 1948, vol.1,vol2.
Massa Gallucci A., No – 12 anni prigioniero in Russia, Bologna, Cacciari, 1962
Messe G., La Guerra al fronte russo, Rizzoli, Milano, 1964
Masutti N., (a cura di ) Una piccola pietra, Garzanti, Milano, 1982
Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'esercito, Ufficio Storico, I servizi logistici delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), Tipografia Regionale, Roma, 1975
Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'esercito, Ufficio Storico, Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-1943), Tipografia Regionale, Roma, 1977
Mola, A.A., I prigionieri italiani nella URSS attraverso "L'Alba": evoluzione della "guerra del Duce" alla nuova Italia, in Atti del convegno "I prigionieri Italiani durante la II Guerra Mondiale - Aspetti e Problemi, Mantova, 1984
Odenigo A., Prigioni moscovite, Bologna, Cappelli, 1955
Ormea F., Le origini dello stalinismo nel PCI. Storia della "svolta" comunista negli anni trenta, Feltrinelli, Milano, 1978
Palazzo A., Verità sulla campagna di Russia, - L’olocausto della div. Torino, Roma,
Agostiniana, 1955
Palmieri L., Davai, Roma, Danesi, 1948
Per un Italia Libera ed Indipendente - Giornale dei prigionieri di guerra in Unione Sovietica, Raccolta de " L'alba", reprint, Istituto Storico della resistenza di Cuneo, Cuneo, 1975.
Quintavalle R.,  Un soldato racconta, Roma, Athena, 1960
Ragionieri E., La terza internazionale ed il partito comunista italiano, Einuadi, Torino, 1978
Reginato E., 12 anni di prigionia nell’URSS, Milano, Garzanti, 1955
Revelli N., Mai tardi, Cuneo, Panfilo Edit., 1946
Robotti P., Scelta di una vita, Napoleone, Roma, 1980
Rochat G., La Campagna di Russia 1941-1943: rassegna bibliografica, in  Il Movimento di Liberazione in Italia, 1965, n.79, pag.61-91
Rossi M, Sotto un cielo lontano, in Storia e Dossier, Anno V, n.46, Dicembre 1990
Saini E., Sono vivi in Russia, Roma, Ariete, 1951
Schreiber G., I Militari Italiani Internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, Roma, 1992
Serio F., La Steppa accusa, Milano, La Prora, 1948
Schapiro, L., Governo e Politica in URSS – Dalla Rivoluzione ad oggi, Mondadori, Milano, 1979
Sicurezza R., (a cura di) I Prigionieri e gli Internati Militari Italiani nella Seconda Guerra Mondiale, Atti del Convegno di Studi, Caserta 1 Aprile 1995, Edizioni Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, Roma, 1995
Sorrentino L., Isba e steppa, Milano, Mondadori, 1947
Sotgiu G., Pavone M., La tragedia dell’ARMIR, Milano, Milano Sera, 1950
Spriano P., Il compagno Ercoli segretario dell'Internazionale, Editori Riuniti, Roma, 1980
Spriano P., Storia del PCI, Einaudi, Torino, Torino, 1971-1977
Stefani F., La Storia e la dottrina degli Ordinamenti dell'esercito Italiano, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'esrcito, Ufficio Storico, Roma, 1985, Vol. II Tomo 2°
Stern Rigoni M., Il sergente nella neve, Torino, Einaudi,1963
Tartufoli A., Il problema dei nostri dispersi in Russia, Roma, 1948
Tomaselli C., Battaglia sul Don, Milano, Rizzoli, 1943
Turla M., La nostra e la loro prigionia, Milano, Tip. Edit., 1947
Valori A., La Campagna di Russia, Grafica Nazionale, Roma, 1950,
Zabeo G., Hai veduto mio figlio?, Mestre, Tip. Artigiana, 1952
Zaccaria G., A  Mosca senza ritorno, Sugarco, Milano, 1983
Zigiotti G., I nostri dispersi in Russia, Roma, 1959

 (chi non desidera ricevere i post è pregato di comunicarl a prigionia@libero.it)

giovedì 14 novembre 2013

Ungarische Gefangenein der sowjtunion II

(N. 1  - post in 18 ottobre 2013)

Die fehlende Angabe fur Budapest (dort hatte das Zentrallubro keinen zu Zugang zu Daten) kann aus der Siegesnachricht der Roten Armee vorm 13 Februrar 1945 erschlossen werden, demzufolge die sowjetischen Streitkrafte wahrend der Schlacht un die Haup 110000 Soldaten gefangennahmen.[1] Diese Angabe scheint uberhoht, diente,sie doch General Malinovskij gegen Stalin als Rechtfertigung fur die verzogerte Einnahme von Budapest. Die Azhl der in Budapest eingekreisten deutshen Soldaten betrug maximal 30000. Somit waren zumindest 80000 der 110000 Kriegsgefangenen Ungarn.Insgesamt durften demnach meher als 600000 Ungarn in sowjetische Lager gebracht worden sein.

