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lunedì 25 gennaio 2016

Uno Onorificenza per Aldemiro Casoni

IN ARRIVO LA 12a MEDAGLIA D'ONORE PER GLI INTERNATI MILITARI DI APRILIA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Elisa Bonacini

L'ONORIFICENZA SARÀ CONFERITA ALLA MEMORIA DI ALDEMIRO CASONI

Nuova medaglia d'onore in arrivo ad Aprilia. L'onorificenza sarà conferita alla memoria dell'internato militare  Aldemiro Casoni nato nel 1914 a Carpineti (Reggio Emilia) e consegnata ai famigliari il 27 gennaio prossimo durante la Cerimonia della Giornata della Memoria 2016  organizzata dalla Prefettura di Latina. La medaglia è stata richiesta dalla nipote l'architetto Elisabetta Casoni che nel settembre 2015 aveva contattato Elisa Bonacini presidente dell'Associazione “Un ricordo per la pace” di Aprilia. L'Associazione apriliana da anni sta portando avanti il progetto “Memoria agli I.M.I.” divulgando anche nelle Scuole la storia dei nostri militari   italiani dopo l'8 settembre 1943 e guidando gli aventi diritto nelle pratiche necessarie per ottenere l'importante riconoscimento.
Grande soddisfazione nell'Associazione “Un ricordo per la pace”: Aprilia si piazza ai primi posti nel territorio pontino per avere ottenuto dal 2012  (con il prossimo conferimento a Aldemiro Casoni) ben 12  medaglie ai suoi cittadini internati militari nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale, di cui viventi Aldo Boccabella, Gino Forconi, Domenico Fusco.

La medaglia d’onore è l'onorificenza concessa dal Governo Italiano ai cittadini italiani civili e militari (se deceduti ai loro familiari), che dopo l’armistizio dell' 8 settembre 1943 furono catturati e detenuti dai tedeschi nei lager nazisti non accettando l’adesione alla R.S.I. o alle formazioni delle SS.
Furono circa 616.000 i militari italiani che vennero deportati nei campi di concentramento nazisti.
Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, bensì di internati militari, abile stratagemma di Hitler per sottrarli alla tutela della Croce Rossa Internazionale.
Gli Internati Militari Italiani (I.M.I.), considerati dai tedeschi “traditori furono obbligati a svolgere lavori particolarmente duri e pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti, con turni massacranti che superavano a volte le 12 ore al giorno ed una scarsissima alimentazione.
Circa 50.000 militari internati non sopravvissero e migliaia di loro morirono al rientro in Italia per le gravi malattie contratte nei lager, prima fra tutte la tubercolosi.

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