Carissimi
Uno degli ultimi appuntamenti del 2016.
Questa volta non si tratta di Maurizio Bufalini, ma del tema –pochissimo noto- dei prigionieri italiani durante la Grande Guerra.
Ce ne ha parlato –in anteprima- l’amico gen. Dr. Massimo Coltrinari, nel corso della sua conferenza all’Università della Terza Età di Cesena tenutasi venerdì 9 dicembre.
Gen.le Dr. Massimo Coltrinari
(storico)
“La strage degli italiani: la prigionia nella Grande Guerra”
La conferenza è stata registrata grazie alla cortesia di
Pier Paolo Magalotti che ha provveduto alla pubblicazione sul sito della benemerita
Società di Ricerca Storica della Romagna Mineraria.
A lui, che ringrazio per la preziosa collaborazione, si deve la breve sintesi sottostante:
E' stato calcolato che i soldati italiani catturati tra il 1915 e il 1918 furono circa 600mila, la metà dei quali presi nei giorni della Dodicesima Battaglia dell'Isonzo -Caporetto -. La maggior parte venne portata a Mauthausen (località tristemente famosa anche durante la Seconda Guerra Mondiale), a Theresienstadt (Boemia), a Rastatt (Germania meridionale) ed a Celle (vicino Hannover). Non bisogna pensare che tutti i prigionieri erano il frutto di azioni militari. Molti, in realtà, si "lasciarono" catturare, fuggendo dalla prima linea e presentandosi nei pressi delle postazioni nemiche. Era una scelta disperata ma dettata dalla speranza di trovare, nei campi di prigionia, delle condizioni migliori rispetto a quelle in trincea. Invece anche la detenzione fu un'esperienza molto difficile. La mancanza di riscaldamento nelle baracche e di vestiti pesanti rendeva insopportabile il freddo pungente mentre il rancio era davvero scadente. Circa 100.000 italiani catturati dagli austro-ungarici e dai tedeschi non fecero più ritorno dalle loro famiglie. Gli stenti, la fame, il freddo e le malattie (prima fra tutte la tubercolosi) furono le principali cause di questo grande numero di decessi.
Come di consueto riporto i link che consentono l’ascolto della lezione del gen.M.Coltrinari :
https://www.youtube.com/watch?v=Oee8Q9_XmzQ IIIa parte
Un cordiale saluto
Daniele Vaienti
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