Weder die sowietische Regierung noch der Generalstab haben jemais einen authentischen oder auch nur plausiblen Bericht daruber vorgelegt wie viele Personnen die Rote Armee oder die Sicherheitspolizie gefangengenomen hat. Seit dem Jahr 1991 zuganglice sowjetische Dokumente belengen nun, dass in den Lagen ausfurliche Berichte uber Anzal, Nationalitat  und Qualifikationen der Gefangenen angefertigt wurden. Dataillierte Informationen wurden an jene Speziallabteilung des NKVD weitergeleitet, die fur Kriegsgefangene und Internierte zustandig (GUPVI)[2]

Diese riese Orgasation seichnete fur alle Gefangenen verantwortlich. Der Umgang mit dem Zahlenmaterial der Dokumente gestaltet sich schwierig, da Gefangene aus Ungam als  „ungarische Staatsburger“, Ungarm und ungarische Soldaten registriert sind. Die Angaben fur die letztgenannte Gruppe betragen   526604  Personen – eine Aussage, die sich von den bereits angegebenen ungarischen Schatzungen unterscheidet[3] 





[1] Ustinov, Dimistr, F., A masodik vilaghaboru tortenete (Die geschichte des Zweiten  Weltkrieges) Ungarische Ausgabe, Budapest, 1981, Bd, 10, S, 216f,
[2] NKVD = Norod nyi kommissariat vnutrennych del SSR ( Volkskommissariat fur  Innere Angelegenheiten der UdSSR
GUPVI = Glavone upravienie po delam voennoplennych i internirovannuch.
[3] Galickij, Vladimir Prochorovic Vengerskie voennoplennis v SSSR (Ungarische Kriegsgefangene in der Sowietunion) in Voenno Istoriceskij Jurnal  (MilitargeschichtlicheMittleilungen) Nr 10 (1991) p.44-54 hier p.45  

lunedì 28 ottobre 2013

Lo “Jus in bello” nelle “Peace Support Operation” La figura del prigioniero di guerra e dell’internato.

Michele Cuccaro

Sono trascorsi quasi 18 anni dal quel 1991 che ha segnato la dissoluzione del sistema mondiale della “guerra fredda” , un crollo che "non ha solo prodotto incertezza politica, instabilità, caos e guerra civile in un'area enorme del pianeta ma ha anche distrutto il sistema che aveva stabilizzato le relazioni internazionali negli ultimi 40 anni" [1]  Con la fine del "secolo breve" si pone il problema di un panorama geopolitico instabile che ha visto incrementare in maniera geometrica il numero e la qualità delle missioni internazionali. Per dare una idea del nuovo impegno richiesto basti pensare “delle 75 missioni militari cui il nostro Paese ha preso parte della conclusione del secondo conflitto mondiale, ben 56 trovano collocazione nel periodo 1990-2001” [2]
In un tale contesto ha sempre più assunto rilevanza l’applicabilità dl Diritto Internazionale Umanitario sia per la tutela delle persone coinvolte che per quel che riguarda in particolare l’applicazione nello specifico dello “jus in bello”. Infatti la tipologia degli interventi militari al di fuori dei confini nazionali è profondamente cambiata sia sotto l’aspetto della gestione politico militare che soprattutto per quel che attiene al suo inquadramento giuridico nel rispetto del diritto internazionale. Il sistema multilaterale, anche con le difficoltà di funzionamento che ha mostrato, ha comunque definito la fine dello strumento della guerra come metodo di risoluzione delle controversie accantonando il principio dell’autotutela a favore del riconoscimento del principio della “legittima difesa” singola o collettiva ma pur sempre nell’ambito degli istituti sanciti dalla Carta ONU. Muovendo appunto le mosse dai principi contenuti nella Carta ONU che, in gran parte, sono ormai riconosciuti come norme consuetudinarie e quindi generali, l’intervento militare con finalità umanitarie ha assunto una valenza fino ad ora sconosciuta. Dalle operazioni di prima e seconda generazione, in cui l’intervento umanitario è svolto con il consenso dello Stato  ospite, si è giunti alla definizione di missioni di terza generazione in cui si sono estese le funzioni di intervento venendo a comprendere anche l’uso della forza al fine di ristabilire la pace internazionale minacciata. Interventi di questo tipo si svolgono sotto l’egida del disposto di cui al Capo VII della Carta ONU laddove il Consiglio di Sicurezza opera nella sostanza un collegamento tra la minaccia alla pace e la situazione di emergenza umanitaria che si riscontra anche all’interno di uno Stato.  

A fronte di quanto sopra si sono succeduti nel tempo una serie di interventi di “Peace Enforcing” che hanno visto le Forze Armate dei Paesi che hanno aderito alla richiesta di intervento in situazioni di crisi, coinvolte in tutta una serie di operazioni operando all’interno di situazioni locali di conflitto armato vero e proprio. La particolarità della tipologie degli interventi di cui trattasi è altresì riscontrabile nella circostanza che nel caso pur essendo spesso coinvolto in azioni di guerra, e dovendo attuare tutta una serie di accorgimenti tattici previsti per i casi del genere, il Paese che esprime le forze impiegate non si trova in uno “stato di guerra” deliberato secondo le procedure del secolo scorso.
Né d’altronde potrebbe essere diversamente perché nel caso ciò che qualifica la diversità è il fine ultimo dell’intervento armato che non è quello di “autotutela” intesa come risoluzione di una controversia in cui si ha un interesse concreto ed immediato, bensì nel più generale interesse al mantenimento della stabilità internazionale e, nello specifico altresì, e molto spesso, nella interposizione per porre termine a catastrofi umanitarie.[3]

Scopo del presente scritto è quello di sollevare una riflessione sull’opportunità, e la necessità, di vagliare con attenzione il corpus normativo internazionale delle Convenzioni di Ginevra (1949) e dei protocolli addizionali (1977) laddove si intenda meditare sulle sfide di un nuovo approccio che potrebbe prevedere l’utilizzo di determinate categorie codificate quali ad esempio quella del prigioniero e dell’internato, al fine di poter gestire le crisi internazionali con il minor costo in termini di sacrifici umani sia locali che dei Paesi in azione.

