Testimonianze di un orfano di guerra
Stefano Ciurla
Carissimi,
porgo il mio cordiale saluto a
tutti Voi, dal più piccolo al più grande, con questa immagine: un Albero
spoglio!....umile, annoso, armoniosamente ramificato e ben radicato nella
nostra terra “amara e bella” come cantava a Modugno con schietti fremiti di
Italianità salentina, simile a gemme pronte a rifiorire a Primavera:
Albero Spoglio!
(All’Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione)
Spoglio così come sei
Giovane albero amico,
ti rendi sempre più bello:
simpatico amico
vero autentico fratello!...
E, immerso nel silenzio,
scandaglio la mia anima
e cerco fra i miei giorni
il fascino del tempo:
con grappoli di stelle
sul luccichio del mare
e della neve!
Col pensiero rivolto ai Caduti,
passo ora alla mia “testimonianza” di orfano di guerra, figlio del fante Luigi
Ciurlia, nato a Taurisano il 6 dicembre 1912 e morto, nel corso del secondo
conflitto mondiale il 18 marzo 1945
a Kirsanov, regone di Tambov, Russia, ed ivi seporto nel
civico cimitero tomba n. 18.
Breve vita quella di mio Padre:
32 anni, 8 mesi, e 18 giorni.
Mi sembra di udur euna voce
suadente: “Patria mia! … Vissi, sognai,
caddi… Ora son solo un ricordo, un nmero?, (forse si, ma di incommensurabile
valore)”…..
Breve vita tra luci ed ombre.
Dalla vita nei campi al servizio militare di leva, dai diversi richiami per “
corse e manovre di guerra” al fronte greco-albanese, dall’incertezza, confusione
e sbandamento dell’8 settembre 1943, al campo di concentramento in Germania,
dalla proposta dei tedeschi a collaborare con loro come aiutante autista,
secondo le alterne vicende del fronte tedesco in Russia (sull’Itinerario
Berlino- Minsk, Kiev… e poi Odessa, Tambov, Kirsakov: un susseguirsi di eventi
e di situazione, dirompenti, travolgenti.
Fra tante tenebre, pochi spiragli
di luce: qualche breve “licenza per convalescenza” nel periodo albanese, il
giorno del matrimonio, 19 febbraio 1938, e soprattutto il 17 luglio 1940 data
della mia nascita. Così ho “ricreato” quei momenti ( Vedi “Sinfonia d’Amore” e
“Semplice, bella” pag. 16 in
“Sinfonia d’amore” come pure “C’è nell’aria”, pag. 18. Genuinità di sentimenti
e desiderio profondo di serenità! Poi la vita riprendeva il suo corso con i
suoi alti e bassi “fra lacrime e preghiere” (Girolamo Comi). La guerra, che i
soldati combattevano lontani, faceva sentire i suoi effetti preoccupanti e
talvolta devastanti anche nei nostri piccoli centri abitati. Diverse erano le
famiglie che avevano più di un parente
su vari fronti di guerra. Tra i miei parenti e conoscenti, per esempio, più di
uno si trovava sul fronte greco-albanese, qualche altro in Africa, un altro
addirittura in Australia. Scarse erano le comunicazioni con il fronte. Ricordo,
pur avendolo detto e ripetuto più volte mia madre, che io, quando avevo qualche
foglietto di carta per terra, pensando fosse una lettera “ tu tata” (papà),
puntavo i piedi dicendo: “Ndatu, Ndatu” (soldato), e non prendevo a camminare
se non dopo averlo raccolto. Inoltre, il giorno di Natale e quello di Pasqua li
trascorrevo quasi sempre dai nonni materni ( mettevo anche la tradizionale “Lettre
sutta u piattu”, lettera sotto il piatto: nella casa paterna, quella sedia
lasciata vuota da mio padre non lasciava posto ad alcun segno di gioia!
Affiorano nella mia mente tante altre immagini: volti e avvenimenti che si
accavallavano e s’intrecciano testimoniando, tra l’altro, come sono stati
vissuti in Taurisano, l’8 settembre 1943, il 25 aprile 1945 e l’immediato
dopoguerra; l’accoglienza disponibilità verso gli sfollati, due dei quali,
abruzzesi di Gissi, me li ricordo anch’io. Eventualmente ciò potrebbe essere
oggetto di ulteriore approfondimento e socializzazione.
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