Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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martedì 25 febbraio 2020
martedì 18 febbraio 2020
14156° Reggimento Brigata Alessandria 21 maggio 1917
RELAZIONE PRIGIONIA
RELAZIONE
DEL TENENTE LO GATTO SIG. ETTORE
Azione
militare
La mia
cattura avvenne il mattino del 21 maggio 1916 a Costesin nel Trentino. Partito
in camion da Trivignano il 19 arrivai a Ghertele la sera del 20; era con me
solo un numero esiguo di uomini del mio plotone: gli altri seguivano in altri
camions. Appena disceso al Ghertele ebbi ordine di recarmi immediatamente con
gli uomini che erano con me a Mandriele dove avrei trovato il mio capitano che
era arrivato prima e che mi avrebbe dato indicazioni ed ordini. Durante la via
tra Ghertele e Mandriele si unì a me un altro ufficiale della compagnia
sottotenente Vincenzo De Simone che aveva con sé altri uomini della compagnia.
Arrivati al Mandriele non trovammo alcuno. Allora io mi avviai per la via di
Campo Rosà, seguendo le indicazioni di un piantone del Comando di Mandriele, il
quale ci disse che tutta la truppa in arrivo doveva avviarsi in quella direzione.
Lungo la via trovammo il capitano che risaliva per accompagnarci giù. Passammo
la notte completamente allo scoperto, ignari del tutto del punto preciso dove
ci trovavamo. Non sapevamo altro che a Costesin avremmo trovato il Colonnello
signor Menzinger, comandante del 2° battaglione che avrebbe disposto di noi. Il
capitano ci disse che la prima linea era lontano almeno un chilometro ancora. A
me disse di avere avuto l'impressione che la situazione doveva essere grave, ma
di non saper altro. Verso l'alba egli con gli altri ufficiali e soldati della
compagnia ed altri ufficiali del battaglione, per ordine ricevuto, si recò in
ricoveri coperti. Mi recai anch'io da
lui per aver ordini. Nei ricoveri non c'era posto per i miei uomini (meno di
una trentina). Il capitano mi ordinò di farli avvicinare per quanto fosse
possibile al costone per proteggerli dal bombardamento nemico che era
incominciato e infuriava violentissimo.
Invitò me a restare nel ricovero, potendo le due squadre presenti restare
affidate ai graduati. Preferii restare allo scoperto con i miei uomini. Unico
riparo dalla schegge dei proiettili mi diedero alcune tavole appoggiate al
costone. Il bombardamento, quasi affatto controbattuto dalla nostra
artiglieria, infuriò per circa 2 ore. Oltre i miei uomini si trovavano
completamente allo scoperto uomini del 2° battaglione e vari ufficiali. Il
colonnello Sig. Menzinger ed altri ufficiali del 2° battaglione erano alla mia
destra alla distanza di un centinaio di metri dal punto dove io mi trovavo e
dove cadevano proiettili senza tregua: seppi appena preso prigioniero, che essi
erano stati uccisi da colpi di granata. Sulla mia sinistra, poche decine di
passi cadevano due ufficiali della 10^ compagnia, i sottotenenti Bozza e Ferrero anch'essi rimasti in attesa di ordini e che al primo
apparire degli austriaci tentarono una difesa disperata. Era impossibile
muoversi e del resto c'era stato dato ordine di non muoverci in attesa di
ordini. Verso le sette cominciò il fuoco
di mitragliatrici e di fucileria. Fui sorpreso di sentire i colpi vicinissimi,
sapendo che la prima linea doveva essere almeno un chilometro avanti a noi.
Proiettili arrivavano intanto da destra e da sinistra. L'azione fu rapidissima,
fulminea. Balzai in piedi, disperato della situazione in cui mi trovavo,
nell'impossibilità di opporre un'ordinata ed efficace resistenza. Un ufficiale
di altro reggimento che si era fermato un momento sotto le tavole che mi
riparavano, cadeva colpito a pochi passi da me. Intanto dal costone gruppi di ufficiali
urlavano: siamo circondati e alzavano le mani. Il fuoco sui fianchi incalzava.