Invero il sistema delle tutele e della regolamentazione “in caso di guerra dichiarata o di qualsiasi altro conflitto armato” [4], è applicabile, concezione ormai pacifica, a qualsiasi tipo di conflitto laddove si intenda per questo i limiti dell’azione militare e l’applicazione del sistema di tutele previsto da parte degli Stati coinvolti. In questo ambito la cosi detta clausola Martens[5] inserita nei protocolli aggiuntivi ed ormai considerata norma consuetudinaria garantisce quello che dovrebbe essere uno standard minimo di salvaguardia per la popolazione ed i belligeranti così come peraltro è comunemente acclarato secondo l’interpretazione dell’art.3 delle Convenzioni. A tal proposito è da osservare che il II protocollo del 1977 definisce altresì il “conflitto armato non internazionale”. Il sistema nel tempo ha quindi operato una serie di aggiustamenti e modifiche tali da ricomprendere al suo interno il susseguirsi delle tipologie di guerra così come conosciute nel secolo appena passato.
Tutto ciò si riferisce al sistema delle tutele in cui lo “jus in bello” si rapporta come ordinamento alla comunità costituita dagli Stati cui pertanto si riferiscono essenzialmente le situazioni giuridiche soggettive delle Convenzioni. Da ciò discende che la salvaguardia delle persone assume un profilo preciso laddove è intenzionalmente strutturata alla apposizione di limiti all'uso della forza da parte di uno Stato e a protezione della popolazione (elemento costitutivo dello Stato).

Ed ecco la questione. Tutto il sistema delle convenzioni che, è applicabile ed applicato anche per le così dette “Peace Support operation (PSO)”, è strutturato sulla partecipazione al conflitto di uno Stato, o di Gruppi armati organizzati e quindi poggia su una definizione riconoscibile e riconosciuta delle parti coinvolte. Orbene se questo è vero per gli Stati che intervengono nelle PSO a seguito appunto di una minaccia alla pace, altrettanto non si può dire della situazione locale nella quale si interviene e dove la situazione è molto meno netta. Le PSO si svolgono al di fuori del contesto culturale occidentale che ha dato vita al sistema delle tutele e mettono quindi in crisi le categorie fondamentali su cui sono basate le Convenzioni di Ginevra tra cui quella della legittimazione reciproca dei due contendenti. Entrando in crisi il sistema di riferimento “con la realtà dei conflitti di oggi, è sempre più difficile distinguere tra nemico e criminale (corsivo mio) fino al punto di generare dubbi e contraddizioni a proposito del regime giuridico da applicare ai soggetti ostili catturati: su di essi probabilmente insistono entrambi gli status sia quello di criminale sia quello di combattente (seppur non legittimo), al quale l’ordinamento riconosce lo standard minimo umanitario (art.3 Convenzioni)” [6]

In tale contesto il corpus normativo delle Convenzioni e dei protocolli aggiuntivi seppur di fondamentale importanza per i principi fondamentali enucleabili e punto di riferimento inderogabile per l’azione degli Stati[7] necessita di essere implementato con la previsione dei nuovi contesti e quindi sull’utilizzo di strumenti già previsti (es: Prigioniero di guerra ed internato), in un nuovo contesto che comporti la gestione di situazioni non prevedibili né previste nel secolo scorso.

La III Convenzione di Ginevra sul trattamento dei “prigionieri di guerra” fissa regole precise sul trattamento degli stessi. Elenca minuziosamente quali figure debbano essere considerate tali e detta regole perchè “ i prigionieri devono essere trattati sempre con umanità.[8]  Ma se la previsione convenzionale si riferisce a determinate parti in conflitto come comportarsi in situazioni di PSO così sfumate dove il prigioniero  non corrisponde alle tipologie previste, e come applicare istituti previsti per situazioni differenti? Ad esempio come comportarsi per il rimpatrio immediato alla cessazione delle ostilità se il prigioniero è tale nel suo Stato perché trattenuto dai Paesi in PSO, e quando hanno termine le ostilità in una operazione di PSO? 

La condizione giuridica degli internati è disciplinata dalla IV Convenzione partendo dalla definizione delle condizioni tassative che giustificano il ricorso a questa misura di sicurezza nei confronti dei cittadini stranieri residenti sul proprio territorio, (artt. 41, 42, 43, 68 e 78), tale che l’internamento può essere ordinati, nei confronti delle persone protette, soltanto se la sicurezza dello Stato lo rende assolutamente necessario.

Ancora, se è vero che le norme prevedono l’internamento solo in specifiche circostanze, e si parla di cittadini stranieri sul proprio territorio, come ci si può comportare qualora si operi in territori di stati terzi e sorga la opportunità di procedere ad un internamento al fine di dividere la popolazione da elementi di guerriglia ostili? L’azione sarebbe, allo stato delle cose, di per se illegittima secondo il diritto internazionale, ma potrebbe essere risolutiva per un contenimento della “vis bellica” nel conflitto locale, riducendo i costi umani soprattutto tra la popolazione civile che è poi uno degli obiettivi primari della PSO. Va da se che tale l’azione sarebbe quella da prevedere mentre il trattamento riservato ai prigionieri ed internati sarebbe quello garantito dal corpus giuridico delle convenzioni.

