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venerdì 30 giugno 2023

Strumenti per compredere la guerra di liberazione. La Prigionia Il V Fronte

 



Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione

Osvaldo Biribicchi

 

Il Dizionario minimo della Guerra di Liberazione, progetto sostenuto dal Ministro della Difesa, fortemente voluto dal Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare del 1927, Generale Carlo Maria Magnani, si inserisce nel quadro delle molteplici attività culturali ed editoriali portate avanti dal direttore del Centro Studi sul Valor Militare Generale Massimo Coltrinari, è rivolto agli studenti delle Scuole Superiori di Secondo Grado, al fine di fornire agli studenti spunti di riflessione e documenti per approfondire gli avvenimenti che vanno dalla crisi armistiziale del 1943 alla Liberazione, il 25 aprile 1945, e quindi alla conclusone della guerra. Preso atto che non è possibile parlare di Guerra di Liberazione senza una conoscenza essenziale degli eventi principali che hanno preceduto e seguito l’annuncio dell’Armistizio dell’8 settembre, nel porre mano a questo lavoro ci siamo riproposti, almeno nelle intenzioni, di non fare solo una raccolta asettica di dati ma stimolare riflessioni critiche.                                                                                      La struttura editoriale dell’opera è costituita, per ogni anno preso in esame, da un  compendio e da un glossario; infine è stato inserito un volume dedicato ai Percorsi di ricerca. Lo studio è stato articolato in sei Fronti: del Sud; del Nord; dell’Internamento; della Resistenza all’Estero; della Prigionia ed, infine, del Fronte nemico al fine di fornire un quadro sommario di ciò che avvenne all’indomani dell’Armistizio. A partire dall’8 settembre 1943 l’Italia si divide in due: quella del Sud, liberata dagli Alleati con gli sbarchi in Sicilia, a Salerno  ed Anzio, e quella del Nord in cui si insediò la Repubblica Sociale Italiana decisa a continuare la guerra, ormai persa, al fianco dei tedeschi. In realtà, tra l’Italia e gli Alleati furono firmati due armistizi: il primo, detto armistizio corto, contenente solo clausole militari, fu firmato segretamente a Cassibile in provincia di Siracusa il 3 settembre 1943 ed annunciato cinque giorni dopo prima dal Generale Eisenhower e, poche ore dopo, da Badoglio. Il secondo, detto armistizio lungo o anche armistizio di Malta, fu firmato il 29 settembre e precisava gli obblighi della resa senza condizioni già contenuti genericamente nell’armistizio corto. La semplice conoscenza di questi elementi stimola riflessioni profonde su quei cinque giorni tra il 3 e l’8 settembre in cui i soldati italiani continuarono a combattere e morire al fianco dei tedeschi contro gli angloamericani e la mattina del 9 settembre si ritrovarono all’improvviso alleati con coloro che sino al giorno prima erano stati nemici. Il problema nasce dal fatto che il governo militare Badoglio, in sostanza, aveva siglato l’armistizio con gli Alleati senza aver prima ricusato il Patto d’Acciaio siglato il 22 maggio 1939 tra Italia e Germania. Le forze armate tedesche presenti sul territorio italiano divennero pertanto automaticamente forze di occupazione. Dopo l’8 settembre tutta la popolazione italiana senza distinzione di credo politico e condizione sociale pagò un prezzo altissimo. Nei territori della Repubblica Sociale, in particolare, iniziò una durissima guerra partigiana contro i nazi-fascisti che a loro volta reagirono con feroci rappresaglie nei confronti dei civili i quali, come se non bastasse, subivano anche i violenti bombardamenti terroristici aerei diurni e notturni degli Alleati che avanzando verso Nord colpivano sia obiettivi militari che inevitabilmente città e paesi. Nel Dizionario si prende in esame anche l’arco di tempo (quarantacinque giorni) compreso tra la seduta del Gran Consiglio del Fascismo tenutasi tra il 24 ed il 25 luglio 1943, nel corso della quale Mussolini fu esautorato, e la proclamazione dell’armistizio. Un periodo confuso: Vittorio Emanuele III nel pomeriggio del 25 luglio fece arrestare Mussolini, assunse il comando delle Forze Armate ed affidò il governo al Maresciallo Badoglio. In quel momento, con 31 divisioni dell’Esercito fuori dal territorio nazionale, il governo avviò con fare incerto contatti segreti con gli Alleati per uscire dalla guerra pur continuando formalmente a professare la propria lealtà all’alleato germanico. L’8 settembre fu dunque una data spartiacque tra un periodo ormai concluso ed un dopo, ovvero l’inizio della Guerra di Liberazione chiamata dagli Alleati Campagna d’Italia. Una guerra combattuta da tutto il popolo italiano su cinque Fronti (e qui mi ricollego alla struttura del dizionario):                                                                                                    Primo Fronte, dell’Italia libera, a Sud, liberata dagli Alleati i quali consentirono al Governo del Re d’Italia, riconosciuto sia dagli Alleati che dall’Unione Sovietica, di esercitare seppure con pesanti limitazioni le proprie prerogative. Nell’Italia libera furono gettate le basi delle nuove Forze Armate. L’Esercito contribuì alla Guerra di Liberazione inizialmente con il I Raggruppamento Motorizzato che combatté a Monte Lungo (8 dicembre 1943) successivamente con il Corpo Italiano di Liberazione  (C.I.L.) che si distinse a Filottrano, nelle Marche (8 luglio 1944) ed infine con i Gruppi di Combattimento che parteciparono all’offensiva finale contribuendo a liberare gran parte delle città del nord Italia.                                                                                      