Aspetti psicologici e sociali del
“libro album” contenente le foto dei prigionieri di guerra nei campi di
prigionia austro-ungarici:
Il libro album in oggetto,
contenente foto che ritraevano i prigionieri di guerra in un ambiente pulito e
ordinato in condizioni di apparente serenità psicologica, venne inviato alle
famiglie dei prigionieri per confortarle in merito alle condizioni di vita dei
prigionieri stessi. Tale libro album doveva altresì costituire un “bel” ricordo
di quel periodo per i prigionieri di guerra una volta tornati a casa.
È possibile ritenere che l’album
in oggetto rispondesse a due importanti funzioni:
1.
Quella
di recare conforto alle famiglie dei prigionieri circa le loro condizioni e, di
conseguenza, convincere i prigionieri che vedendo le foto contenute nell’album
i propri familiari non avrebbero sofferto, alleviando così indirettamente anche
le sofferenze psicologiche dei prigionieri stessi;
2.
Quella
di creare un “nuovo ricordo” dell’esperienza della prigionia nelle menti dei
prigionieri, in considerazione del fatto che, con alta probabilità, tutti i
prigionieri, una volta tornati alle loro case e alle loro famiglie, avrebbero
vissuto il fenomeno della “rimozione collettiva”, consistente nella rimozione
psicologica del trauma della prigionia. Tale fenomeno mnemonico poteva essere
facilmente favorito dalla Potenza detentrice attraverso la modalità di un album
fotografico che avrebbe creato, nella mente degli ex prigionieri, dei “nuovi
ricordi” del periodo della prigionia, nuovi ricordi che i prigionieri avrebbero
fatto propri senza forti resistenze, stante il desiderio e l’esigenza
psicologica di liberarsi della sofferenza del trauma emotivo dell’esperienza
della prigionia.
Sandra Milani è collaboratrice CESVAM, Master in Terrorismo ed AntiTerrorismo Unicusano Universita Telematica Roma
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