Da quanto sopra emerge chiaramente come le disposizioni presuppongono uno scenario militare ampiamente superato dai fatti e non rispondono a domande di primaria importanza.
In conclusione, il corpus normativo posto a tutela di principi fondamentali  di “umanità” durante l’esercizio di una “vis bellica” è stato posto a metà del secolo scorso sulla scorta delle esperienze maturate nel corso del XIX secolo e delle due guerre mondiali. Questo corpus rappresenta quanto di più avanzato in tema di protezione sia dei belligeranti che delle parti coinvolte. Ma la questione è proprio qui, nelle parti coinvolte che nel tempo sono cambiate sia nello specifico che nei ruoli che assumono. Occorre a questo punto una nuova convergenza internazionale che faccia fare un ulteriore passo avanti al sistema  delle tutele laddove si ponga la questione dell’individuazione delle parti coinvolte nei nuovi conflitti di PSO, ma anche e soprattutto una profonda analisi sui metodi e sugli obiettivi connaturato al nuovo tipo di operazioni al di fuori dei confini nazionali. La questione prima o poi dovrà essere affrontata anche facendo riferimento all’impiego della forza in un contesto ad alta pericolosità dove a fronte di una parte riconosciuta, spesso sfumate e non riconoscibili sono le altre parti, non necessariamente rappresentanti di uno Stato o parte di esso, che quindi non sentono di doversi confrontare con il sistema delle convenzioni di Ginevra.
Si tratta di una questione che necessariamente deve avere il tempo di sedimentarsi laddove l’applicazione del sistema di tutele codificato si scontra con la necessità di adeguare gli strumenti previsti alle nuove realtà, nuove realtà che in quanto tali devono ancora trovare una collocazione all’interno di un sistema di tutele che non riconosce la situazione.
Deve peraltro constatarsi che i tempi non sembrano ancora maturi, l’esigenza di intervenire ancora non si è adeguatamente strutturata per poter essere oggetto di dibattito, ma certamente dovrà emergere per dare una adeguata soluzione alla questione da parte dell’occidente codificatore che dovrà confrontarsi con la realtà di nuove regole e di un nuovo codice di condotta. 




[1] "Il Secolo breve" di Eric J.Hobsbawm - Rizzoli Luglio 1999
[2] “Il ruolo del Parlamento e l’assetto dei rapporti fra Camere e Governo nella gestione dei conflitti armati”, Prof.Paolo Carnevale Roma 12 aprile 2002

[3] “la lotta volta a controllare o anche eliminare, tali organizzazioni o reti (inclusi piccoli gruppi di terroristi), è profondamente diversa dalle grandi operazioni belliche, ma va anche notato che in questo modo si vengono a confondere le azioni di due differenti tipi di forze armate. Una di queste forze – che possiamo indicare come i soldati – è diretta contro altre forze armate con l’obiettivo di sconfiggerle. L’altra – che indicheremo come la polizia – ha il fine di mantenere o ristabilire il grado di legge e ordine pubblico richiesto all’interno di una entità politica esistente, in genere uno Stato. La vittoria, che non ha necessariamente una connotazione morale, è l’obiettivo della prima forza; portare i trasgressori della legge di fronte alla giustizia – cosa cha ha invece una connotazione morale – è lo scopo della seconda.” E. J. Hobsbawnm “Imperialismi” Rizzoli 2007.
[4] Art.2 convenzioni di Ginevra
[5] "nei casi non compresi nelle disposizioni adottate, le popolazioni civili e i belligeranti restano sotto la salvaguardia e l'imperio dei principi del diritto delle genti, quali risultano dagli usi stabiliti fra nazioni civili, dalle leggi dell'umanità e dalle esigenze della pubblica coscienza".
[6] “Guerra e Costituzione”, Dr. Giuseppe Severini Consiglio di Stato e Consigliere del Ministro della Difesa. Roma 6.12.2005 CEMISS
[7] parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia l'8 luglio 1996, nel quale si afferma che i principi fondamentali del Diritto Internazionale Umanitario costituiscono "principi inviolabili del diritto internazionale consuetudinario".

[8] Art.13 III Convenzione di Ginevra 

venerdì 18 ottobre 2013

Ungarische Gefangene in der Sowjetunion. I

Ungarische Gefangene in der Sowjetunion[1]
Tomas Stark

Aus Kriegen resultieren immer Gefangene , und Kriegsgefangene erleiden immer Ernnie und Not. Doch trotzaller Harte debeutet Gefangenschaft fur den Soldaten das Ende des Kriegs und im Endeffkt Leben. Im Zweiten Weltkrieg lag der Fall anders. Die von der Roten Armee Gefangengenommenen standen dem Tod oft naher als dem Leben.

Es war allgemein bkannt, dass die Rote Armee in Ungarn Zivilisten wie Soldaten aufgriff und sie in die Sowjetunion abtransportiererte. In Ungarn sind Bruchstucke der Geschichte ihrer Gefangenschaft bekannt, aber die volle Wahrheit uber das Schicksal der Hunder ttausenden Kriegsgefangenen und Deportierten ist noch immer unklar. Man wird wohl nie genau in Erfahrung bringen konnen, wie viele Ung stucke derrm des Sowiets in die Hande fielen.

Der noch intakte Verwaltungsapparat der ungarischen Armee registrierte bis November 1944 circa 70.000 Kriegsgefangene.

Die ungarischen Truppen zogen sich erst ab dem Spatherbst 1944 in Richtung Deutschland zuruck, eine Operation, die bis in den April 1945 andauerte. Knapp eine Million Ungarn suchte vorubergehend Zuflucht vor der Roten Armee auf detschen Territorium. Durunter befanden sich ungefahr 580.000 Soldaten der ungarischen Armee, die mit letzter Anstrengung die von den Westmachten zu besetzenden Zonen zu erreichen suchten. Nach spateren Aufzeichnungen des Verteidigumgsministeriums sollen 300 000 von ihnen tatachlich von den Briten, Amerikanen oder Frazosen gefangengenommen word sein.[2] Der Rest wurde von der Roten Armee in den Osten verbracht.