La Regia Aeronautica riordinò le proprie unità, ricostruì le basi nei territori liberi e recuperò il materiale abbandonato in Africa settentrionale. Dopo la dichiarazione di guerra alla Germania costituì l’Unità Aerea, alle dipendenze del Comando delle Forze Aeree Alleate, responsabile dell’impiego, dell’addestramento, della disciplina e del funzionamento dei servizi amministrativi e tecnici di tre Raggruppamenti di specialità: Caccia, Bombardamento – Trasporti e Idrovolanti. Il comando Alleato la impiegò nei Balcani, inserendola negli organici della Balkan Air Force. L’Unità Aerea operò, senza soluzione di continuità, fino al mese di maggio del 1945.                                                                                                                                                                 La Marina, da parte sua, affrontò e gestì una situazione difficilissima. Solo in Puglia, ove intanto aveva insediato il proprio Comando, poche unità all’ancora nei porti di Taranto e Brindisi rimasero sotto il controllo italiano. Il 14 settembre 1943 mentre due torpediniere salpavano da Brindisi per portare aiuti a Corfù arrivavano provenienti da Venezia e dall’Istria gli allievi della Regia Accademia Navale. Pochi giorni dopo, il 23 settembre 1943, fu siglato l’Accordo di Cooperazione Navale tra il Comandante in Capo delle flotte alleate nel Mediterraneo, Ammiraglio Cunningham, ed il Capo di Stato Maggiore della Marina. Il documento siglato prevedeva, tra l’altro, che tutte le unità navali potessero rientrare nelle basi nazionali, ad eccezione delle corazzate.                                                                                                                                                   Il contributo alla Guerra di Liberazione da parte delle Forze Armate dell’Italia libera fu dato anche dagli oltre 200 mila uomini impiegati nelle Divisioni Ausiliarie per attività di carattere logistico, spesso a ridosso della prima linea, non meno importanti ed indispensabili di quelle combattenti;                                                  Secondo Fronte, dell’Italia occupata dai tedeschi. Qui il fronte fu clandestino e la lotta politica condotta dal Corpo Volontari della Libertà, composto dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) costituito a Roma il 9 settembre 1943. Successivamente furono formati CLN  locali nelle varie città del nord Italia per dare impulso e direzione politica alla Resistenza. Fu il grande movimento partigiano del nord Italia all’interno della Repubblica Sociale Italiana;                                          Terzo Fronte, della Resistenza dei militari italiani all’estero, un fronte questo non conosciuto, dimenticato. È la lotta contro i tedeschi dei soldati italiani inseritesi nelle formazioni partigiane locali in Jugoslavia, Grecia ed Albania;                                                                                                                                                                   Quarto Fronte, della Resistenza degli Internati Militari Italiani, oltre 600 mila uomini che pur andando incontro consapevolmente a privazioni ed umiliazioni si rifiutarono decisamente di aderire alla Repubblica Sociale Italiana;                                                                                                                                                         Quinto Fronte, della Prigionia Militare Italiana. I prigionieri italiani in mano alleata all’annuncio dell’armistizio dovettero, come tutti, fare delle scelte. La stragrande maggioranza decise di cooperare con gli ex-nemici; quelli in mano agli angloamericani furono organizzati in Italian Service Units (ISU), compagnie di 150 uomini addetti a particolari lavori di carattere logistico. Negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna furono impiegati negli arsenali o nelle basi militari; in Australia, invece, furono impiegati per costruire strade, linee ferroviarie oppure in grandi fattorie, comunque in lavori non strettamente legati ad attività belliche.           Nel Dizionario, inoltre, non si dimentica di evidenziare il ruolo particolare avuto dalla Puglia, Regione d’Italia che per sei mesi, dal 10 settembre 1943 data di arrivo del Re all’11 febbraio 1944 data in cui la corte si trasferì a Salerno in attesa della liberazione di Roma avvenuta il 4 giugno 1944 (ben 134 giorni dopo lo sbarco di Anzio), costituì il fulcro del Regno del Sud con Brindisi come capitale. È da Brindisi infatti, che il governo Badoglio, il 13 ottobre 1943, trentacinque giorni dopo l’annuncio dell’Armistizio dichiara guerra alla Germania. A partire da questa data, l’Italia assume la posizione di “cobelligerante” ovvero non è più considerata nemica degli angloamericani ma neanche alleata nel senso stretto del termine.                                Uno spazio non secondario, infine, viene riservato al ruolo delle donne negli avvenimenti bellici dal settembre 1943 all’aprile 1945, a quelle donne che hanno partecipato attivamente alla Guerra di Liberazione ricoprendo vari ruoli sia logistici che combattenti ed alle donne della Repubblica Sociale Italiana impiegate nel Servizio Ausiliario Femminile con compiti logistici.                                                                                             Possiamo affermare, quindi, che ognuno partecipò alla Guerra di Liberazione nei modi e nelle forme più disparati. Se non si comprendesse questo  sarebbe difficile parlare di un argomento così complesso e delicato. Per questo motivo ci siamo avviati alla stesura del Dizionario con l’intento di dare un supporto didattico allo studio ed alla conoscenza di un periodo storico complesso ma fondamentale per comprendere l’origine delle nostre odierne Istituzioni ed in ultima analisi della nostra Democrazia.