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martedì 4 febbraio 2014

Albania 1943: una scommessa vinta e un ricordo



Se trovate dei refusi li corriggerete
Un ricordo





Quando si erano perse quai tutte le speranze di veder pubblicare le ricerche, da pubblicare entro il 1993 come promesso, iniziate nel 1989 in merito alle vicende dei soldati italiani in Albania, il 1 settembre 1995 una telefonata di Enzo Orlanducci, segretario generale della Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento e dalla Guerra di Liberazione  da fuoco alle polveri: ha trovato denaro sufficiente per stampare un libro entro il 10 settembre, ma gli manca il libro. Altrimenti i soldi sfumano. Chiede se sono in grado di trovarne uno da pubblicare. Enzo è così: lui vola, gli altri navigano.
Convintissimo il buon Orlanducci di avere risposta negativa, rimase sorpreso nell'udire una risposta da parte mia affermativa. Erano i tempi delle grande "parolaiate" proclamate a giudizio tutto tondo ed Enzo, frequentando elementi dalla parola facile, aveva perso l'abitudine di avere risposte concrete. In breve i vari capitoli furono assemblati. La bozza pronta e consegnata in tre giorni. Mari, detta Maria, Stella, travolta dagli avvenimenti. Il libro andò in stampa 8 settembre, in controtendenza con la data, ed 10 settembre pronto e consegnato. I soldi incassati. Naturalmente oltre ad essere ricercatore e scrittore, ancorchè di complemento, non potevo essere anche proto: Enzo passò tre nottate d'inferno a leggere il manoscritto e a correggere refusi del tipo "trippe" anzichè "truppe".
Ancora è pervaso da quei incubi. E non solo lui. Ricordo che il povero Comandane Sicurezza, nel correggere il mio contributo al convegno di Caserta del 1995 rimase fuori di senno per molte settimane. Titolare di Arte militare marittima alla Scuola di Guerra quando la frequentai, anni dopo passeggiando a Parigi sul lungosenna prima della Scuola Militare mi ricordò amabilmente, ma quasi come un incubo passato, quei giorni di mio correttore. E mi stuzzicava, nel citare "Albania 43" che un così interessante libro come "Albania 43" avesse, come diceva, il mio marchio di fabbrica. Per lui, era quasi inconcepibile. Il sole e l'atmosfera di Parigi mi furono alleati e fu l'occasione per smussare gli angoli dei ricordi e degli amabili richiami. L'importante, sostenevo, era il libro stampato. Un qualcosa che nel quadro delle vicende in Albania era, nel 1995, una cosa quasi unica e rara. Sorrise e discutemmo nell'aria quasi estiva di Parigi ancora per ore. Ricordi indimenticabili.

 Il libro qui riportato riporta però questo grave difetto, che per gli Accademici è marchio di infamia; per le persone normali può essere accettato: si corregga la copia personale ed il problema è risolto. Il volume è quasi oggi introvabile.  Oggi l'ammiraglio Sicurezza non c'è più, ma qui voglio ricordalo per il suo tratto, la sua signorilità e la sua amabilità: tutto in lui era al di sopra di ogni buon essere. E questo volume, anche con dedica postuma, sia un ricordo di una gran Signore in tutto e di un tempo quando al sole di Parigi, sulla spianata degli Invalidi, si discuteva amabilmente di Storia Militare. Bei tempi i cui riverberi ancora oggi addolciscono situazioni e momenti diversi e differenti, ma che non scalfiscono più di tanto momenti degni di nota. 
(MC)

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