Nach dem Uberschreiten des ungarischen Grenze begannen die Spezialeinheiten der Sowietarmee (SMERS) mit der Zusammenfassung und Deportation von Ungarn, gleichgultig ob Zivilisten oder Soldaten. Die Azhl dieser zwischen Oktober 1944 under april 1945 in Ungarn Gefangengenommenen ist nur indirekt uberliefert. Gemass den Ergebnissen ukrainish-ungarischer Forscher  wurden im November 1944 ca. 40000 Personen aus der 1938-1944 zu Ungarn gehorenden Karpato-Ukraine in die Sowietunion abtranssporttiert. Ausserdem existiert ein Berich des ungarischen statistischen Zentralburos fur den Sommer 1945, der die Basiszakl fur die Schatzung der in Ungarn gefassten Kriegsgefangenen und Zivilisten liefert.Den nach wurnach au  dem Ungarn in den heutigen Grenzen (Budapest ausgenommen) 179608 Personen deportiert[3]



[1] Wir bedanken uns deim International Committee for the Hostory of the Secondo World War fur die freundiliche Erlaubis des Wiederabdrucks. Der Erstadruck erfolgte unter dem Titel: Ungarian Prisoners in the Soviet Union (1941-1945), in Bulletin di Comitè international d’histoire de la Deuxieme Guerre mondiale, no 27/28 (1995)
[2] Berich an die Allierte Kontrollkommission 21.6.1945, Budapest, Archiv fur Militargeschichte (Hadtortenelmi Levèltar) Bidapest, HM 1945 eln. 29055; Archiv fur Militargeschichte, HM Karton 2, A, 94/4766
[3] Benedeck,Arnas S., Nepek es nemzetisegek a Kapatalijan (Volker und Nationalitaten in der Karpato.Ukuaine), in Iskolakultura, nr.12-13 (1994), S. 32-36;
Tajekoztato gyrsfelvetela korksegek, varosok koserdeku viszonyairol (Eine informative Kurzubersicht der Offentlich-keitsarbeit in Dorfen und Stadten), in Mayar Statiszikai Szemie, Nr. 1-6 (1946) S. 12f

giovedì 3 ottobre 2013

La memoria. Lo studio dei reperti per comprendere il presente attraverso le esperienze del passato.

Prigionia di Guerra: Cartolina di un prigioniero di guerra in mano austriaca

E’ accettato da tutti che non vi è futuro se non c’è memoria. Per questo la Memoria è uno dei temi più controversi da affrontare e gestire. Se vuoi gestire il futuro, devi gestire la Memoria. L’esempio è facile: coloro che vorrebbero far rivivere il III Reich e le sue realizzazioni, basta che cancellino dal presente e dal futuro tutto quello che di negativo e di orrendo questo Reich ha fatto durante la sua esistenza. La Conoscenza e la Memoria impediscono all’uomo di poterlo manipolare secondo i propri scopi. La non Conoscenza e l’assenza di memoria permettono di manipolare ogni uomo. Gli “Assassini della Memoria” sono gli apristrada per coloro che voglio controllare l’uomo secondo i loro criteri.
Oggi il mondo è globalizzato. Dalla Rivoluzione Francese ad oggi le masse sono protagoniste della scena mondiale. Chi controlla le masse, controlla l’uomo, e governa a suo piacimento. Ad oggi non si sono inventati o creati mezzi diversi da quelli individuati nei due secoli precedenti, ed applicati  senza risparmio in quel secolo definito breve, ma che è stato il “secolo dei campi” in cui masse di uomini vi erano rinchiusi con tutti i motivi, meno che fossero colpevoli di qualche cosa. Prigionia Militare, Internamento, Deportazione, Lotte di Liberazione, sono il retaggio di un secolo che deve rimanere unico.
Lo studio, l’approfondimento, la ricerca, la rielaborazione, di questi fenomeni devono essere orientati alla alimentazione di questa Memoria che rappresenta uno dei patrimoni più importanti che le generazioni passate hanno lasciato alle presenti
Noi invitiamo il lettore ad aiutarci a tenere aperte le porte di questa Memoria; un invito che non ha bisogno di motivazioni, ma che deve essere inteso come una partecipazione personale a contribuire a conoscere e, in definitiva, ad essere liberi.


martedì 16 luglio 2013

Prigionia Italiana in mano agli Stati Uniti. Campo di Hereford

Documento redatto in data 17 agosto 1945, dal maggiore medico prof. Luigi Cabitto, sanitario del Compound 4 del Campo di Hereford (Texas), e dal gen. Nazzareno Scattaglia, intermediario dello stesso Campo, inviato il 25 dello stesso mese all'Ambasciatore d'ltalia a Washington, Alberto Tarchiani, e per conoscenza alla Delegazione americana della Croce Rossa Internazionale.

