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martedì 20 settembre 2022

Il Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta

 

“Mario aveva violato le leggi della guerra”. Con questa affermazione Sallustio conclude la narrazione di un episodio particolarmente crudele della guerra che i Romani conducevano contro Giugurta: la distruzione della città di Capua, l'uccisione di tutti gli uomini atti alle armi fatti prigionieri, la vendita come schiavi delle donne e dei bambini. Il comportamento di Mario era delittuoso perché la città si era arresa e perché era stata proditoriamente assalita. Sebbene non fosse in guerra. Ma subito dopo questa affermazione Sallustio assolve Mario dal suo misfatto (Mario il tribuno della plebe, l'erede dei Gracchi come paladino della Giustizia sociale) perché non aveva agito per cupidigia o per mentalità criminale ma soltanto per evitare che la città di Capua diventasse un punto d'appoggio per il nemico. Dopo questo successo conseguito senza la perdita di un solo uomo, commenta Sallustio, il più grande è famoso Mario fu considerato ancora più grande è la sua fama sali alle stelle”

Sulla giustizia prevalse dunque il successo. Esistevano, è vero, delle leggi di guerra certo più vecchie che la memoria dell'uomo e delle quali i Romani si vantavano di essere fedeli custodi come assertori, primi fra tutti, del diritto delle genti; ma queste leggi perdevano ogni valore di fronte alla necessità di vincere, ed ogni loro conseguente sanzione, sia pure soltanto morale, si vanificava nella gloria del vincitore che non come tale diventava Fonte Suprema e unica del diritto.  (massimo coltrinari)