Conrad
von Hotzendorf non tralascia nessuna circostanza per sostenere le sue idee di
guerra preventiva. Nelle udienze del 1° febbraio e 11 maggio 1910, parlando con
Sua Maestà della questione italiana scrive:
“..accennai nuovamente alle spese italiane per l’esercito: il
bilancio ordinario di 306 milioni per il 1910-11 conteneva un nuovo credito di
65 milioni, ed infine un altro di 83.750.000. Feci osservare che il notevole
aumento del bilancio ordinario (20 milioni di più che nel 1907-08) ed i crediti
straordinari di 420 milioni concessi dal 1906 in poi avevano spiccato carattere
di armamenti bellici contro l’Austria-Ungheria, di fronte ai quali non dovevamo
rimanere ciechi.
Richiamai nuovamente l’attenzione di Aehrenthal sull’opera
cosciente dello scopo, che svolgeva l’Italia per una guerra contro la monarchia
ed altresì sul pericolo di essere superati dall’Italia. Dei provvedimenti militari
concreti, risultanti all’occhio anche dei profani, che sta prendendo l’Italia
in modo evidente per una guerra contro la monarchia, fanno parte:
a)
la costruzione, rapidamente spinta, di un sistema di
fortificazioni in grande stile;
b)
l'aumento
delle guarnigioni nel Veneto e, specialmente, nella zona di frontiera, come
pure l’intendimento che ne consegue, non soltanto di proteggere in caso di
guerra la frontiera, ma ben anche di irrompere, con corpi pronti ad operare,
nel territorio della ‘monarchia, per disturbare la nostra radunata;
c)
lo sviluppo della
rete ferroviaria;
d)
l'annuale spostamento
dei reparti alpini dalla frontiera francese alla zona di frontiera colla
monarchia;
e)
l'intensa
attività in fatto di manovre; viaggi di istruzione, manovre con i quadri nella
zona di radunata contro la monarchia;
f)
gli incessanti viaggi
di ricognizione di navi italiane sulle coste della monarchia;
g)
il riordinamento
generale dell’esercito e della flotta, spinto con celerità, per la primavera
del 1912, colla visibile tendenza ad opporre alla monarchia forze per lo meno uguali,
possibilmente superiori”.
In una
lettera all’Imperatore, del 9 settembre 1911, scrive:
“In Italia, invero, la vasta costituzione delle forze armate, la
dislocazione di parte delle truppe nella frontiera sud-orientale, la
costruzione, non avente pari per estensione e per celerità, di fortificazioni,
rivolte soltanto contro di noi, la razionale costruzione delle ferrovie di
radunata verso il Veneto, la costituzione oltremodo intensiva della protezione
della frontiera e delle formazioni di volontari, come pure l’attivissimo
servizio di informazioni procedono di pari passo colla assicurazione più
amichevole e colle forme diplomatiche più concilianti. Ma, poiché gli scopi e
le tendenze positive nel senso di una politica nazionale fanno supporre che
l’Italia entri aggressivamente in azione in un momento opportuno, mentre da
parte nostra siamo ben lontani, data la tendenza puramente conservatrice della
monarchia, da un analogo intendimento, è ovvio che le nostre contro misure
militari, le quali come già si è accennato rimangono molto in arretrato
rispetto ai provvedimenti dell’Italia, possano essere male interpretate per
partito preso”.
Nel 1912,
l’anno in cui veniva a scadere la Triplice Alleanza, quale comandante designato
della 3a Armata, Conrad von Hotzendorf nel prospettare al capo di
stato maggiore proposte operative ed organiche, così esordisce:
“..le fortificazioni italiane costruite in grande stile sul
Tagliamento e nel Friuli settentrionale e meridionale si oppongono ormai alla
nostra offensiva col grosso dall’Isonzo, che prima era attuabile in modo
relativamente facile e decisivo, difficoltà tanto maggiori in quanto i mezzi
d’attacco necessari da parte nostra sono rimasti allo status quo, nonostante i
miei sforzi di anni. L'Italia, da quell’epoca, ha progredito in elevata misura
militarmente, specie in quanto concerne le predisposizioni contro la monarchia;
e quest’ultima invece è rimasta arretrata in tutto. Mentre ad esempio nel
1906-7 ed ancora nel 1908 sarebbe stato possibile, con i mezzi d’artiglieria
della monarchia, avere ragione delle fortificazioni, ciò non è più possibile;
mentre allora potevamo subito radunare alla frontiera grandi forze atte ad
agire prontamente, ora le cose sono invertite, per lo sviluppo della rete
ferroviaria italiana; l’Italia, grazie all'aumento e al rinforzo essenziale
delle sue guarnigioni di frontiera, può entrare in azione con numerose forze,
ed eziandio anche di sorpresa all’inizio della guerra. Da parte nostra non si
sono effettuati gli aumenti di guarnigioni segnalati come imprescindibili, per
non creare difficoltà diplomatiche. Mentre l’Italia nel 1906-7 poteva mettere
in campo al massimo 24 divisioni, ora ne può aggiungere 6 che ben inteso
diverranno 12 di milizia mobile. . . .Nulla si fece né per far subito guerra
all’Italia, né per prepararci energicamente pel momento in cui tale guerra
diverrà necessaria, . . . .
Italia. È innegabile che tale stato, dalla sua unione nazionale,
si è ininterrottamente consolidato, ha progredito commercialmente,
finanziariamente, politicamente e specialmente poi nel campo militare, ed è
entrato nella scena mondiale con tutte le tendenze di una grande potenza.
Devesi inoltre far notare che sarebbe errore il commisurare l’esercito italiano
alla stessa stregua del secolo scorso, e, quand’anche per l’avvenire si faccia
calcolo sulla bravura preponderante delle nazioni della nostra monarchia,
l’esercito italiano deve essere considerato molto di più di allora a causa
anzitutto del suo ottimo ed ambizioso corpo di ufficiali, delle abbondanti
dotazioni tecniche, fra le quali considero anche il sistema munificentemente
attuato di fortificazioni, ed infine, dell’entusiasmo nazionale alimentato con
tutti i mezzi. Agli insuccessi in Tripolitania non si deve dare troppo valore
da tal punto di vista; giacchè simili fenomeni si sono verificati anche presso
altri eserciti in condizioni analoghe.”[1]
Se Conrad
von Hotzendorf non dà importanza ai nostri insuccessi nella guerra di Libia,
però far entrare nei suoi calcoli lo sforzo logistico che l’Esercito italiano
dovette compiere per la guerra contro la Turchia e li valuta come un momentaneo
indebolimento, oltre al fatto che tutto lo schieramento italiano è orientato
verso sud, anche se sono presenti a nord forze di copertura.
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