Nella mia qualità di sanitario di questo Compound è mio dovere riferire alla S. V. la scarsa alimentazione dei prigionieri e sui pericoli che ne possono derivare, affinché la S.V. nella sua qualità di Fiduciario rivolga adeguato reclamo alle Autorità competenti.  In linea generale, tutti indistintamente i prigionieri del Compound  4 sono diminuiti notevolmente di peso, diminuzione che varia da 15 a 5 chilogrammi per persona. E' da ritenere che tale diminuzione sia, quale media, di 10 chilogrammi.  La scarsità e quasi assenza totale dei grassi (un grammo di olio ed una decina di grammi al giorno di strutto per persona) rende difficoltata la funzione intestinale.  Le stitichezze sono molto frequenti ed ostinate, ed il ristagno di feci nell'intestino causa l'assorbimento di sostanze tossiche del tipo delle ptomaine, e conseguenti fatti di intossicazione. Le funzioni cardiache sono in molti prigionieri assai precarie (toni prolungati - toni ottusi - soffi anemici - tachicardie parossistiche - frequenti svenimenti - fatti di astenia) tanto che se sopravvenisse qualche malattia endemica od epidemica anche non di grave entità, potrebbe esservi insufficienza di resistenza organica da dare una mortalità notevole. Non pochi prigionieri di età giovanile presentano disturbi polmonari che, se fino ad oggi non possono classificarsi quali specifici, devono tuttavia ritenersi del tipo "pretubercolare".  E non si tratta qui di predisposizione "congenita" o da vecchia data "acquisita" ma di una predisposizione specificatamente determinata da una protratta denutrizione, e quindi da una diminuzione generale di resistenza dell'organismo a qualsiasi genere di malattia, a qualsiasi tipo di bacillo e specialmente al bacillo di Koch per la sua diffusione e per la sua caratteristica resistenza quando si trovi in un organismo, è uno dei bacilli che più facilmente possono determinare una situazione nettamente patologica. Né è possibile tentare con opportuni medicamenti di migliorare le situazioni organiche, poiché all'infermeria del Compound vengono assegnate settimanalmente di medicine adatte contro queste forme di malattia, solo sei fiale di gluconato di calcio per quasi 900 prigionieri del Campo 4. La scarsità e la monotonia di viveri causano anche numerosi disturbi a tipo neuritico che potrebbero, almeno parzialmente, venire curati con vitamina B1. Ma anche questo medicamento viene assegnato all'infermeria in scarsissima quantità. In altri tempi era concesso comperare alla "cantina" del campo preparati vitaminici; ora tale concessione venne abolita.  Ho presentato diversi "predisposti" all'ufficiale medico dell'ospedale americano perché almeno a costoro venisse assegnato un vitto migliore, ma mi fu risposto che nulla si poteva fare in loro favore. II colonnello americano Comandante del Campo avrebbe dichiarato che, secondo gli ordini ricevuti da Washington, dovrebbero venire assegnati ai prigionieri non lavoratori viveri di almeno 2.500 caIorie quotidiane. Un tenente colonnello che il giorno 15 agosto 1945 ispezionò il nostro campo, mi confermò questo nostro diritto, diritto del resto che la nostra Patria paga in moneta sonante. Ora, questa cifra di 2.500 calorie è stata in due mesi e mezzo solo rare volte raggiunta, mentre spesso si scese anche a 1.500 - 1.600 calorie.   Dalle cifre da me dedotte a seconda della tabella di Messini (Trattato di terapia clinica - U.T.E.T. 1942) basata su ricerche del Messini stesso e di altri autori, quali Mottazzi - Pugliese - Rondoni - Greppi - Zoia - Atwater and Woods - W. Noorden - Koering, la media delle calorie giornaliere assegnateci nel mese di giugno 1945 è di 2.142,33; mentre quella di luglio è di 2.096. Senza tenere conto che una parte delle verdure (cavoli-patate) è spesso guasta e deve venire quindi gettata, e che ciò che ci viene somministrato quale carne consiste in ossa sapientemente spolpate (estrema parte del piede di maiale - colonna vertebrale) che non possono assolutamente più dare che pochissime calorie quando le si faccia bollire a lungo. II loro contenuto di albumine e di grassi è quindi minimo e praticamente trascurabile. Per maggiore precisione, allego una tabella dei viveri assegnati nella prima quindicina di agosto 1945, la cui media è di calorie 2.107,2 giornaliere.   E' pertanto evidente che la media va continuamente abbassandosi, ed è altrettanto evidente che il Comando americano del Campo ci sottrae abusivamente una non piccola quantità di viveri. Ora, se si considera con i più quotati Autori che per un ammalato degente continuamente a letto sono necessarie da 1.700 a 1.800 calorie quotidiane, è facile dedurre che continuando con questa grave scarsità di viveri, si avranno gravi depauperamenti organici, tali da portare a conseguenze spesso irreparabili e talvolta anche letali.  Inoltre, i prigionieri del campo devono provvedere alla confezione dei viveri, alla lavatura biancheria, alla pulizia degli alloggiamenti, per cui il loro consumo di calorie va elevandosi -e non di poco - al di sopra delle 2.000 calorie. La Convenzione di Ginevra raccomanda che i prigionieri vengano messi in condizioni di coltivare gli sports. Ora, per questa estrema restrizione di viveri, ogni sport venne abolito, si che il Comando americano stesso ha ritenuto inutile tenere ancora aperto il campo sportivo. Ritengo che - anche per la elevata altitudine del campo - il consumo minimo per persona salga a 2.300 grandi calorie al giorno adeguatamente divise nel necessario fabbisogno di carboidrati, albumine, grassi.  Ora, finché l'organismo ha in sé delle riserve, si avranno solo dei dimagramenti senza conseguenze, ma, finite le riserve, avrà inizio un'autodigestione che colpirà il fegato, i muscoli, il cuore ed infine anche il cervello. Si avranno allora i segni caratteristici della cachessia da fame, con tutte le sue gravissime conseguenze. Noi siamo giunti ora a questo punto, come è dimostrato dalle frequenti neuriti gastro-intestinali, dalle comuni vertigini, dagli svenimenti, dai disturbi intellettuali che - sinora - si rivelano con gravi debolezze della memoria ed eccessiva difficoltà ad apprendere. E' pertanto mio preciso dovere insistere presso la S.V. perché nella Sua qualità di "fiduciario" del campo n° 4, faccia conoscere la situazione di questi italiani agli Alti Comandi Americani, all'Ambasciatore d'ltalia, alla Croce Rossa Internazionale, al Nunzio Apostolico, facendo rilevare come fra breve tempo non sarebbe più facile ricorrere ai ripari, ma si restituirebbero alla Patria degli individui tarati e non più idonei al duro lavoro di ricostruzione che ci attende. Che le condizioni di vita di questo Campo n° 4 siano gravemente insufficienti, è comprovato dal fatto, constatato dal sig. Colonnello americano che procedette all'ispezione del 15 agosto, che le mense delle compagnie somministrano come cibo perfino le bucce di patate confezionate a mo' di frittata, e dal fatto che molti ufficiali tra cui per citare il nome, il conte Foscari, si cibano di grilli e cavallette che fanno friggere nell'olio minerale che la "cantina" vende quale "brillantina" per capelli.
Hereford, Texas, 17 agosto 1945.
II Sanitario del Compound
 Luigi Cabitto
Professore dottore maggiore medico.

