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venerdì 30 agosto 2019

Prigionia austriaca in Italia 1915-1918 - Impiego dei prigionieri


Roma, addì 25 maggio 1916

MINISTERO DI
AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO
GABINETTO

N. 75
OGGETTO: Norme per l'impiego dei prigionieri in lavori agricoli ed industriali
Ai Signori Prefetti del Regno

Comunico ai Signori Prefetti le norme concordate con la Commissione Prigionieri di guerra per l'impiego di questi in lavori agricoli o industriale da eseguire per conto di privati o di enti locali.
Premesso che l'opera dei prigionieri di guerra deve essere considerata soltanto quale espediente di carattere eccezionale per bisogni ai quali non sia possibile altrimenti provvedere, è principio stabilito ed inderogabile che il lavoro dei prigionieri non deve fare concorrenza sotto nessun aspetto al lavoro libero, ma di regola essere avviato là dove per la natura stessa dell'opera tale impiego sia incontrastato. Può pertanto essere impiegato il lavoro dei prigionieri per supplire alla deficienza assoluta di mano d'opera debitamente constatata dalle autorità di P.S. o anche per sostituirla, d'ordine del Ministro dell'Interno, nei casi rarissimi, nei quali non sia possibile evitare altrimenti la perdita di ricchezza e a parità di costo per chi lo impiega.
Le domande di impiego devono, caso per caso, essere inviate a questo Ministero col parere dell'autorità politica locale e con l'indicazione del numero di lavoratori ritenuto necessario per quel dato lavoro. Prevengo che di regola questi saranno inviati in gruppi non inferiori a 100 con la scorta di un ufficiale e 24 uomini di truppa, ma eccezionalmente potranno formarsi gruppi minori o anche minimi di lavoratori specializzati come meccanici, conduttori, fuochisti, ecc. con scorta proporzionale.
Il richiedente dovrà provvedere l'acqua e la legna e nelle zone anche lievemente malariche, locali per l'accantonamento da riconoscersi idonei dalla competente autorità sanitaria.
Accolta la domanda, lo Stato, e per lui la Commissione per i prigionieri, assume il lavoro ed il richiedente dovrà corrispondere ad operai liberi per la stessa quantità e qualità di lavoro eseguito negli stessi limiti di tempo; e ciò tanto nel caso in cui la mercede sia concordata sul luogo fra datore di lavoro e operai liberi, quanto nel caso in cui la tariffa sia stata fissata dalla competente Commissione arbitrale.
Resta facoltà del Ministro della Guerra impiegare in un dato lavoro prigionieri o militari di classi anziane di M. T. ferme restando tutte le altre condizioni.
Prego mi sia accusata ricevuta di queste istruzioni per la esatta applicazione della quale confido nella sperimentata oculatezza dei Signori Prefetti.

IL MINISTRO
Cavasola

venerdì 16 agosto 2019

Prigionia austriaca in Italia 1915 - 1918 Fonti Italiane


R. ESERCITO ITALIANO
COMANDO SUPREMO
RIPARTO OPERAZIONI
UFFICIO INFORMAZIONI
N. 1155 di protocollo Uff. Int.

OGGETTO: Brani di corrispondenze di prigionieri di guerra
AL MINISTERO DEGLI INTERNI – Ufficio Stampa

Il Ministero per le PP. e TT. ha trasmesso a questo Comando alcuni stralci  di corrispondenze di prigionieri di guerra austro-ungarici.
Degni di rilievo sono i brani riportati nell'annesso allegato, per le espressioni che appaiono sincere, del compiacimento dei prigionieri per la nostra civiltà, i nostri costumi ed il benevolo trattamento, cui sono assoggettati.
Questo Comando è del parere che convenga far conoscere al pubblico i detti brani e pertanto rivolga preghiera a cotesto ministero di volere, se condivide tale parere, far dare loro diffusione a mezzo della stampa.

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
Diaz

Estratti di corrispondenze di prigionieri di guerra

Dal prigioniero Dr. Plolm, a Frl. Nelly Dahlmann Dresda A., cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Siamo diventati globe-trotters: passato attraverso la Serbia, l'Albania, acque italiane, parte di Sardegna, isola Asinara e finalmente all'isola d'Elba nostra dimora fissa. Calchiamo terreno storico pieno di ricordi di Napoleone, siamo trattati bene e bene alloggiati. Abbiamo una bella vista sul porto pittoresco, sul mare. La popolazione è vivece. Qui sembra di sentire l'alito di una grande cultura millenaria, tutta propria, originale".

Dal prigioniero Alfiere Richard Epstein, a sig. Adolf Epstein Neuern Boemia, cartolina da Portofferaio, in data 2-1-1916.
"I due mesi di marcia fra Nix e Vallona e gli strapazzi stenti, la fame, ecc. e finalmente la tanto sospirata consegna a mani italiane; il trattamento qui è più che umano; ci trattano da ufficiali".

