Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
Traduttore
sabato 30 aprile 2022
mercoledì 20 aprile 2022
Volume: L’opera di Padre Giovanni Minozzi durante e dopo la Grande Guerra, Le “Case del soldato alla fronte” e gli orfani di guerra dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, Vol. V
MASSIMO COLTRINARI, PRIGIONIA ED INTERNAMENTO, L’opera di
Padre Giovanni Minozzi durante e dopo la Grande Guerra, Le “Case del soldato
alla fronte” e gli orfani di guerra dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno
d’Italia, Roma, Edizioni Nuova Cultura,
Collana I Libri del Nastro Azzurro, Pag. 294 ISBN 978 88 3365 3983, Euro 29,
Vol. V
ISTITUTO DEL NASTRO
AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
Il presente volume riporta le ricerche attivate nell’ambito
di due progetti presentati al Ministero della Difesa e da questi accettati
riguardanti la Prigionia nella grande guerra progetti che vogliono sottolineare
il valore del combattente disarmato, di entrambi gli schieramenti, sia quello
italiano sia quello austro-ungarico con la individuazione dei campi di
concentramento per prigionieri in Italia e la geografia dei campi di
concentramento in Austria e, nel prosieguo delle ricerche anche in Germania.
Tutto questo in un quadro di studio ed approfondimento della articolazione
delle modalità relative alla gestione dei prigionieri nel primo conflitto
mondiale per contribuire non solo alla conoscenza di questo aspetto della
Grande Guerra, ma anche di preservarne la memoria e gli insegnamenti che da
questo fenomeno si possono trarre anche oggi. Il cittadino in armi che come
soldato è chiamato, disarmato, a continuare ad essere fedele al giuramento
presto in mano del nemico rappresenta un aspetto veramente degno di nota del
valore militare. Aspetto da sottolineare anche alla luce che, mentre il combattente
quando compie atti di valore è costante il suo riconoscimento anche tangibile,
mentre il combattente disarmato, anche compie atti di abnegazione e valore, è
per lo più non riconosciuto. Il presente volume è inserito nelle edizioni fuori
collana dedicate alla prigionia.
Massimo Squillaci, Socio della Federazione di Roma
dell’Istituto del Nastro Azzurro. E’ docente al Master di 1° Liv. in Storia
Militare Contemporanea dal 1796 al 1960 attivato presso la Università degli
Studi N. Cusano Telematica Roma.
Il volume è acquistabile in tutte le librerie. Oppure
Presso la Casa Editrice, (Società Editrice Nuova Cultura attraverso la
email:
ordini@nuovacultua.it o il sito: www.nuovacultura.it/ collane
scientifiche)
Presso la Segreteria dell’Istituto del Nastro Azzurro
(segrreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)
Informazioni e dettagli su www.cesvam.it
domenica 10 aprile 2022
Grande Guerra: il Capitano Pietro Zaninelli
Maria Luisa Suprani Querzoli
Il coraggio e
la generosità: la figura del Capitano Pietro Zaninelli
Se vuoi
trovar l’Arcangelo da fante travestito,
ricercalo a
Manzano e troverai l’ardito![1]
Una brevissima
premessa di ordine personale: durante uno dei miei viaggi sul Montello,
passando nei pressi della Casa Bianca, appresi dell’eroico gesto del Capitano
Zaninelli[2],
gesto lucido e generoso a fronte della prospettiva pressoché certa
dell’imminente fine.
Il valore degli Aditi è
proverbiale, così come le loro abilità, ma il coraggio del giovane Capitano è
da ascriversi ad un’altra categoria, quella della mera generosità d’animo: l’unica
sua foto ad oggi pervenuta (dove lo
sguardo è lasciato all’immaginazione dell’osservatore) può essere assunta a
ritratto di un’integrità e di una saldezza alle quali l’esaltazione appare
estranea.
Il Montello, di per sé, rimanda
all’asprissima Battaglia del Solstizio[3],
la stessa che assistette alla perdita della figura dell’Asso dei Cieli,
Maggiore Francesco Baracca. Gli Arditi detennero il triste primato, in quel
frangente, della percentuale più alta di Caduti[4].
Durante tale battaglia d’arresto,
la riconquista delle posizioni perdute sul Montello e a Nervesa divenne un
obiettivo ineludibile.
