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lunedì 30 dicembre 2019

Russia Febbraio 1943

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI  LIBERAZIONE
La consistenza numerica





Russia
La campagna di Russia, voluta fortemente da Mussolini per ragione politiche nel 1941 ed osteggiata dagli Stati maggiori tedeschi vide l’invio inizialmente di un contingente di 60.000 uomini, il CSIR, il Corpo Italiano di Spedizione in Russia, al comando del gen. Messe, I tedeschi con la loro operazione barbarossa erano sicuri che entro l’inizi dell’inverno avrebbero avuto ragione della URSS e per poco non riuscirono nel loro intento. Fermati dalle condizioni climatiche e passato l’inverno cambiarono atteggiamento e chiesero ulteriori invii di soldati italiani. Si costituì l’ARMIR nella primavera del 1842 che raggiunse la forza di oltre 200.000 uomini, inglobando il CSIR. L’ARMIR fu posto al comando del gen. Italo Gariboldi.
Le perdite più consistenti si ebbero al termine della Seconda battaglia difensiva del Don. Degli oltre 200.000 soldati che furono costretti alla ritirata, solo la metà riuscì a guadagnare le linee arretrate. Gli altri, circa 10.500 furono catturati dai Sovietici, mentre i restanti 91.000 furono inghiottiti dalla steppa e dal gelo e né da parte italiana né da parte sovietica si ha contezza di quanti caddero in combattimento, chi per malattia o per stenti.

mercoledì 25 dicembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO 1 DEL 2019 SOMMARIO E NOTA REDAZIONALE


SOMMARIO
Anno LXXX, Supplemento XI, 2019, n. 1,
11° della Rivista “Quaderni”
indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani:    ………………………………………………… ….Pag.5
In vista della Giornata del decorato. Torino 5-6 aprile 2019……………………………………………………Pag.5

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA
          
APPROFONDIMENTI

Alessia Biasolo, La causa dello sfacelo secondo Mussolini………………………………………………..…..Pag. 11
Massimo Coltrinari, La battaglia di Caporetto e la promessa del Re. La questione agraria
            Una storia italiana…………………………………………………………………………..…………....  Pag.15

DIBATTI
Marco Gioacchini, Considerazioni sul contributo degli I.M.I. all’industria tedesca:1943-1945 ………....  Pag.23
Giovanni Cecini, Il militare Alberto Sordi di celluloide. ”La Grande Guerra e “Tutti a casa”…………….  Pag.49

ARCHIVIO
Massimo Baldoni, Manfredo Fanti, dalla congiura conto il Duca a fondatore del Regio Esercito Italiano.. Pag.61

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

Chiara Mastrantonio, Il sacrario delle Fosse Ardeatine. Una lettera interessante.………………………....  Pag.73

PosteditorialeAntonio Daniele, Il …………………………………..…………………………………………….Pag. 91

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI


GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Antonio Trogu, Civil-military cooperation: Definition. Purpose ad Situation…………………………………….……Pag. 95

SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Federico Salvati, Chi ha paura dell’orso Russo? (parte I)………………………...................................………………Pag. 103


Segnalazioni Librarie. ……………………………..…………………………………….……………...………...   Pag.111

Autori. Hanno collaborato a questo numero.…………....…………………………………………………………..Pag.112
Articoli di Prossima Pubblicazione…………………..……………………………………………….…………… Pag.112

                                              CESVAM NOTIZIE
Centro Studi sul Valore Militare……………………………………………..…………………………..………………….Pag. 113
                                               
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, VIII, 2018, Settembre 2018, n. 33……………………… Pag.117
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, IX, 2018,  Ottobre 2019, n. 34…………………….………..Pag.118
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, X, 2018, Novembre 2019, n. 35………………………….. Pag.121

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com

PER FINIRE
Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre…... 

