IL V FRONTE DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
La consistenza numerica
al settembre 1943
al settembre 1943
I prigionieri in Mano alla Unione
Sovietica, dopo la conclusione delle operazioni ed il riordino delle truppe nel
marzo 1943 in Ucraina, faceva pensare che in mano alla URSS vi fossero almeno
dai 60 ai 80 mila prigionieri italiani. Quando a metà del 1945 il Governo
sovietico comunicò che in Unione Sovietica vi erano 20.000 prigionieri
italiani, scoppiano roventi polemiche, anche in virtù del nascente clima di
guerra fredda che si andava delineando, con lo scontro ideologico latente.
Occorre anche rilevare che nel numero comunicato vi erano anche gli Internati
militari liberati dall’Armata Rossa nella sua avanzata verso occidente.
Nell’agosto 1946 rientrarono in Italia 10830 soldati già appartenenti
all’ARMIR, mentre i rimanenti erano come detto Internati Militari. Dei mancanti
91.000 la presunzione è che siano moti in combattimento o durante la ritirata e
la primavera del 1943 date le dure condizioni climatiche in quella che è
passata alla nostra storia recente come la “ritirata di Russia”[1]
[1]
Per questo aspetto, che riprenderemo nel volume dedicato al 1945, vds. Tra le
varie fonti, Morozzo della Rocca, E., La
politica estera italiana e l’Unione Sovietica 1944-1948, in particolare il capitolo. “Nella Guerra Fredda” in cui si traccia un quadro abbastanza
aderente e preciso dei rapporti Italia-URSS negli primi anni del secondo
dopoguerra
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