Mitragliatrici e artiglieria - soprattutto questa - avevano già ucciso e feriti
parecchi dei miei. Quelli che erano sulla sinistra, circondati rapidissimamente
dagli austriaci, dopo aver tentato una prima resistenza con i fucili,
soverchiati, si arrendevano. Non era neppure possibile ritirarsi per il fuoco
allungato dell'artiglieria che batteva il sentiero palmo a palmo. Intorno a me
non erano rimasti che cinque uomini: ordinai loro di gettare le armi e di
alzare le mani perché non vi era altro scampo da una sicura morte in una difesa
inutile. Io sparai contro gli austriaci
a pochi passi i colpi della mia pistola ma non potei fare altro. Corsi verso il
costone ma l'azione si era svolta fulminea ed anche nel camminamento sulla
sinistra, che credevo nostro, era piazzata una mitragliatrice austriaca. Due
soldati nemici mi puntarono le baionette nel ventre gridandomi di gettare via
la baionetta che avevo ancora al fianco e la pistola. Altri soldati erano ormai
dietro di me. Consegnai la pistola ad un Fahnrich[1] la
baionetta mi fu strappata violentemente. Non mi fu possibile prima di essere
preso, arrivare fino al ricovero dov'era il mio capitano e gli altri ufficiali.
Seppi poi che erano stati circondati e fatti prigionieri. Appena arrivato al
comando austriaco seppi che prima di me era stato circondato il comandante del
162° Reggimento Fanteria, presso il quale si trovava anche il colonnello del
mio reggimento e che era situato alle mie spalle. Solo i due colonnelli
riusciranno a sfuggire all'accerchiamento, secondo quanto mi fu narrato. I due
aiutanti maggiori in I^, Capitano Comanducci Sig. Renato (del 156°) e Capitano
Rolando (del 162°) furono presi prigionieri prima di me insieme agli ufficiali
medici dei posti di medicazione, anch'essi situati dietro di me.
sabato 8 febbraio 2020
Prigionia Negli Stati Uniti 1.
Token Money
dell’Amm. Gino Galuppini
a cura di Giovanni
Cecini[1]
Nei circa 5 anni trascorsi come
prigioniero di guerra sono stato ospitato in diversi campi: uno in Egitto
all’inizio, il campo di Geneifa nel luglio-agosto 1940, tre in India e, infine
uno ancora in Egitto al rimpatrio.
Nei campi di più lungo soggiorno,
cioè in India, circolava una specie di moneta, detta dagli inglesi “Token
Money”.
I primi ufficiali dell’Esercito,
dell’Aeronautica e della Marina catturati sul fronte libico e nel Mediterraneo,
dopo pochi giorni passati ad Alessandria, erano stati trasferiti in un campo,
ancora in costruzione nella località di Geneifa, ultima stazione prima di Suez
della ferrovia Alessandria-Suez, in una zona desertica accanto al canale
omonimo.
A tali prigionieri, in data 23
luglio 1940, si aggiunsero una ventina di ufficiali del Regio Incrociatore Colleoni, affondato il 19 luglio 1940, e
rimasti ad Alessandria, alloggiati in una caserma, nei giorni 20-22 luglio.
Non ricordo se a Geneifa
circolasse moneta: quello che mi ricordo perfettamente è che in tale campo non
esisteva uno spaccio, quindi il denaro non serviva.
Viceversa sul piroscafo Rajula sul quale imbarcammo il 23 agosto
per essere trasferiti in India, ci fu data una piccola somma di denaro in base
al grado rivestito, con la quale si poteva comperare un’aranciata a fine pasto.
Questo denaro era in moneta
corrente: Sterlina, Scellini e Pence.
Giunti in India, non essendoci
campi per prigionieri, venimmo ospitati nel “Central Internment Camp” di
Ahmednagar, dove dal settembre 1939 erano rinchiusi i civili tedeschi, e dove
dal 10 giugno 1940 gli internati italiani, inclusi sia i missionari, sia lo
stesso Delegato Apostolico monsignor Scuderi, e dove dal 15-18 giugno erano
stati rinchiusi gli ufficiali ed equipaggi dei sommergibili catturati nel Mar
Rosso nei primi giorni di guerra.
Il campo dei prigionieri di
guerra era completamente separato da quelli degli internati, che non si
potevano nemmeno vedere, ma vi era uno spaccio e tutti, inclusi i sottufficiali
e i marinai, ricevevano una “paga” in base al grado rivestito.