Nota redazionale

L’inizio di ogni anno è sempre utile per tracciare un programma preventivo di quanto si vuole fare in merito alle attività editoriali del CESVAM. Iniziamo con la Rivista, questa rivista, QUADERNI del Nastro Azzurro che sta attraversando un momento di crescita tanto interessante quanto difficile. Si è adottata per lei una linea editoriale basata sui contributi dei frequentatori del Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960. Il Master ha preso avvio in questi mesi e promette bene, ma ancora i frequentatori sono nella impossibilità di collaborare con la rivista. Si pensa che lo saranno al memento della richiesta della Tesi, che presumibilmente avverrà dopo l’estate prossima in quanto la sessione autunnale di discussione sarà a novembre. Per quella data forse avremo i primi contributi. Quindi fino al n. 4 del 2019 è difficilmente prevedibile contributi dei frequentatori. Quindi la line editoriale sarà quella fin qui adottata, volta a focalizzare alcuni aspetti del Valore Militare come fattore immateriale di ogni strategia. Nel frattempo è in pieno approntamento il n. 3 del 2019 che sarà dedicato completamente alla presentazione delle attività del CESVAM, che attualmente attivano quindici comparti.
Altra indicazione che si vuole fare è la partecipazione del CESVAM a due principali attività che la Presidenza del Nastro Azzurro ha in animo di attuare: La Giornata del Decorato a Torino il prossimo 5 aprile e il 6° Incontro “Avversari ieri, amici oggi” che si terrà in Italia nel mese di giugno. Il CESVAM vi parteciperà, a concorso delle attività con un convegno, come prassi, per la Giornata del decorato, che sarà la continuazione come tema scientifico di quello della Giornata del Decorato 2018, ovvero sarà dedicato allo studio del valore militare e la crisi armistiziale del settembre 1943. Per l’incontro con gli amici della Croce Nera d’Austria è in programma una conferenza dedicata all’opera di ricostruzione del Regio Esercito all’indomani della fine della grande guerra per il ripristino degli argini dei fiumi e delle strade e dei ponti, sia ordinari che ferroviari per riportare alla regolarità la viabilità sconvolta dalle operazioni di guerra.
Sotto il profilo della pubblicazione di volumi, in questa primavera dovrebbero vedere la luce il volume dedicato al 1866, dal titolo “Quattro Battaglie per il Veneto”, dedicato alla Storia del Risorgimento, il primo volume dedicato alle operazioni sul litorale laziale, ovvero allo sbarco di Anzio, e ai volumi dedicati alle leggi raziali del 1938, oltre al completamento del Dizionario minimo della Grande Guerra.
Una prospettiva, quella descritta, estremamente impegnativa, che vede il CESVAM impegnato in tutte le sue risorse. E’ un aspetto, questo, di interpretazione operativa dell’Istituto del Nastro Azzurro come ente morale, ovvero come quel soggetto che si adopera per diffondere nella società i valori raccolti nello Statuto. Rimane sullo sfondo l’altro aspetto, quello associativo-combattentistico, che viene lasciato completamente in mano alle attività delle altre componenti dell’Istituto, prime fra tutte le Federazioni Regionali.

domenica 15 dicembre 2019

Africa Orientale Italiana novembre 1942

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI  LIBERAZIONE
La consistenza numerica

Con la caduta di Gondar il 27 novembre 1941 hanno termine le operazioni dell’esercito italiano in questo scacchiere. Impostate sulla più stretta offensiva, sottoposte a periodi di tempo successivi ad attaccare d parte delle forze britanniche coadiuvate da folte bande ribelli, specie in Etiopia, le unità italiane in pochi mesi vedono compromessa la propria sorte, penalizzate nelle dotazioni di armamenti e materiale bellico in quanto nettamente più moderno ed efficiente risulta essere quello inglese, sebbene quantitativamente inferiore in uomini. Viene al pettine la concezione generale della politica coloniale del fascismo, che nel 1936 si lanciò alla conquista dell’Etiopia con una guerra che depauperò oltre ogni dire le capacità italiane in termini di mezzi e materiali, per un Impero lontano dalla madrepatria, con Suez controllato dai nostri potenziali nemici e dove egli anni seguenti si sviluppò una guerriglia di vasta portata che in pratica gettò le premesse per una resa preannunciata.
Ammonta a circa 40.000 il numero dei soldati italiani fatti prigionieri in Africa orientale, avviati poi nei campi di concentramento del Kenya, in India attraverso il porto di Mombasa ed in altri domini britannici. I soldati italiani catturati in Eritrea in parte furono inviati in Egitto ed in parte inviati in India.  