domenica 14 luglio 2013

Prima Guerra Mondiale. Prigionia di Guerra. La propaganda. Volume per i Prigionieri come ricordo












Una interessante pubblicazione può essere utilizzata come base di ricerca in tema di propaganda, da un lato, e di documentazione sulla prigionia di guerra in mano Austro-Ungarica dall’altro. Per il primo tema il volume riporta le fotografie di 53 campo di prigionia in Austria ed Ungheria in cui in tutte si vedono scene idilliache della vita dei campi, ove tutto è in ordine, pulito e con i prigionieri che non sembrano essere tali, ma assumono atteggiamenti o folcloristici, in posa, o da turisti o da villeggianti. Aspetti di carattere psicologico, sociale, ed economico possono trovare spunti dalla osservazione di queste foto. Il volume riporta, poi nelle pagine di apertura, una interessate annotazione: il volume deve rappresentare un oggetto ricordo per i prigionieri una volta tornati alle loro casa, un ricordo del bel tempo passato nelle mani dell’Imperial Regio Governo Austro-Ungarico. L’altro lato riporta i nomi dei campi di prigionia e questo potrebbe essere la base di una ricerca sia per vedere la consistenza di questi campi sia la loro situazione attuale, se ancora qualche traccia materica è presente.
Contatti: prigionia@libero.it


La nota in italiano


               



















Il Volume riporta la nota non solo in Italiano ma in tutte le lingue dei prigionieri in mano all'Austria-Ungheria.


lunedì 24 giugno 2013

L'Associazione Nazionale Reduci dalla prigiona, Internamento e Guerra di Liberazione annuncia il suo congresso nazionale. Caprarola, Roma, 10-13 ottobre 2013

XXVII Congresso Nazionale ANRP

“Memoria, responsabilità e futuro:

 l’ANRP per un’Italia rinnovata e solidale”.

Caprarola (VT) 10-11-12 ottobre 2013
L’ Evento

Quest’anno, come è noto,  ricorre il 70° anniversario della Resistenza
e della Guerra di Liberazione, nonché della deportazione
e dell’internamento degli italiani nei lager nazisti
(iniziata l’8 settembre 1943 con i militari). L’importante ricorrenza
non poteva passare sotto silenzio; per tale motivo il Consiglio
Direttivo Centrale, anticipando di qualche mese la naturale scadenza,
ha ritenuto opportuno convocare il Congresso Nazionale dell’Associazione,
  in seduta sia ordinaria che straordinaria.

Sarà per l’ANRP un momento significativo per rinnovare la propria
mission, far sentire la propria Voce, confermare il proprio contributo
 nella società di oggi e consegnare il testimone alle nuove generazioni.

Il Congresso si svolgerà in sala plenaria e sarà arricchito da una Giornata
 di studio che vedrà l’intervento di insigni relatori, tra i tanti che tutti
gli anni qualificano gli eventi promossi dall’ANRP.

Le difficoltà economiche che il Paese sta attraversando e le modeste
risorse dell’ANRP anche in questa occasione impongono scelte
 organizzative ispirate alla rigorosità e alla sobrietà, privilegiando
l’aspetto istituzionale piuttosto che quello conviviale.

Caprarola - Palazzo Farnese, sede del Congresso

Iscrizioni

Dirigenti, osservatori, soci, accompagnatori e familiari che desiderano
 partecipare al Congresso dovranno compilare
la scheda di adesione (cliccare qui)
scaricabile dal presente sito ed inviarla per e-mail o via Fax
(06.77255542) alla Segreteria Organizzativa.
L’iscrizione al Congresso sarà perfezionata solo al ricevimento
della relativa quota-contributo.


Contributo di partecipazione 

camera singola  € 130,00 a persona
camera  doppia  € 110,00 a persona


Il versamento del contributo dà diritto a:
-    sistemazione alloggiativa scelta
(per persona, per due notti, con trattamento di pensione completa)
c/o il Complesso  Monumentale “Casa Santa Teresa”
ed alcuni Bed&breakfast locali, fino ad esaurimento delle disponibilità,
seguendo rigorosamente l’ordine cronologico delle richieste;
 successivamente saranno utilizzate altre strutture non convenzionate;
-    è previsto un servizio navetta da/per la sede congressuale;
-    kit congressuale con badge nominativo, pubblicazioni
      e rivista associativa rassegna;
-    partecipazione ai lavori e agli eventi sociali.


