SECONDA GUERRA MONDIALE
PRIGIONIA ITALIANA IN MANO ALLEATA
di Francesca Rossi
Secondo gli studi di Flavio Conti i
prigionieri di guerra italiani catturati dalla Francia al fianco degli Alleati
furono complessivamente 67.000, ma secondo gli studi e le fonti francesi, il
loro numero aumenterebbe a oltre 71.300.
Indipendentemente dal numero, i prigionieri di
guerra in mano alle Forze Combattenti di De Gaulle presentano numerose
peculiarità, innanzitutto a livello di giurisdizione internazionale: la Francia
Libera non era, infatti, un paese ufficialmente riconosciuto, ovvero le forze gaulliste
erano considerate un’entità combattente rivoluzionaria e secessionista.
Teoricamente questo fatto poneva in generale i prigionieri in mano francese al
di fuori della tutela delle Convenzioni di Ginevra del 1929 che, tra le altre,
regolavano la prigionia di guerra.
Inoltre, fatto non secondario, la
Francia gaullista non era in guerra con l’Italia, ovvero non ci fu mai una
dichiarazione ufficiale di guerra tra le due forze, né prima né dopo la caduta
di Mussolini. L’Italia mussoliniana era in guerra con l’Inghilterra e con gli
Stati Uniti d’America accanto ai quali le truppe della Francia Libera
combattevano, ma a livello internazionale i rapporti tra italiani e francesi,
almeno fino alla caduta del fascismo, erano regolati dall’armistizio del 1940 con
la Francia di Vichy. Di conseguenza tra la Francia Libera e l’Italia fascista
non intercorrevano normali rapporti diplomatici.
La situazione si aggravò con la
caduta del fascismo nel 1943 che portò da una parte alla completa interruzione
dei rapporti diplomatici tra i due paesi e dall’altra alla cobelligeranza.
In questa situazione politica si
vennero a creare un vuoto a livello giuridico- diplomatico e una forte
ambiguità riguardo lo status e la tutela dei prigionieri di guerra in generale;
condizioni aggravate dalle peculiarità storico-belliche della Francia e
dell’Italia e dai rapporti che tra questi due paesi intercorsero durante la
Seconda Guerra Mondiale.
A livello giuridico come venne
risolata l’ambiguità dello status dei prigionieri di guerra, in particolare
quelli italiani, in mano della Francia gaullista? In che modo e chi riempì il
vuoto diplomatico venutosi a creare nei rapporti tra Francia e Italia?
Questa tesi vorrebbe affrontare
l’analisi di questi due quesiti, soffermandosi esclusivamente sulla questione
dei prigionieri di guerra italiani della Francia Libera, in quanto gli
internati civili e i prigionieri della Francia prima dell’armistizio del 1940
sono inquadrati in altre logiche.
Un primo capitolo partirebbe
dall’analisi della condizione giuridica, oltre che materiale, dei prigionieri
in Africa del Nord. Ci si soffermerebbe inoltre sulle peculiarità della cattura
di alcuni: dei circa 40.000 prigionieri italiani in mano francese, circa 15.000
non furono direttamente catturati, ma gli furono ceduti dagli angloamericani.
Seguirebbe un secondo capitolo
riguardante i territori della Francia nazionale dopo la liberazione del 1944.
Si analizzerebbero le modalità di cattura (i francesi presero sotto la propria
custodia i prigionieri italiani precedentemente catturati dai tedeschi) e le
conseguenze giuridiche che ciò comportò.
Per entrambe i capitoli, inoltre, si
cercheranno di individuare le istituzioni e gli interventi a favore di questi
prigionieri; oltre ai vari organi statali, si presuppone l’operato della Santa
Sede e della Croce Rossa Internazionale.
A tal fine l’analisi partirebbe dallo studio della documentazione
custodita presso gli archivi militari francesi di Vincennes; in particolare
della serie P riguardante la Seconda Guerra Mondiale si andrebbero ad
analizzare le sottoserie relative alla Francia Libera prima in Africa e poi in
Francia.
Infine, questa tesi verrebbe
conclusa da un terzo e ultimo capitolo riguardante la memoria pubblica e
privata dell’esperienza della prigionia in mano francese, tramite la lettura
della memorialistica pubblicata e l’analisi dell’operato delle associazioni di
reduci (primi fra tutti il “Toppa Club” e l’Associazione Nazionale Reduci dalla
Prigionia).