giovedì 5 dicembre 2019

Africa settentrionale 1941

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI  LIBERAZIONE
La consistenza numerica


Africa Settentrionale
Nel febbraio 1941 al termine della prima offensiva britannica durata dieci settimane, iniziata con la battaglia di Sidi el Barrani, proseguita con il ripiegamento su Bardia e successivamente con la difesa e caduta della stessa Bardia e di Tobruch, fino alla battaglia nel sud bengasino circa 130.000 soldati italiani vengono fatti prigionieri e catturati dalle forze britanniche. In sostanza la 10° Armata italiana fu annientata e cesso di esistere. Il numero die prigionieri è arrotondato e comprende anche numerosi civili al seguito delle truppe operanti e feriti degli ospedali arretrati e fatti prigionieri nella avanzata. Questa massa fu inviata nei campi di concentramento prima in Egitto e Palestina poi in India, Sud Africa ed Australia.

sabato 30 novembre 2019

Prigionieri di guerra. Consistenza Numerica. Quadro genenerale

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI  LIBERAZIONE
La consistenza numerica



Medaglia concessa ai prigionieri di guerra in Belgio
In Itala non esiste nessuna medaglia o distintivo per i prigionieri di guerra


I cicli operativi che le Forze Armate Italiane condussero e subirono a partire dal 10 giugno 1940 che portarono ad avere prigionieri in mano al nemico possono essere nelle dimensioni generali, suddivisi cronologicamente nel seguente modo:
-          Africa settentrionale, febbraio 1941
-          Africa orientale, novembre 1941
-          Russia, febbraio 1943
-          Africa settentrionale novembre 1942
-          Africa settentrionale, Tunisia, maggio 1943
-          Sicilia, agosto 1943
I soldati che caddero prigionieri durante la crisi armistiziale negli scacchieri francesi, balcanici, ed in Italia nel settembre 1943 non sono considerati da chi li catturò prigionieri di guerra ma con una invenzione che non ha riscontro nel Diritto Internazionale Internati Militari, ovvero una dizione in contraddizioni di termini in quanto l’internamento è un istituto predisposto per le persone non militari, i civili, mentre per i militari, come visto, vi è l’istituto della prigionia. Questo, peraltro, per il nostro approccio è indicato come il IV Fronte della Guerra di Liberazione, a cui rimandiamo.

mercoledì 20 novembre 2019

Il priginiero di guerra Concetto 4

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE






Il prigioniero di guerra, per il proprio Paese è un soldato che deve continuare a combattere la guerra anche in mano al Paese nemico che lo detiene. Al momento del termine della prigionia, al rimpatrio, il suo comportamento in prigionia sarà valutato secondo le norme militari vigenti.
Per quanto concerne il soldato italiano lo status di prigioniero poteva essere rivestito dal momento della dichiarazione di guerra il 10 giugno 1940. Con la firma dell’armistizio del 1943 si apre una pagina quanto mai complessa in termini di prigionia in quanto, ad esempio l’armistizio fu firmato solo con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, mentre l’altra grande nazione della coalizione delle Nazioni Unite, l’Unione Sovietica non era presente. Vedremo le conseguenze e gli sviluppi di questa situazione, così come di quella francese; come noto la Francia aveva due poteri: quello appartenente alla coalizione hitleriana, detto di Vichy, e quello della cosiddetta Francia Libera, il primo con a capo il gen. Petain il secondo con a capo il generale De Gaulle. L’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia il 10 giugno 1940 e firmato con essa un armistizio il 25 giugno 1940. In base a ciò nessun soldato poteva essere prigioniero dei francesi. In realtà, come vedremo, oltre 15.000 soldati italiani dal 1843 al 1945 furono prigionieri dei francesi in violazione di ogni norma di Diritto Internazionale.
Il soldato italiano prigioniero aveva quindi da rispettare un proprio codice di comportamento al quale la stragrande maggioranza si è ispirata sia durante la guerra che al momento della crisi armistiziale, codice di comportamento basato sulla propria personalità, nella difesa sempre della propria dignità e derivante dal giuramento prestato che definiva il proprio senso del dovere  e della disciplina e, quindi,  dal conseguente obbligo di impegnarsi contro il nemico della propria Patria, intendo per nemico quello indicato dall’autorità costituita. In questo contesto il prigioniero di guerra italiano era ed è considerato un combattente che ha fatto il proprio dovere fino al limite delle proprie possibilità.