Del dispositivo d’attacco predisposto
allo scopo faceva parte la 1ª Compagnia ‘Aosta’, comandata dal
Capitano Zaninelli. Il pomeriggio del 15 giugno 1918 essa fu impegnata in
quattro assalti sanguinosissimi contro la Casa Bianca (ora Casa Zaninelli), caposaldo
– osservatorio di grande rilevanza, tanto da renderne necessaria la pressoché
impossibile conquista. Fu durante l’ultimo di questi assalti che il Capitano
perì. L’osservatorio riuscì a giungere in mano italiana solo durante la notte,
grazie al concorso della Compagnia ‘Monte Piana’[5].
La narrazione del momento,
densissimo, precedente l’attacco:
Poi, tra Maggiore [Freguglia] e Capitano [Zaninelli] un rapido colloquio:
gli ultimi ordini e gli ultimi scambi di idee davanti al terreno della
battaglia; gli sguardi fissi al di là della siepe di destra; cenni con le mani,
entro l’ingombro del fogliame, a indicare possibili vie, a stabilire
obbiettivi.
E quando il Maggiore s’era allontanato, aveva ancora detto:
“Attento, tra poco, al segnale di tromba!”.
Tra poco. Gli assalitori eran lì, in attesa, sulla piccola striscia umida
della strada sterrata tra le siepi, scherzando da ragazzi in piena libertà.
[…]
Zaninelli, pochi metri a monte del brusio delle Fiamme nere s’era, dal
Cappellano del Reparto, in cristiana umiltà, confessato. Ora rientrava
sorridente e sereno in mezzo agli assalitori che lo idolatravano. Timore della
morte? All’ufficiale del II plotone che gli chiede in quell’attimo un ulteriore
schiarimento, egli risponde senza la minima titubanza:
“Non vi preoccupate: ci sarò io!”.
[…]
Eccolo: l’attacco!
La Compagnia esce all’assalto in perfetta formazione d’attacco. […] La
Compagnia di Zaninelli s’è buttata fuori dalla strada […] aprendosi a forza il
varco attraverso la siepe di destra.
“Avanti a plotoni affiancati”.
E dopo pochi passi:
“Di corsa”.
Il Capitano stesso intona il canto degli Arditi.[6]
Medaglia d’Argento al
Valor Militare
Cadeva colpito a morte
da mitragliatrice nemica
alla testa degli arditi
della sua compagnia,
dopo averli per tre
volte condotti all’assalto di munita posizione nemica
al canto dell’inno del
battaglione.
Montello, 15 giugno
1918[7]
La leggenda
vuole che, di fronte all’ordine fatale, il Giovane abbia risposto con uno dei
celeberrimi motti degli Arditi, dove traspare lo sprezzo della vita stessa, di
fronte alla salvezza della Patria.
Nel tempo, lo
stesso motto è divenuto sinonimo del massimo disimpegno nonché, anche se le
accezioni appaiono scarsamente convergenti, di una certa indulgenza verso
alcune espressioni del Ventennio (a ben vedere, esse costituiscono un furto del
patrimonio di Valore degli Arditi di cui ancora si attende la restituzione).
La memoria,
se non adeguatamente alimentata, tende a falsare le prospettive.
Può così anche capitare di imbattersi, in un
mercatino di cimeli militari[8],
in una delle numerose Medaglie al Valore dello stesso Zaninelli, ceduta
facilmente grazie all’oblio che
circonda tuttora, immeritatamente, la sua generosità d’animo.
[1]
Strofa tratta da un celebre Stornello degli Arditi (L. Freguglia, XXVII Battaglione d’Assalto. Gli Eroi del
Montello, Bassano del Grappa: Itinera Progetti, 2017, p. 11).
[2] Capitano
Pietro Zaninelli (Lodi, 11 ottobre 1895 – Giavera del Montello, 15 giugno
1918).
[3] Periodo:
15 – 23 giugno 1918; luoghi: Passo del Tonale; Altopiano dei Sette Comuni;
Monte Grappa; Fiume Piave (Seconda Battaglia del Piave).
[4]
«Particolarmente
tragico fu il bilancio delle perdite in occasione della Battaglia del
Solstizio, per il quale il Comando Supremo comunicò le seguenti percentuali:
Arditi 20%, Fanteria 16%; Bombardieri 7%, Artiglieria 6%, Bersaglieri 6%,
Mitraglieri 5%, Genio 2%»(L. Freguglia, XXVII Battaglione d’Assalto. Gli Eroi del Montello, cit., p. 14).
[5] Cfr.
ivi, p. 16.
[6] Ivi, pp.
74 – 75.
[7] Ivi, p.
23.
[8] La
testimonianza, risalente al 2011 e tuttora in rete, è presente in un forum
italiani dedicato al mondo militare dei più seguiti.