Modalità di pagamento

E’ richiesto il versamento dell’intera quota entro e non oltre il
31 luglio 2013, indicando come causale
“contributo partecipazione 27° Congresso ANRP”, tramite:

-    c/c postale n. 51610004, intestato a ANRP       
-    assegno circolare o bancario, intestato a ANRP Sede Centrale
-    bonifico bancario intestato a ANRP - 
IBAN:IT12F0303203201010000090170

Le quote possono essere rimborsate con una detrazione del 20%,
se la disdetta scritta giunge alla Segreteria Organizzativa
entro il 10 settembre 2013. Nessun rimborso sarà possibile
oltre tale data. La sostituzione di un partecipante con altro
nominativo, non comporta costi aggiuntivi.

Informazioni per raggiungere Caprarola (Viterbo)

In auto:
-    Da Roma e da Firenze: Autostrada A1, uscita Magliano Sabina,
direzione Fabrica di Roma. Giunti a Fabrica di Roma, seguire
le indicazioni per Caprarola.
-    Da Viterbo: prendere la SP1, Strada Cimina in direzione
Ronciglione e seguire le indicazioni stradali per Caprarola.
In treno:
-    Dalle principali stazioni ferroviarie raggiungere la stazione di
Roma Termini, (uscita via Marsala) dove nei giorni 10 e 12 ottobre
sarà attivo, ad orari predefiniti, il servizio navetta A/R  per  Caprarola.
In aereo:
-    Dagli aeroporti romani raggiungere la stazione di Roma Termini,
 (uscita via Marsala) dove nei giorni 10 e 12 ottobre sarà attivo,
ad orari predefiniti, il servizio navetta A/R  per  Caprarola.


Visualizzazione ingrandita della mappa


Note

L’ANRP si riserva il diritto di apportare al programma
preliminare tutte le variazioni che per motivi tecnico-organizzativi
dovessero essere ritenute necessarie.

Comunicazioni successive riguardanti il Congresso
appariranno in tempo reale sul sito www.anrp.it

Il programma definitivo degli eventi sarà distribuito
in sede congressuale.

La Segreteria Organizzativa, c/o ANRP Via Labicana,
 15/A, 00184 Roma, tel. 067004253, fax. 0677255542, 
e-mailanrpita@tin.it è a disposizione dei congressisti
 per qualsiasi altra informazione o chiarimento, 
dal lunedì al venerdì (incluso) dalle ore 9.30 alle 13.30. 







Complesso Monumentale "Casa Santa Teresa" Caprarola








domenica 16 giugno 2013

Aprilia. Convegno Aprilia in Guerra. la Battaglia di Aprilia. Una nota sui Prigionieri


Nel convegno che si è tenuto all'Istituto "Rosselli" di Aprilia è stato affrontato anche il tema dei prigionieri di guerra. Si riportano in questa sede alcune foto del maggio 1944, quanto le forze alleate uscirono dalla testa di ponte di Anzio per investire ed entrare a Roma


Il piano di attacco alleato aveva per obiettivo Velletri, ovvero tagliare ogni via di comunicazione per il fronte di Cassino. L'azione iniziò il 25 maggio e subito ebbe successo, in quanto le forze tedesche schierate a protezione del Canale Mussolini e di latina erano estremamente deboli.





Alcune immagini della cattura di prigionieri tedeschi da parte delle truppe britanniche, schierate di fronte ad Aprilia. Aprilia, chiamata dagli Alleati "The Factory", venne investita la mattina del 28 maggio e presto liberata. Tutti i suoi abitanti erano stati evacuati già a Febbraio. Tra cui uno dei Relatori al convegno di Aprilia, Armando Fiorini, oggi Presidente Regionale Pensionati Coldiretti. Nel 1944 aveva 12 anni e risiedeva con la sua famiglia, originaria della provincia di Ferrara, nel podere n. 2498 in località Crocetta di carano, podere assegnato loro nel 1937 dalla Opera nazionale Combattenti, O.N.C. Imbarcato a Nettuno, fu sfollato in Calabria. Rientro con la sua famiglia nella tarda estate del 1944. Il Padre, pochi mesi dopo il rientro, falciando l'erba, provocò lo scoppio di un ordigno esplosivo che lo uccise.

domenica 9 giugno 2013

La Prigionia in epoca preclassica. Guerra tra Tarquinia e Roma 400 circa a.C.

Tarquinia Museo Nazionale. Corredo di Guerriero proveniente dalla tomba "Monterozzi 3"
Tomba dei Partunu.
  Il Trattamento dei prigionieri di guerra non presentava in epoche antiche  alcuna salvaguardia  ne morale ne materiale. I prigionieri erano in balia dei loro cattori.

Al Museo Etrusco di Tarquinia, proveniente dalla Tomba dei Partunu vi è un dipinto in cui questo assunto è ben evidenziato.
 Rappresenta una scena del sacrificio dei prigionieri troiani in Grecia incontro in Etruria fortuna e fu dipinta su vasi e pareti di tombe, scolpita su sarcofaghi, incisa su ciste di bronzo. Il modello greco che ispirò tutte queste rappresenta una pittura famsa? Fu modificato notevolmente a seconda delle diverse esigenze della committenza. Il pittore tarquiniese si limitò ad aggiungere il demone dell’oltre tomba per sottolineare la ferocia funeraria del momento. L’episodio mitologico e carico di particolare significato e vuole riecheggiare l’uccisione dei 307 prigionieri avvenuta, come ricordano le fonti antiche, durante il primo scontro armato con Roma, nel 357 a.C.


 Gli Etruschi sono assimilati ai Greci vincitori ed i Romani ai Troiani sconfitti. Epoca Metà del IV secolo a .C.


Tarquinia Museo Nazionale. Testa della divinità fluviale Acheloo


( contatti ed informazioni massimo coltrinari: prigionia @libero.it)