domenica 10 novembre 2019

Il prigioniero di guerra Concetto 3


Il V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE




Il soldato che cade, dopo aver fatto il suo dovere fino all’estremo in mano nemica è considerato prigioniero. Fin dalla antichità cadere prigioniero non era una bella cosa e la Patria generalmente assumeva atteggiamenti molto critici nei loro confronti se non di condanna. In ambito militare il tema ella prigionia viene sempre trattato con un certo distacco e spesso ignorato, preferendo trattare le benemerenze di coloro che, più fortunati, non solo non hanno subito la sorte dei prigionieri, ma vice versa hanno contribuito con il loro comportamento ad accrescere il retaggio di gloriose tradizioni militari. Lo stesso nemico per secoli mostrava di non avere pietà per i prigionieri che spesso uccideva a fil di spada, o riduceva in schiavitù
Solo alla fine dell’ottocento, accanto alle norme che regolavano il trattamento dei feriti e degli ammalati, accanto anche a quelle riguardanti il combattente vero e proprio si svilupparono norme riguardanti colui che cadeva prigioniero. La seconda guerra mondiale fu combattuta sulla base della Convenzione di Ginevra firmata dalla stragrande maggioranza degli Stati all’epoca esistenti nel 1929 in cui si codificò diritti, doveri, criteri e comportamenti relativi ai prigionieri di guerra. Occorre peraltro constatare che non sempre le norme di tale convenzione sono state rispettate nel corso della guerra, spesso la Convenzione applicata secondo i propri esclusivi interessi. Occorre rilevare che la condizione di prigioniero di guerra nel Diritto Internazionale nasce nel momento in cui viene dichiarata la guerra e termina con la firma del Trattato di pace. Uno status quello di prigioniero che implica essere prima di tutto un soldato; per colui che soldato non è nel Diritto Internazionale esiste la figura dell’Internato, oppure del Deportato per ragioni politiche, etniche, religiose, razziali ecc. La seconda guerra mondiale ha mostrato che il corpo di norme elaborato fino ad allora si dimostrò molto fragile, ed infatti arbitri, abusi e violazioni si ebbero su larga scala.

mercoledì 30 ottobre 2019

Il prigioniero di guerra Concetto 2

IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE 




I prigionieri di guerra erano italiani come ogni altro italiano. E fecero le loro scelte. Anche qui ci fu chi rimase fedele alla vecchia alleanza, chi rimase indifferente ad ogni sollecitazione cercando solo di sopravvivere, e chi scelse modi ed azioni tali che combatterono la Germania e contrastarono la sua determinazione a trasformare l’Europa ed i territori da lei conquistati, attraverso la vittoria della guerra che si stava combattendo, nel già annunciato Reich millenario ad impronta totalmente nazista.
Il corollario di questo assunto è che non si possono escludere questi italiani dal quadro generale della Guerra di Liberazione, una omissione che sarebbe arbitraria e limitativa delle scelte che gli Italiani fecero durante la crisi armistiziale. Anche qui occorre superare il binomio fascismo-antifascismo, in quanto, come detto, la Guerra di Liberazione non fu combattuta solo da fascisti ed antifascisti, una limitazione che è alla base di perduranti conflitti e tragedie e divisioni, ma anche da coloro che, superato l’aspetto ideologico, volevano fare qualcosa per essere liberi e liberare l’Italia da un occupatore ex alleato e, in modo indiretto, da ex nemici, ora alleati, che promettevano di darci  quella libertà che, per esperienza, nessuno dona ma che deve essere conquistata.
Nasce in questo contesto un altro gruppo di italiani che combatte in modi molti diversi da quelli tradizionali la Germania ed i suoi alleati, che nel loro insieme sono il nemico.
Nasce di conseguenza un altro fronte della Guerra di Liberazione, che noi chiamiamo il V fronte, che si affianca agli altri in modo parallelo e spesso intercomunicante a ma anche lontano per altri versi, basti pensare alla azione delle I.S.U statunitensi che operano al di là dell’Atlantico, ma che sono parte integrante della Guerra di Liberazione.
Premessa indispensabile per comprendere le azioni dei prigionieri di guerra come partecipanti nel V Fronte della Guerra di Liberazione è dare un rapido sguardo alla loro consistenza, ed alla loro dislocazione geografica, determinate entrambe da 39 mesi di guerra con i paesi delle Nazioni Unite.

