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venerdì 30 aprile 2021

L’influenza spagnola nel campo di prigionia di Weißenhorn. La morte del soldato Mario Costa di Iglesias.

 

Giorgio Madeddu

 

La tormentata vicenda dei soldati italiani finiti prigionieri del nemico, non si esaurisce con gli aspetti relativi ai diversi lavori a cui furono adibiti, alla fame e alla morte per inedia da questa causata o alle condizioni igienico – sanitarie assai scadenti, un altro tormento giunse sul finire del 1918, inatteso quando subdolo: l’epidemia di influenza spagnola.

Il 16 giugno 1917, compiuti 18 anni da appena 16 giorni, il giovane studente iglesiente Mario Costa, soldato di leva di prima categoria, classe 1899, veniva chiamato alle armi. Il 4 luglio raggiungeva il deposito del 3° Reggimento Genio Telegrafisti, nel quale veniva incorporato. Nell’agosto seguente il geniere Costa si trovava già in territorio dichiarato in stato di guerra.

Nell’ottobre 1917 il soldato Costa risultava effettivo della 49a compagnia telegrafisti. La 49a compagna Genio Telegrafisti faceva parte del XXVII° Corpo d’Armata comandato dal Ten. Gen. Pietro Badoglio. Il XXVII° Corpo, era ordinato in un Comando d’Armata e tre divisioni, la 49a compagnia telegrafisti era incardinata nel Comando d’Armata.

Nei giorni che precedettero la battaglia di Caporetto, il XXVII° Corpo d’Armata, si trovava schierato su una linea di circa 12 chilometri, 9 lungo la destra dell’Isonzo, dal Krad Vrh alla sponda del fiume sulla linea di Plezia – Foni, i restanti 3 sulla sinistra dell’Isonzo.

La notte del 24 ottobre alle ore 2,00 in una notte di intensa pioggia, un violento fuoco nemico rovesciava su tutta la fronte del XXVII° Corpo proiettili a gas alternati da proiettili d’artiglieria di tutti i calibri. Il tiro proseguiva per diverse ore riducendo d’intensità, sino a cessare del tutto, tra le 5 e le 6. Intorno alle ore 6,30 il fuoco nemico riprendeva con estremo vigore battendo, con ritmo tambureggiante, le posizioni di linea e le retrovie del XXVII° Corpo.

Tra le 7,30 e 8,00 le fanterie nemiche attaccarono su più settori la linea tenuta dal XXVII° Corpo, la situazione si presentò subito difficile, le comunicazioni tra il Comando d’Armata e le divisioni ben presto furono interrotte, pioggia e nebbia impedivano la visibilità tanto da rendere inutilizzabili le stazioni fotoelettriche. Intorno alle 9,00 si rendeva necessario l’invio di plotoni telegrafisti per tentare di riattivare le linee danneggiate. L’intervento dei telegrafisti non ottenne l’effetto sperato, dal telegramma che alle ore 13, il gen. Cavacciochi comandante del IV° Corpo d’Armata inviava al Comando d’Armata per comunicare la situazione della fronte di competenza del IV° Corpo, si apprende: “Nessuna notizia XXVII° Corpo Armata.”

Entro poche ore, nonostante la strenua resistenza dei reparti schierati si dovete constatare la rottura del fronte presidiata dal XXVII° Corpo, nella serata numerose brigate avevano perso quote importanti di effettivi e ingenti danni venivano lamentati alle artiglierie.

Il giorno successivo il telegrafista Costa non fece rientro alla propria compagnia e non si poté far altro che dichiararlo disperso.

In seguito, si apprese che il telegrafista Costa fu fatto prigioniero nella prima giornata dell’attacco del nemico, tradotto a Weißenhorn, cittadina agricola della Baviera, fu destinato ai lavori agricoli nelle fattorie della zona.

Nei primi giorni del novembre 1918, il giovane Costa e i suoi compagni di prigionia accusarono i sintomi della Spanische Grippe. Mario Costa morì il 7 novembre 1918 all’età di 19 anni negli alloggiamenti prigionieri posti nel centro della città. Il corpo del soldato Costa, inizialmente sepolto nel cimitero di Weißenhorn, venne successivamente traslato e oggi è sepolto nel Cimitero Militare Italiano d'Onore a Monaco di Baviera.

La notizia della morte del soldato Costa giunse al sindaco di Iglesias con comunicazione del 10 aprile 1919 da parte del Deposito del 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza di Roma. Il comandante del deposito invitava “Con animo commosso”, il sindaco di Iglesias, “di partecipare, con affettuosa cautela, alla famiglia del Militare Costa Mario (1899) la morte di lui avvenuta il 7 - 11 - 1918 (presso il nemico) a Lechfeld per grippe ed è stato sepolto nel cimitero locale”, pregando inoltre il sindaco “di rendersi interprete delle mie più sentite condoglianze presso la famiglia per l’immatura perdita del loro congiunto.”

Al sindaco di Iglesias giunse anche la comunicazione del decesso da parte del comandante del 3° Reggimento Genio Telegrafisti che pregava lo stessi sindaco di presentare alla famiglia del defunto militare “le condoglianze del sottoscritto e dei compagni d’arme.”

La comunicazione del 3° Genio differisce dalla lettera del Deposito 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza di Roma nella località di morte del soldato Costa, infatti nella comunicazione del 3° Genio è indicata, quale località di morte, la città di Weißenhorn, località riportata in seguito negli atti ufficiali.

Il Registro degli atti di Morte del Comune di Iglesias nella “serie C” dell’anno 1927, riporta la notizia della morte del soldato Mario Costa trascrivendo, tradotti, gli atti prodotti dal nemico.

 

 

 

 

Fonti:

Archivio dello Stato di Cagliari – Ruoli Matricolari Distretto Militare di Cagliari

Archivio Storico e Registri Atti di Morte del Comune di Iglesias – Militari morti, feriti, dispersi in guerra e prigionieri di guerra – Corrispondenza diversa.

Chirra Giuliano, Mortos in terra anzena. 2008

L'Esercito Italiano nella Grande Guerra - Vol. IV tomi 2 e 3

Südwest Presse del 27 dicembre 2014. Spanischen Grippe: Kriegsgefang

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