Dal prigioniero Tenente Adam Kliebhan, a cont. A Michael Kliebhan in Brandhof Boemia, cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Quando siamo arrivati a Vallona, strapazzati, pezzenti ed affamati, gli italiani si meravigliarono del nostro enorme appetito. Ora ci siamo rimessi in buona salute".

Dal prigioniero Alfiere Alfred Weiss, a Emil Weiss Praga, cartolina da Portofferaio, in data 2-1-1916.
"Cerco di dimenticare al più presto l'Albania e la Serbia!...Ora siamo nuovamente in possesso della civiltà. Siamo fra uomini di cultura. Non temere più di me".

Dal prigioniero colonnello Leopold Edlmann, a Marie Edlmann Vienna IV cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Il giorno Capodanno sono arrivato all'Isola d'Elba, ove 100 fa abitò Napoleone. Qui si sta molto meglio che in Serbia".

Dal prigioniero Tenente Rudolf Valduiger, a Frl. Poldi Stenier Vienna X, cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Dopo tre anni di fatiche, mi trovo nuovamente accomodato. Non ti puoi immaginare la mia contentezza. Sono arrivato qui ieri. Fui lietamente sorpreso; qui tutto è meraviglioso. Pensa: dopo 1 anno e mezzo mi sedetti finalmente a tavola con tovaglia e tovaglioli. Qui abbiamo una bella sala da pranzo comune; una camera da letto ben pulita e anche libertà di movimento e passeggio. Raccontarti quello che ho patito in questi tre mesi sarebbe troppo! Qui si tratta da Ufficiali!".

Dal prigioniero Alfiere Ernst Popper, a Sig.ra Marta Amann Vienna XIII, cartolina da Portoferraio, in data 3-1-1916.
"Non è da descrivere tutto quanto abbiamo subito, ufficiali e uomini, in questi due mesi di marce forzate di strapazzi, di fame e avversità e maltrattamenti. Sono sano – quand meme – e godo ora, con grande mia gioia, il beneficio, in ogni detaglio, della civiltà europea".


 Dal prigioniero tenente Heinrich Goschel, a Sig.ra Adi Goschel Vienna IV, cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Passate le lunghe settimane di stenti, attraverso la Serbia e l'Albania, venimmo presi in consegna dall'Italia ed ora ci troviamo all'Isola d'Elba. Il passaggio dagli strapazzi albanesi al trattamento eccellente italiano è indescrivibile!"

Dal priogioniero Maggiore d'Intendenza Giovanni Wenley, a Sig.ra Giovanna Wenley Graz, cartolina da Portoferraio, in data 2-1-1916.
"Ieri, dopo 10 settimane di rinunce di ogni genere e di erramenti sono qui arrivato, nel fu eremitaggio di Napoleone. Contro ogni aspettativa qui siamo trattati bene, siamo ridiventati e riconsiderati uomini... Speriamo che ormai nessun ulteriore disturbo ci capiti e che questa miseria finisca presto."

Dal prigioniero A. de Baldass, a Signora v. Baldass Vienna, lettera da Ospedaletto da campo 90 Z. di G. In data....
"...come sono stato curato con tale distinzione, come se avessi fatto non so che, e tutti, dal piantone al Colonnello erano veramente commoventi nel loro zelo di esaudire ogni possibile mio desiderio."

Dal prigioniero Wolfgang Battista, a Brand Mary Monaco di Baviera, lettera da Pinerolo in data 4-1-1916.
"...Qui non c'è nulla di nuovo; tutto procede tranquillamente come se la guerra non ci fosse e se non fosse per i giornali e le uniformi grigie non si saprebbe che c'è. Qui vivono italiani in massel, che continuano tranquillamente a fare i loro affari e si fanno acquisti presso di loro come prima. Anche a teatro non ci si accorge che c'è la guerra."

lunedì 5 agosto 2019

Prigionia austriaca in mano italiana 1915-1918. Documento


LEGIONE TERRITORIALE DEI RR. CARABINIERI
DI TORINO
DIVISIONE DI CUNEO
N. 108/I R°
Cuneo, 1 settembre 1915

OGGETTO: Festeggiamento del genetliaco dell'Imperatore d'Austria da parte degli ufficiali austriaci prigionieri al Forte del Colle di Tenda
Al Comando della Divisione Territoriale di Cuneo
RISERVATO