domenica 20 ottobre 2019

Il prigioniero di guerra. Concetto



 IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE 




L’approccio che abbiamo adottato per comprendere che cosa è la Guerra di Liberazione ed individuare i suoi caratteri ed i suoi protagonisti, come visto, pone al centro colui che in qualsiasi modo ha partecipato alla lotta per un Italia, secondo il portato del nostro processo unitario, che fosse libera di scegliere non solo il proprio presente ma anche il proprio futuro. La crisi armistiziale mise in discussione tutto questo e la Germania, a capo della coalizione hitleriana aveva considerato l’Italia non un alleato che potesse uscire dalla guerra liberamente ma prima, dalla caduta del fascismo, un potenziale nemico e con la proclamazione dell’armistizi un nemico vero e proprio. Da qui la occupazione del suo territorio fin dove era possibile, il disarmo delle sue forze armate, l’internamento senza lo status di prigionieri di guerra di tutti i soldati italiani in violazione di tutte le norme del Diritto internazionale. La Germania non dichiarò mai guerra all’Italia, ma si comportò come un nemico usandola violenza bellica in modo generale contro l’Italia sostenuta e giustificata solo dai suoi interessi e prospettive.
La opposizione a tutto questo, come abbiamo visto, da parte degli Italiani, diede vita al contrasto anche con le armi alla azione germanica. Chiunque si opponesse alla Germania ed alla sua azione entrava a far parte della schiera, secondo il nostro approccio, di chi combatteva la Guerra di Liberazione al fine di riconquistare la piena sovranità su tutto il territorio nazionale, riacquistare la libertà di decidere il proprio presente e futuro ed in sostanza essere liberi di decidere.
In questo contesto anche quei italiani che durante la guerra dell’Italia monarchico-fascista avevano avuto la sfortuna di cadere in potere dei nemici del tempo, cioè i prigionieri di guerra, ebbero le loro opportunità di scelta se partecipare, in modi che vedremo, alla Guerra di Liberazione, cioè a dire a combattere la Germania e la coalizione hitleriana nel grande quadro della Seconda Guerra Mondiale.


giovedì 10 ottobre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale

 SOMMARIO
 Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni”  www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org 

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani: 


IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA           

APPROFONDIMENTI 

AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto 
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra 
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
 Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista 

DIBATTITI 
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)

ARCHIVIO 
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00 

MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE 

Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto  1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo  

Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI 

UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate 

Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie. 

CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare 

I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018,  Maggio 2018, n. 30 
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018  Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com 

PER FINIRE Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre 

Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni 
Combattentistiche.  La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni.  La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto.  Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili” 

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” 


lunedì 7 ottobre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO n. 4 del 2019 Copertine




ANNO LXXX, Supplemento IX, 2018, n. 4

In Copertina
Medaglia della Vittoria coniata e firmata da Luciano Zaniella
prodotta in tiratura limitata
67 mm di diametro e pesa 140 grammi
Disponibile in bronzo similoro
E' possibile richiederla alla Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro
(segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)


giovedì 3 ottobre 2019

Campo di concentramento di Boldogassony Notizie


Situata a 18 km a est di Nezader.

