Gent.mo prof. Coltrinari,
Spett.le Istituto Nastro Azzurro
sono una insegnante di Lettere, presso il liceo scientifico opzione scienze applicate G. Marconi di Civitavecchia, e le scrivo in merito al 15 dicembre, giorno in cui Lei verrà nella nostra città per esporre il suo nuovo libro su Prigionia ed internamento.
Appena mi è giunta la circolare, con la quale le scuole venivano invitate a partecipare all'incontro, dopo aver ricercato più informazioni non solo sulla sua straordinaria formazione ma anche sull'organizzazione Nastro Azzurro, letto articoli molto interessanti presenti nei diversi siti, mi sono permessa di scriverLe e di inviarLe un Corto teatrale che l'attuale classe Vb creò nei primi due anni del triennio (bisognerebbe dire nel secondo biennio!) sull'esperienza di internamento militare del bisnonno di un nostro alunno. A seguito di un riferimento ai campi per gli internati in occasione del Giorno della Memoria, l'alunno mi portò in classe il diario scritto dal bisnonno a Lippstadt e altri documenti che, prima da sola e poi con gli studenti, abbiamo cercato di far rivivere, sottolineando una sorta di damnatio memoriae a cui una certa critica storiografica condannò per decenni molte pagine della nostra storia. Da qui la metafora dei buchi neri con cui parte l'opera, che vede come unici personaggi il bisnonno Libero e un giovane birmano, oggi sacerdote e per anni ospitato dalla mia famiglia durante il seminario. Due storie diverse ma drammaticamente simili. Facciamo riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti umani e alla Convenzione di Ginevra, ecc, ma il tutto per denunciare il silenzio sul dramma ieri ,degli internati e oggi di tante popolazioni, non solo ucraine, russe, palestinesi ed israeliane, ma siriache, libanesi, etiopi, sudanesi, birmane. Proprio oggi, festa dell'Immacolata, ho avuto modo di contattare don Robert che è tornato in MyanMar e mi diceva che hanno la luce solo per tre ore al giorno, niente benzina, e quant'altro, insomma la catastrofe è imminente e dura dal ritorno nel 2021 della dittatura militare. Eppure nessuno ne parla.
Il titolo del Corto è tratto dal canto XI del Purgatorio, quando Dante, parafrasando la preghiera del Padre Nostro, a proposito della pace, aggiunge: "Vegna ver noi la pace del tuo regno/chè noi ad essa non potem da noi/s'ella non ven, con tutto nostro ingegno". Abbiamo vinto il primo premio di un Concorso prestigioso quale quello dell'EIP, l'Ecole instruments de paix, da 52 anni compagna di viaggio dell'Onu e dell'Unione Europea.Le scrivo, dunque, non in cerca di plauso, vanitas vanitatum, ma solo per la gioia di condividere un pezzo del nostro cammino scolastico, il cui contenuto e il cui fine credo che possano dirsi assai simili ai valori che Lei si propone di diffondere. Il 15 sarò impegnata negli scrutini, ma spero possa venire qualche alunno per ascoltarLa e riportare in classe quanto appreso.Di sicuro leggeremo il suo libro e lo porteranno anche all'Esame di Stato.
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