Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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sabato 31 dicembre 2016
venerdì 23 dicembre 2016
Campo di concentramento di Neulengbach
Prima Guerra Mondiale
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Campo di concentramento di Nezsider
Prima Guerra Mondiale
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Campo di concentramento di Ostfi-Asszoyfa
Prima Guerra Mondiale
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Campo di concentramento di Pichl-Auhof
Prima Guerra Mondiale
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giovedì 22 dicembre 2016
Campo di Concentramento di Plan
Prima Guerra Mondiale
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mercoledì 21 dicembre 2016
domenica 18 dicembre 2016
Cesena. Uni versità Terza Età. Prigionia Prima Guerra Mondiale
Carissimi
Uno degli ultimi appuntamenti del 2016.
Questa volta non si tratta di Maurizio Bufalini, ma del tema –pochissimo noto- dei prigionieri italiani durante la Grande Guerra.
Ce ne ha parlato –in anteprima- l’amico gen. Dr. Massimo Coltrinari, nel corso della sua conferenza all’Università della Terza Età di Cesena tenutasi venerdì 9 dicembre.
Gen.le Dr. Massimo Coltrinari
(storico)
“La strage degli italiani: la prigionia nella Grande Guerra”
La conferenza è stata registrata grazie alla cortesia di
Pier Paolo Magalotti che ha provveduto alla pubblicazione sul sito della benemerita
Società di Ricerca Storica della Romagna Mineraria.
A lui, che ringrazio per la preziosa collaborazione, si deve la breve sintesi sottostante:
E' stato calcolato che i soldati italiani catturati tra il 1915 e il 1918 furono circa 600mila, la metà dei quali presi nei giorni della Dodicesima Battaglia dell'Isonzo -Caporetto -. La maggior parte venne portata a Mauthausen (località tristemente famosa anche durante la Seconda Guerra Mondiale), a Theresienstadt (Boemia), a Rastatt (Germania meridionale) ed a Celle (vicino Hannover). Non bisogna pensare che tutti i prigionieri erano il frutto di azioni militari. Molti, in realtà, si "lasciarono" catturare, fuggendo dalla prima linea e presentandosi nei pressi delle postazioni nemiche. Era una scelta disperata ma dettata dalla speranza di trovare, nei campi di prigionia, delle condizioni migliori rispetto a quelle in trincea. Invece anche la detenzione fu un'esperienza molto difficile. La mancanza di riscaldamento nelle baracche e di vestiti pesanti rendeva insopportabile il freddo pungente mentre il rancio era davvero scadente. Circa 100.000 italiani catturati dagli austro-ungarici e dai tedeschi non fecero più ritorno dalle loro famiglie. Gli stenti, la fame, il freddo e le malattie (prima fra tutte la tubercolosi) furono le principali cause di questo grande numero di decessi.
Come di consueto riporto i link che consentono l’ascolto della lezione del gen.M.Coltrinari :
https://www.youtube.com/watch?v=Oee8Q9_XmzQ IIIa parte
Un cordiale saluto
Daniele Vaienti
venerdì 9 dicembre 2016
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