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mercoledì 10 agosto 2022

Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi II Parte

 Per i restanti prigionieri di guerra le autorità francesi ponevano, come rilascio la condizione che i 12.000 prigionieri italiani dediti ai lavori in Algeria dovevano essere sostituiti da altrettanti prigionieri tedeschi. I rimanenti prigionieri potevano essere liberamente restituiti senza rimpiazzo di tedeschi in base alla disponibilità delle navi. Ancora una volta,  e siamo nel 1945,  emerge nel pensiero politico delle autorità francesi la equiparazione fra italiani e tedeschi. I francesi degaullisti non tenevo in nessun conto quanto era accaduto nel 1943, l'armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre 1943. Le trattative armistiziali non avevano visto presenti i francesi.

Le richieste francesi si incentravano sullo scambio degli italiani con i tedeschi. Tale scambio era la risultanza degli accordi tra il colonnello Regis che ricopriva l'incarico di capo della sezione della commissione di armistizio e il colonnello le Gautier responsabile francese per i prigionieri di guerra. Gli accordi prevedevano la restituzione di 12145 italiani con altrettanti tedeschi che erano così distribuiti:

- Tunisia 2445

- Algeria 6000 (Orano, Costantina Algeri)

- Marocco 3700 (Casablanca)

I francesi, come già detto, anche in questo segmento fanno rilevare la necessità di utilizzare la forza lavoro dei prigionieri nelle loro colonie, in attesa del rientro, per smobilitazione, dei propri uomini ancora sotto le armi.

I piani di rimpatrio furono stilati in modo meticoloso con il seguente programma Biserta 2100 uomini

Orano 10000 uomini

Costantina 7000 uomini

Algeri 1500 uomini

Marocco 10200 uomini

Inoltre furono stilati piani modo meticoloso che riuscirono ad entrare nella fase esecutiva solo nell'arco di tempo che va dal dicembre 1945 al marzo 1946.

I rimpatri prevedevano che i contingenti di prigionieri fossero organizzati in modo che il numero degli Ufficiali forse proporzionata al numero della truppa. Questo criterio fu rispettato anche per il campo ufficiali di Saida nonostante la richiesta delle nostre Autorità di rimpatriare i rimanenti 700 ufficiali tutti insieme.

Le navi utilizzate furono varie, tra cui il piroscafo “Toscana”, che  è citato in molti documenti e memoriali ed anche navi da guerra come ad esempio  l’incrociatore “Montecuccoli”.

Alla fine del giugno 1946 praticamente il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani dal nord Africa ebbe termine.

Rimanevano solo 19 militari italiani detenuti per reati di furto, mercato nero e spionaggio; anche per questi il governo italiano chiese prontamente il rimpatrio

Tutti i prigionieri in Africa che provenivano dei campi di Saida, Canot, Boghat, Palat giungevano a Napoli; come è facile immaginare che loro condizioni non erano buone, il morale depresso il vestiario composto di pochi stracci.

Al primo interrogatorio per tutti i provenienti dall'Africa francese denunciarono il trattamento inumano che avevano ricevuto.

 


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