Una Memoria mai esistita.
Apriamo
le Porte della Memoria
ai 100.000 Prigionieri Caduti della Prima
Guerra Mondiale
In
merito al tema della Memoria, occorre attirate l’attenzione su un dato che è
caratteristico dell’Italia e di noi italiani. Il nostro Paese ha sempre negato
la memoria dei Prigionieri di Guerra della Prima Guerra Mondiale. Nella nostra
opinione pubblica, nella nostra coscienza nazionale, nella nostra Storia questa
memoria è completamente assente. Questa memoria non è mai esistita. I nostri
600.000 prigionieri in mano alla Germania ed all’Austria-Ungheria, guerra
durante sono sempre stati considerati come dei “Peccatori contro la Patria”.
Questo concetto, di derivazione
d’annunziana, si è talmente radicato che al momento della Vittoria, il
generale Diaz ideò e predispose un piano per non far rientrare i Prigionieri
Italiani in Italia, ma deportarli direttamente in Colonia, in Libia, In Eritrea
ed in Somalia. Se si può fare un paragone, l’Italia ebbe per i prigionieri
all’indomani della fine della guerra un
atteggiamento ed un approccio simile a quello di Stalin: per il dittatore
comunista i prigionieri in mano dei nazisti erano dei traditori, che avevano
abbandonato il loro posto senza combattere. Ed infatti, al pari di Diaz, non li
volle reinseriti nella vita sociale e li fece deportare tutti in Siberia, nei
sui campi di concentramento, nei noti Gulag. A Stalin il piano riuscì, a Diaz
no; il collasso delle strutture statuali austriache e tedesche permise ai
prigionieri di raggiungere l’Italia, accolti dai Carabinieri che davano loro la caccia. Andranno
ad ingrossare le file del malcontento in quella atmosfera di “vittoria
mutilata” che generò il fascismo. E tanti prigionieri sfogarono il loro rancore
contro la Patria militando proprio nelle file delle più violente squadracce
fasciste.
Una
Memoria persa che non ricorda i 100.000 morti in prigionia: infatti da sempre
in Italia si ricordano i 600.000 Caduti della Prima Guerra Mondiale, omettendo
nel conto quelli che morirono in prigionia. Correttamente si dovrebbe dire i
700.000 Caduti della Prima Guerra Mondiale, ma prima il Fascismo, che li negò
con tutte le sue forze nel turbinio della esaltazione del valore patriottico
della guerra mondiale, poi la distratta Italia repubblicana, questi 100.000
morti non sono nemmeno citati. Una memoria persa. Che nasconde un altro grande
dramma, a cui dedicheremo spazio su questa rivista, del perché si ebbero questi
100.000 morti. E la causa non fu il “cattivo” tedesco” ma ha nomi precisi,
italiani, come Cadorna, e Sidney Sonnino in prima fila. E si compara il dato
che sia nella prima guerra mondiale che nella seconda in Germania avemmo grosso
modo lo stesso numero dei prigionieri, come mai nella Prima Guerra Mondiale ne
morirono 100.000 e nella seconda, nelle mani dei feroci e sanguinari nazisti,
43.000?
Una
memoria che non è mai esistita. Non si deve nemmeno prendersi il disturbi di
conservarla, perché non c’è mai stata.
Nell’anniversario
del prossimo anno, e del 1915, nel centenario della i Guerra Mondiale, e già si
annunciano manifestazioni a tutto spazio sullo stile e spessore di quelle per
il 150° dell’Unità d’Italia, nel mare di retorica, di falso pacifismo, di
esaltazione delle eroiche gesta, si auspica che si crei, si costruisca si alimento
questa memoria di 100000 Italiani Caduti per la loro Patria.
Una
memoria da costruire, non da alimentare. Un sfida quasi impossibile non solo da
vincere, ma solo da proporre. Ma una sfida che vale la pena di lanciare,
affinchè si aprano le Porte della Memoria per una pagina della nostra storia della Prima Guerra Mondiale che
è stata scritta, per dirla con Umbero Eco”, nell’isola che non c’è.
Massimo Coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
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