Secondo la tradizione, II. Durante il regno di re Andrea , Fertő inondò diversi villaggi. Invece, hanno fondato l'attuale insediamento nel 1240 . 1324 in "Zenmária" è stato primo nome citato. Era un insediamento nei tempi antichi. Al confine con Mosonszentandrás ci sono reperti di un insediamento romano significativo Il santuario di Maria era già noto nel 13 ° secolo . La sua vecchia chiesa fu costruita nel 14 ° secolo e fu distrutta dai turchi nel 1529 . L'immagine della misericordia di Maria fu portata qui nel 1661 da Fraknódalla cappella del castello dove apparteneva all'Eszterházyak . Il Pál Esterházy (Palatino) dal 1668 nel tempio e il monastero ricostruito nel 1683 in Turchia nuovamente distrutto. Tra il 1696 e il 1702 fu ricostruito secondo i piani dell'italiano Francesco Martinelli . In origine, aveva una torre che era caduta poco dopo la dedica. Vedendo il segno celeste, il duca ordinò la costruzione di due torri. Vecchio famoso luogo di pellegrinaggio.
Nel 1910 , dei 2732 abitanti, 1970 erano tedeschi e 756 ungheresi . Fino al trattato di pace di Trianon, apparteneva al distretto Nezsideri della contea di Moson .
Nel 1678 Pál Esterházy si stabilì ebrei derubati dai soldati dalle tenute del cortile dell'abbazia di Heiligenkreuz Il loro numero raggiunse il picco nel 1876 , quindi vi abitarono 864 ebrei. Nel marzo del 1938 , dopo l' Anschluss , fu istituito un campo di insediamento. Furono radunati circa 400 abitanti ebrei dell '"Angolo infettivo". Ad aprile la maggior parte di loro ha attraversato il confine ungherese, quindi la comunità ebraica qui ha cessato di esistere. La loro sinagoga fu demolita nel 1939 , solo il loro cimitero è sopravvissuto fino ad oggi.

Nel 1914 , alla periferia del villaggio , un campo di prigionieri di guerra fu istituito su un terreno di proprietà Esterházy C'erano 15.000 prigionieri nel campo e furono costruite circa 200 capanne. 1915 in un tifo epidemia nel 2000, più di un paio di giorni in russo , serbo , italiani prigionieri sono morti. Il campo era dotato di approvvigionamento idrico e illuminazione pubblica. Oggi, 2.363 tombe sono registrate nel parco commemorativo.
Nel 2001 , dei suoi 2856 abitanti, c'erano 2503 austriaci, 209 ungheresi e 19 croati.

Attrazioni modifica ]


  • Tempio Santuario, che nel 1990 Ota " Basilica Minore indossa un" rango nel 1668 è stata costruita dal principe Paul Eszterházi, e dopo 1683 i turchi distrutte, ricostruita tra il 1696 e il 1702i Oggi è l'unica basilica del Burgenland. L'interno è considerato l'interno della chiesa barocca più bella del Burgenland .
  • Il monastero francescano fu ricostruito nel 1733 .
  • Il Calvario fu costruito nel 1683 e spostato nella sua posizione attuale nel 1958 .
  • Luogo di nascita di Mihály Mosonyi
  • Vicino al villaggio c'è un complesso termale con acqua termale.


amministrazione
paese Austria
provinciaBurgenland
rangocittà
camminareContea di Nezsider
Anno di fondazione1324
sindacoJosef Ziniel ( SPÖ )
codice postale7132
prefisso teleselettivo02 172
Targa del trafficoND
popolazione
Popolazione totale2862 persone (1 gennaio 2018) [1] +/-
densità di popolazione89 persone / km²
Dati geografici
Sul livello del mare. altezza119 anni
zona31,9 km²
fuso orarioCET , UTC + 1