In esecuzione degli ordini verbali ricevuti da cotesto Comando, ho l'onore di comunicare qui di seguito il risultato dll'inchiesta che ho eseguito alla Fortezza del Colle di Tenda sull'oggetto a margine.
Il 18 agosto testè decorso, ricorreva il genetliaco dell'Imperatore d'Austria. In previsione di questa ricorrenza gli ufficiali prigionieri, avevano parecchi giorni prima, insistentemente domandato al Signor Comandante del forte, pel tramite del Sottotenente maletti Sig. Gaspare, del 27° Battaglione di M.T. - che ha l'incarico della loro sorveglianza e del loro governo – il permesso di solennizzare quella ricorrenza con un pranzo speciale, allestito secondo le loro costumanze. All'uopo domandarono pure l'orario stabilito per la durata del pranzo che normalmente è dalle 19,30 alle 21,30 venisse, per la circostanza, variato e prolungato.
Il comandante del Forte, Capitano Pilati Cav. Pietro aderì alle richieste dei prigionieri stabilendo che il pranzo del 18 agosto avesse luogo dalle 18,15 alle 22. La misura del pranzo, minuta sulla quale il comandante del Forte non ebbe motivo di fare obiezioni, fu la seguente:
Prosciutto, un uovo sodo a testa, burro
Arrosto di maiale con patate
Minestra di brodo di gallina
Galline lessate
Insalata verde
Insalata di cetrioli sott'aceto
Insalata di cetrioli freschi
Insalata di cavoli
Dolce (torta alla frutta)
Formaggio Emmenthal
Frutta (uve, pesche, pere, aranci)
Caffè, liquori – Champagne
Durante il pranzo regnò un'insolita allegria, ma un'allegria composta, signorile. Pareva che i prigionieri, compenetrati della solennità della ricorrenza, volessero mostrarsi degni di essa con un migliore, non abituale comportamento; giacchè giova notare che quella sera nessuno trasmodò: nessuno si ubriacò: cosa questa non infrequente.
Verso la fine del pranzo, il Tenente di Vascello
Woschech Wenzel
uno di quelli che evase – fece un brindisi nella sua lingua, ascoltato in piedi dai 24 commensali, giacchè mancava il 1° Tenente
Jasprica Giovanni
Il quale, com'è noto, vive appartato perchè su di lui grava l'accusa dei camerati di aver mancato in guerra ai suoi doveri.
Alla fine del brindisi tutti gridarono ad alta voce il tradizionale Hoch! Hoch! Hurrah! e poi intonarono un coro, una specie di inno nazionale che assomiglia ad una nenia. Anche qui è bene notare che questo canto corale veniva spesso cantato a fin di tavola.
Al pranzo i 24 ufficiali pasteggiarono unicamente con Chamapgne e vino bianco e consumarono in tutto 13 bottiglie di Champagne, marca Buches Fils e 6 bottiglie di moscato Spumante di Asti. Inoltre col caffè sorbirono vari liquori.
Alle 22 ora stabilita, tutti si ritirarono scortati dall'ufficiale e dai soldati adibiti alla loro sorveglianza, senza il minimo incidente. Uno di essi, anzi, che s'era permesso di zufolare con aria distratta, in presenza del Sottotenente Signor MALETTI venne da questi ripreso; e l'ufficiale prigioniero smise subito, chiedendo scusa.
Accanto la sala da pranzo dei prigionieri, esiste – divisa da una semplice porta chiusa – la mensa dei Signori Ufficiali del Forte, mensa che è frequentata pure da quasi tutte le famiglie degli ufficiali stessi, che sono alloggiate nella Fortezza:
in tutto 6 signore, 1 signorina, 1 giovanotto e 7 bambini.
Mentre i prigionieri pranzavano, anche gli Ufficiali del Forte con le loro famiglie desinavano: e siccome in quel giorno – 18 agosto – ricorreva pure l'onomastico di S. M. la Regina Elena, la consorte del Capitano Cavalier PILATI Comandante del Forte, propose un brindisi alla Sovrana esclamando: "Viva Casa Savoia". Questo brindisi non aveva però il carattere di una controdimostrazione, di una specie di ritorsione come potrebbe sembrare dalla lettura dell'annesso articolo di giornale, ma nacque spontaneo e fu naturale data la ricorrenza nello stesso giorno, come si è detto, dell'onomastico della nostra Regina.
Il giorno seguente, 19 agosto, l'Avvocato Francesco lanza consigliere Provinciale dei Mandamenti di Limone piemonte e Tenda, redattore del Giornale d'Italia, che aveva sollecitato ed ottenuto dal Capitano cavlier Pilati il permesso di poter visitare il Forte, giunse alla Fortezza del Colle di Tenda, verso le ore 10, con la moglie, due suoi figli ed un altro bambino, figlio del Sindaco di Tena. Venne ricevuto dagli Ufficiali presenti, e poscia venne invitasto a colazione. Egli vide due volte i prigionieri nell'ora in cui prendevano aria nel piazzale interno della Fortezza, ma non glielo avrebbero permesso.
Comunque egli si ritenne lungamente con le Signore e con la Signorina alloggiate nel Forte; sicchè non è azzardata l'ipotesi che il Cavlier Lanza abbia da esse appresa la notizia del festeggiamento, da parte degli Ufficiali prigionieri del genetliaco dell'Imperatore d'Austria, notizia che, fra tante altre, è apparsa nell'articolo inserto a pag. 3 del n. 235 del Giornale d'Italia del 24 agosto u.s. dal titolo: "Tra gli ufficiali austriaci prigionieri sul Colle di Tenda". Gli Ufficiali, infatti, hanno dichiarato che essi serbarono col visitatore il più assoluto riserbo su questo argomento.