Inizialmente anche nel campo dei
P.O.W. [Prigionieri di Guerra] circolò la moneta in uso per gli internati:
vedasi biglietto rosa da 2 Annas intestato:
CENTRAL INTERNMENT
CAMP
AHMEDNAGAR
Poco tempo dopo entrò in servizio
un altro tipo di carta moneta che oltre al Central Internment Camp portava la
scritta a stampa:
PERSONAL ALLOWANCE ITALIANS INTERNEES
oltre alla quale, per l’uso a
parte dei prigionieri di guerra era aggiunto con timbro stampa:
SERVICE OF PRISONERS
OF WAR
[vedasi banconota da
una rupia]
Infine la banconota in uso per
gli internati furono eliminate e sostituite da altre in carta bianca invece che
rosa con la scritta:
SERVICE OF PRISONERS
OF WAR
[vedasi banconota da
1 Anna]
Questo tipo di moneta però ebbe
breve vita, perchè dopo la prima ritirata sul fronte libico i prigionieri
furono catturati a migliaia e per loro furono costruiti appositi campi a
Ramgharh e a Bhopal.
I circa 30 ufficiali e 450
marinai da Ahmednagar furono trasferiti a Ramgharh e sistemati insieme agli
ufficiali e soldati dell’Esercito. In questo campo circolò brevemente una
moneta simile a quella precedentemente citata, però con la scritta:
No.1 INTERNMENT CAMP
RAMGHAR
SERVICE OF PRISONERS OF WAR
[vedasi banconota da
1 Anna]
Si mette in rilievo la scritta
“INTERNMENT CAMP” e non “PRISONERS OF WAR” e inoltre la firma di un maggiore in
basso a sinistra.
La ragione di questa firma è che
da un’organizzazione civile si era passati ad una organizzazione militare,
quindi l’autorità militare ritenne che sulla cartamoneta vi fosse la firma del
“PRESIDENT REGIMENTAL INSTITUTE” in inglese abbreviato in “PI” AR “AI”
italianizzato in PIERAI o PIORAI, la più alta autorità del campo, col grado di
maggiore.
Come risulta venne ancora
impiegata la dizione:
N. 1 INTERNMENT CAMP
e la cartamoneta era stampata su
carta bianca con formato simile a quello impiegato per gli internati, ma questo
fu di breve durata, perchè dato il numero di “utenti”, dai biglietti su carta
si passò a una vera e propria cartamoneta, con fondo stampato a vari colori a
seconda del valore e la scritta in caratteri bianchi:
PRISONERS OF WAR
CAMP
E sotto, più in piccolo e a
caratteri neri il nome del campo
RAMGARH
Ma per l’aumentare del numero dei
campo anche su questa cartamoneta fu aggiunti con timbro a stampa la scritta:
P.O.W. CAMP
XX
[vedasi banconota da
1 Anna]
essendo 20 il numero del campo in
cui mi trovavo a Ramgarh.
Su alcune banconote tale timbro
poteva essere messo sul retro bianco.
Il timbro a stampa fu presto
abolito e sostituito dal numero 20 (o 21, 22 ecc.) messo a stampa in carattere
piccolo e nero davanti alla parola.
RAMGARH
[vedasi banconota da
1 Rupia]
Lo stesso tipo di moneta era in
uso nel campo di Yol, ovviamente con la scritta in nero “Yol” ed il numero del
campo che poteva essere 25, 26, 27 o 28.
A Yol esisteva anche un “Campo
Colonnelli” di cui ignoro il numero, in quanto nella gerarchia militare inglese
il “maggiore” è un ufficiale inferiore, quindi nei campi ufficiali vi erano
quelli dei gradi da sottotenente a maggiore. Colonnelli e Tenenti Colonnelli
erano, in campi separati, con trattamento un poco diverso. I Generali erano in
un campo a Dhera Dun, dove fu istituito anche un campo ufficiali di cui ignoro
il numero e non possiedo cartamoneta.
Allego due esemplari di moneta in
circolazione nel campo di Bhopal e “spesi” a Yol da ufficiali provenienti da
tale campo.
[1] Il
presente articolo è stato scritto nell’agosto 2005 dallo stesso Galuppini. Il
curatore si è limitato ad apporre modifiche al testo, esclusivamente
esplicitando le sigle meno diffuse, uniformando la parte grafica, correggendo i
refusi, aggiungendo le note come ausilio per il lettore, lasciando
completamente inalterato il contenuto del racconto [ndc].
lunedì 3 febbraio 2020
I prigionieri in mano alla Francia Libera
IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
La consistenza numerica
al settembre 1943
al settembre 1943
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