sabato 28 settembre 2019

Campo di Comcentramento di Aschach Notizie

Mappa di localizzazione: Austria

Aschach an der Donau – Mappa

Il comune sorge lungo il Danubio, ai margini del bacino di Eferding nella regione dell'Hausruckviertel. Ha una superficie di 6 km² e l'1,8% del territorio è coperto da boschi.
Il paese è stato citato per la prima volta nel 777, in un documento relativo alla fondazione dell'abbazia di Kremsmünster. Già appartenuto al Ducato di Baviera, dal XII secolo passò al Ducato d'Austria. Nel 1490 Aschach fu aggregato al principato Österreich ob der Enns e ricevette da Massimiliano I d'Asburgo il diritto di mercato.
Il paese è stato occupato più volte durante le guerre napoleoniche e dal 1918 fa parte dello Stato federato dell'Alta Austria. Dopo l'Anschluss dell'Austria al Terzo Reich, dal 13 marzo nel 1938 appartenne al Gaudell'Oberdonau; nel 1945 furono ristabiliti i precedenti confini.

Aschach an der Donau – Stemma

Lo stemma: Partito di rosso e argento, coperto da due colori naturali, le vite incrociate due volte con un'uva nera e bianca e una foglia verde in ogni parte. Il rosso, il bianco e il verde sono i colori tradizionali del comune.
Il motivo dello stemma si riferisce alla viticoltura praticata già nell'Alto Medioevo nell'area di Aschach (ne fa cenno anche il documento relativo all'abbazia di Kremsmünster del 777). Il bianco e il rosso sono i colori dello stemma dei conti di Schaunberg, che fino agli anni 1870 detennero il potere politico e il casello di Aschach.
Aschach an der Donau – Veduta
  • Monumenti di interesse:
  • Il castello di Aschach an der Donau (Schloss Aschach an der Donau), appartenuto ai conti di Harrach, oggi è di proprietà privata. L'ala principale risale al XVI secolo; si affaccia su un parco ed è dotata di portici. L'ala orientale e l'altare maggiore della cappella sono stati costruiti da Johann Lucas da Hildebrandt nel 1709.
  • La chiesa parrocchiale della Croce del Danubio (Pfarrkirche mit dem Donaukreuz) venne ricostruita in stile gotico verso il 1490 in luogo di una precedente chiesa, la cui esistenza documentata risale al 1371. La Croce, posta sopra l'altare maggiore della chiesa, è legata a una leggenda: durante una piena del Danubio, nel 1693, la Croce fu tratta in salvo da due battellieri e in seguito un restauratore, malato, fu guarito durante i lavori di restauro della Croce. Nel 1976 la chiesa è stata rinnovata ed ampliata, secondo il progetto di Clemens Holzmeister.
  • Piazza Kurzwernhardt (Kurzwernhardt-Platz) è intitolata al farmacista Theodor Kurzwernhart, sindaco dal 1861 al 1864 e cittadino onorario di Aschach an der Donau. Sulla piazza si affacciano edifici storici, spazi verdi, ristoranti, caffè, una fontana e un monumento ai caduti.
  • Il Museo della pesca (Schoppermuseum) testimonia la storia del comune per quanto riguarda la navigazione sul Danubio, ospita una raccolta di artigianato storico e illustra l'evoluzione della pesca in Alta Austria.

  • Il mercato dell'artigianato ha luogo ogni anno in agosto in piazza Schopper (Schopperplatz), accanto al Museo della pesca; decine di artisti e artigiani vendono oggetti in legno, ceramica, tessuto, metallo e pietra. Inoltre sono venduti prodotti culinari della regione, mentre il programma culturale prevede musica regionale, teatro ed eventi per bambini.

Le frazioni sono Aschach an der Donau, Ruprechting e Sommerberg.

La pista ciclabile lungo il Danubio
In estate Aschach an der Donau è frequentata da cicloturisti: si trova lungo la pista ciclabile che va da Passavia a Vienna e offre numerose strutture ricettive.


Nel 2015 la composizione del consiglio comunale era la seguente: Partito Popolare (ÖVP) 11 seggi, Partito della Libertà (FPÖ) 6 seggi, Partito Socialdemocratico (SPÖ) 5 seggi, Verdi (Grünen) 3 seggi. Il sindaco è Friedrich Knierzinger (ÖVP).