TRATTAMENTO DEI
PRIGIONIERI DI GUERRA
AUSTRO-UNGARCI IN
ITALIA
Neue Freie Presse
20/6
Dal quartiere
generale della stampa si comunica:
Il Governo Italiano,
impensierito per gran numero di prigionieri fatti dagli eserciti degli Imperi
Centrali, durante l'offensiva dell'autunno scorso, ha iniziato una violenta
campagna giornalistica contro l'Austria accusandola di maltrattamenti d'ogni
specie a carico dei prigionieri italiani. Di fronte a tali accuse, che si fanno
di giorno in giorno più violenti, il Comando Militare Austriaco, per la tutela
della verità e del suo decoro, crede opportuno di denunciare i seguenti fatti
che si verificano in Italia a carico dei prigionieri austro-ungarici.
Ufficiali e truppa
sono fatti segno di ogni sorta di ingiustizie. I tentativi di fuga che, secondo
la Convenzione dell'Aia, dovrebbero essere puniti solamente in via
disciplinare, sono puniti in via giudiziaria. Di nove ufficiali che il 22 maggio
1917 fecero un tentativo di fuga a Cortemaggiore, furono puniti otto a sei mesi
di carcere dopo un'istruttoria durata due mesi e mezzo, uno a tre anni di
reclusione per il fatto che si era procurato una carta topografica. Due
attendenti che avevano procurato ai loro ufficiali due lampadine elettriche
furono puniti a due anni di reclusione. Il tenente medico B. fu condannato ad
un anno di carcere perchè era intervenuto presso il Comando del campo dei
prigionieri al fine di ottenere la liberazione di un prigioniero austriaco, il
quale, essendo legato al palo per punizione, era caduto in svenimento.
La punizione del
palo e simili è usata in Italia per i prigionieri austriaci in modo barbaro. A
Castelmaggiore furono legati alle colonne del corridoio del chiostro, il giorno
4 novembre 1916 parecchi ufficiali, fra i quali alcuni capitani ed un tenente
di 44 anni, per una durata di parecchie ore ed insultati dai soldati italiani
di guardia e da operai nel modo più umiliante, e ciò perchè non avevano voluto
accettare alla mensa un alfiere, di nazionalità romena, sospettto di
diserzione.
La truppa è fatta
segno a punizioni e condanne draconiane. I rifiuti al lavoro sono puniti con
condanne perfino di 20 anni di reclusione. I prigionieri feriti sono operati
senza anestetico e se durante le operazioni non si mantengono tranquilli,
vengono maltrattati e battuti dai soldati italiani di sanità.
Un tenente, ora
restituito, fu operato sette volte senza narcotico e di conseguenza divenne
pazzo. Un capitano, pure restituito, ha riferito che l'estate scorsa si
impiegarono i prigionieri per inarcamento di agrumeti ed aranceti in regioni
fortemente malariche e che quindi in quella situazione erano abbandonati dalla
popolazione; la conseguenza fu che moltissimi si ammalarono e morirono di
malaria. Nel campo di Averno si vedevano allora degli uomini ischeletriti,
ridotti a pelle ed ossa che si reggevano in piedi a stento.
Sarebbe troppo lungo
elencare tutti i dettagli in merito ed addurre degli altri fatti consimili,
attestanti il trattamento inumano cui il Governo Italiano assoggetta i
prigionieri di guerra; quanto si è esposto e che può essere dimostrato con
documenti ufficiali, è più che sufficiente per far comprendere di quali colpe
il Governo Italiano si sia macchiato.
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