Roma, 15
luglio 1918
MINISTERO DELLA
GUERRA
Commissione per i
Prigionieri di guerra
n. 18852 di
protocollo
OGGETTO: Informazioni
AL COMANDO SUPREMO –
UFFICIO INFORMAZIONI
Mentre ringrazia
della comunicazione di cui nel foglio sopradescritto questa Commissione si fa
premura prospettare quanto segue nei riguardi dei singoli punti d'accusa
contenuti nell'articolo della "NEUE FREIE PRESSE" del 20 giugno u.s.
omissis
3° Ufficiali
legati al palo nel reparto di Cortemaggiore (non Castelmaggiore)
Il 4 novembre 1916
giunse dalla zona di guerra al Riparto di Cortemaggiore il prigioniero di guerra di nazionalità
romena MYRONOVICI Michele.
La mattina del 5
egli fu chiamato dal capitano prigioniero Leo SCHEEIDER il quale alla presenza
di un altro capitano suo collega glin intimava a nome di tutti gli ufficiali
prigionieri, di astenersi dal partecipare alla mensa comune, perchè sospetto di
diserzione.
Contemporaneamente i
due capitani iniziavano una rapida inchiesta tendente a chiarire la situazione
di quell'alfiere.
Avendo perciò il
Comandante del reparto inflitta una punizione disciplinare ai due capitani
suddetti, ne sorse vivi malumore fra gli ufficiali del reparto, che essendosi
permessi di reclamare e protestare anche vivacemente al riguardo di tale
punizione, furono a loro volta puniti disciplinarmente.
Per tutto il
pomeriggio si continuò a complottare tra i prigionieri minacce e manifestazioni
ostili da farsi al MYRONOVICI tanto che due ufficiali rumeni, già internati in
quel reparto, credettero di informarne il Comando.
Questo l'antefatto.
All'ora della mensa
ufficiale di servizio, avendo di persona accompagnato alla mensa ufficiali
l'alfiere MYRONOVICI che intimorito della ingiunzione dei suoi superiori, se ne
era rimasto solo nella propria camera,
comunicava agli ufficiali riuniti l'ordine del Comandante del riparto di non
provocare disordini. L'intervento dell'Ufficiale di servizio fu accolto con
palese malumore tanto che questi fu costretto ad imporre silenzio.
Accortosi che un
gruppo di detti ufficiali erano particolarmente ostili ai romeni tanto da
rifiutarsi di sedere alla medesima tavola con loro, il Brunelli li riunì dopo
la mensa nella sala di convegno invitandoli a desistere da ogni atto scorretto
ed ostile verso i loro colleghi romeni.
Al rifiuto espresso
in tono altezzoso e sprezzante dall'alfiere Krejci a nome dei suoi colleghi, il
Brunelli ordinò immediatamente di legarlo ad una colonna del porticato.
Ripetuta l'intimazione agli altri sei ufficiali, cinque di essi accennarono a
diventare sempre più altezzosi e vennero fatti anch'essi legare alle colonne.
Uno solo dichiarò di avere agito per imposizione degli altri e si dichiarò
pronto ad ubbidire; egli fu fatto rientrare nella propria camera.
Diffidati agli altri
ufficiali rimasti nella sala di mensa a non commettere atti di resistenza e disobbedienza,
venivano fatti uscire a gruppi.
Passando innanzi ai
colleghi legati, uno di essi, il cadetto SCHVVARZL si dichiarò solidale con i
suoi colleghi e volle anch'egli essere legato con gli altri.
I sette ufficiali
così legati vi rimasero per circa due ore fino a che parve ristabilita la
quiete.
Dei detti sette
ufficiali, uno era sottotenente, quattro alfieri a due cadetti.
Come si vede non si
tratta di punizione, ma di un atto di coercizione momentanea imposta da
speciali circostanze.
Pure ammettendo che
il Brunelli possa avere ecceduto nella scelta dei mezzi a sua disposizione,
pure il Ministero della Guerra non ha ordinato di punirlo, in vista del
contegno minaccioso e provocante di quegli ufficiali prigionieri che lo hanno
costretto a ricorrere a mezzi estremi per salvaguardare la propria autorità.
Il Governo a.u. non
ha mancato di protestare; per via diplomatica gli sono state fornite le
spiegazioni del caso.
4° Condanne di
prigionieri di guerra
Sta di fatto che
esistono parecchie condanne di prigionieri di guerra alla reclusione militare
per un numero rilevante di anni.
La sentenza del
Tribunale Militare di Firenze 31 gennaio 1918, con cui 13 prigionieri del
distaccamento di Colle Salvetti, quattro furono condannati ad anni 20 ed i
rimanenti ad anni 15 di reclusione; quella del Tribunale Militare di
Alessandria 23 marzo 1918 con cui 14 prigionieri venivano condannati ad anni
20; quella dello stesso Tribunale in data 19 aprile u.s. con cui di 5
prigionieri imputati di ammutinamento 2 vennero condannati ad anni 20 e tre
assolti; quelle del Tribunale Militare di Bari 15 gennaio e 22 marzo 1918 con
cui 10 e rispettivamente 17 prigionieri lavoratori dei distaccamenti di
Gallipoli-Cognato e Gravina, furono condannati ad anni 20 di reclusione ciascuno.
Tali condanne sono
dovute al fatto che per i rifiuti di obbedienza commessi da più prigionieri
alcuni Tribunali applicano l'art. 116 con l'aggravante del tempo di guerra di
cui all'art. 250.
Tale differenza di
apprezzamento dà luogo ad una disparità di trattamento tra i prigionieri che ha
già provocato ripetute recriminazioni per parte del Governo a.u.
Sulla cosa è già
stata richiamata l'attenzione della competente Autorità giudiziaria militare.
omissis
IL TENENTE
GENERALE PRESIDENTE
Il
Contrammiraglio
Filipperi