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martedì 10 gennaio 2023

Prigionia austriaca in Italia I Guerra Mondiale. Lineamenti generali

 Progetto Prigionia 2020

Premessa

Nel susseguirsi dei volumi della Collana dedicata alla prigionia della Prima guerra mondiale, questo, il sesto, tratta della prigionia austro ungarica, precedendo i volumi che tratterranno la prigionia italiana in Austria, il settimo, e la prigionia italiana in Germania, l’ottavo. L’architettura di questo volume è stata scelta adottando il criterio dei 111 campi di concentramento che nel corso del conflitto sono stati aperti per ospitare i prigionieri di guerra dei nostri nemici. Questo criterio è stato sovrapposto al criterio della dipendenza dai comandi superiori, ovvero i Comandi di Armata Territoriali, in cui al tempo l’Italia era divisa dal punto di vista militare. Questi avevano giurisdizione su più regioni, quindi superando la suddivisione regionale. L’articolazione geografica adotta poi si affina raggruppando questi Comandi in tre comparti, il nord, il centro ed il su per una visione più di sintesi. All’interno di questa articolazione sono elencati i campi con il proprio nome che è preso dalla località in cui insiste. Per ogni campo la descrizione segue le fasi della prigionia di guerra adattata a questa ricerca, ovvero dando per scontato la fase della cattura (resa, raccolta, avvio all’indietro, avvio ai campi di smistamento) si descrive la descrizione (geografica e strutturale) del campo e quale percorso i prigioneri abbiamo fatto per arrivarci, la vita al campo, il trattamento ricevuto da parte delle autorità italiane, con le relative fonti memorialistiche e documentali se esistenti, e, infine, il rimpatrio. In linea generale i campi di concentramento, almeno i principali, furono tenuti aperti anche negli anni del primo dopoguerra, anche con nuove funzioni o particolari attività che se del caso, verranno indicate.

I limiti di spazio sono individuati nel territorio sotto la giurisdizione del Regno d’Italia dal 1914 ai primi anni venti. Si farà cenno anche ad eventuali campi aperti in zone d’operazioni del Regio Esercito, ovvero in Albania e nei Balcani in genere.

I limiti di tempo vanno dalla crisi del 1914, ai primi anni venti, un arco di tempo di circa sei sette anni.

Non verranno presi in esame quei campi di concentramento adibiti esclusivamente ad internamento di guerra, oppure ad accogliere profughi dal Veneto e dalle terre invase dopi il 1917, o con altre destinazioni di persone aventi status giuridico diverso da quello di “prigionieri di guerra”.

La problematica, la finalità e lo stato della ricerca con questo volume, si può dire che ha raggiunto il giro di boa e si avvicina alla sua conclusione. Dopo aver con il primo volume dato un quadro e i lineamenti della prigionia, a cui si rimanda per ogni questione di carattere generale, e proposto volumi particolari come la geografia dei campi di concentramento in Austria-Ungheria, l’epistolario di un prigioniero, la memoria con questo volume apriamo una finestra sulla prigionia dei nostri avversari, propedeutica a quella che andremo a ricostruire con i volumi che seguiranno, ovvero la prigionia italiana in Austria e in Germania nei sui reali contenuti.

Infine occorre sottolineare come queste ricerche vogliono anche sottolineare il valore militare del prigioniero di guerra, di essere fedele al giuramento prestato in condizioni estremamente difficili, disarmato, valore militare che in gran parte non è stato tangibilmente riconosciuto.


 

 

 

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