Giorgio Madeddu
La tormentata vicenda dei soldati
italiani finiti prigionieri del nemico, non si esaurisce con gli aspetti
relativi ai diversi lavori a cui furono adibiti, alla fame e alla morte per
inedia da questa causata o alle condizioni igienico – sanitarie assai scadenti,
un altro tormento giunse sul finire del 1918, inatteso quando subdolo:
l’epidemia di influenza spagnola.
Il 16 giugno 1917, compiuti 18
anni da appena 16 giorni, il giovane studente iglesiente Mario Costa, soldato
di leva di prima categoria, classe 1899, veniva chiamato alle armi. Il 4 luglio
raggiungeva il deposito del 3° Reggimento Genio Telegrafisti, nel quale veniva
incorporato. Nell’agosto seguente il geniere Costa si trovava già in territorio
dichiarato in stato di guerra.
Nell’ottobre 1917 il soldato
Costa risultava effettivo della 49a compagnia
telegrafisti. La 49a compagna Genio Telegrafisti faceva parte
del XXVII° Corpo d’Armata comandato dal Ten. Gen. Pietro Badoglio. Il XXVII°
Corpo, era ordinato in un Comando d’Armata e tre divisioni, la 49a
compagnia telegrafisti era incardinata nel Comando d’Armata.
Nei giorni che precedettero la
battaglia di Caporetto, il XXVII° Corpo d’Armata, si
trovava schierato su una linea di circa 12 chilometri, 9 lungo la destra
dell’Isonzo, dal Krad Vrh alla sponda del fiume sulla linea di Plezia – Foni, i
restanti 3 sulla sinistra dell’Isonzo.
La notte del 24 ottobre alle ore
2,00 in una notte di intensa pioggia, un violento fuoco nemico rovesciava su
tutta la fronte del XXVII° Corpo proiettili a gas alternati da proiettili
d’artiglieria di tutti i calibri. Il tiro proseguiva per diverse ore riducendo
d’intensità, sino a cessare del tutto, tra le 5 e le 6. Intorno alle ore 6,30
il fuoco nemico riprendeva con estremo vigore battendo, con ritmo
tambureggiante, le posizioni di linea e le retrovie del XXVII° Corpo.
Tra le 7,30 e 8,00 le fanterie
nemiche attaccarono su più settori la linea tenuta dal XXVII° Corpo, la
situazione si presentò subito difficile, le comunicazioni tra il Comando
d’Armata e le divisioni ben presto furono interrotte, pioggia e nebbia impedivano
la visibilità tanto da rendere inutilizzabili le stazioni fotoelettriche. Intorno
alle 9,00 si rendeva necessario l’invio di plotoni telegrafisti per tentare di riattivare
le linee danneggiate. L’intervento dei telegrafisti non ottenne l’effetto
sperato, dal telegramma che alle ore 13, il gen. Cavacciochi comandante del IV°
Corpo d’Armata inviava al Comando d’Armata per comunicare la situazione della
fronte di competenza del IV° Corpo, si apprende: “Nessuna notizia XXVII° Corpo
Armata.”
Entro poche ore, nonostante la
strenua resistenza dei reparti schierati si dovete constatare la rottura del
fronte presidiata dal XXVII° Corpo, nella serata numerose brigate avevano perso
quote importanti di effettivi e ingenti danni venivano lamentati alle artiglierie.
Il giorno successivo il
telegrafista Costa non fece rientro alla propria compagnia e non si poté far
altro che dichiararlo disperso.
In seguito, si apprese che il
telegrafista Costa fu fatto prigioniero nella prima giornata dell’attacco del
nemico, tradotto a Weißenhorn, cittadina agricola della Baviera, fu destinato
ai lavori agricoli nelle fattorie della zona.
Nei primi giorni del novembre
1918, il giovane Costa e i suoi compagni di prigionia accusarono i sintomi
della Spanische Grippe. Mario Costa morì il 7 novembre 1918 all’età di 19 anni
negli alloggiamenti prigionieri posti nel centro della città. Il corpo del
soldato Costa, inizialmente sepolto nel cimitero di Weißenhorn, venne successivamente
traslato e oggi è sepolto nel Cimitero Militare Italiano d'Onore a Monaco di
Baviera.
La notizia della morte del
soldato Costa giunse al sindaco di Iglesias con comunicazione del 10 aprile
1919 da parte del Deposito del 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza di Roma. Il
comandante del deposito invitava “Con animo commosso”, il sindaco di Iglesias,
“di partecipare, con affettuosa cautela, alla famiglia del Militare Costa Mario
(1899) la morte di lui avvenuta il 7 - 11 - 1918 (presso il nemico) a Lechfeld
per grippe ed è stato sepolto nel cimitero locale”, pregando inoltre il sindaco
“di rendersi interprete delle mie più sentite condoglianze presso la famiglia
per l’immatura perdita del loro congiunto.”
Al sindaco di Iglesias giunse
anche la comunicazione del decesso da parte del comandante del 3° Reggimento
Genio Telegrafisti che pregava lo stessi sindaco di presentare alla famiglia
del defunto militare “le condoglianze del sottoscritto e dei compagni d’arme.”
La comunicazione del 3° Genio
differisce dalla lettera del Deposito 3° Reggimento Artiglieria da Fortezza di
Roma nella località di morte del soldato Costa, infatti nella comunicazione del
3° Genio è indicata, quale località di morte, la città di Weißenhorn, località
riportata in seguito negli atti ufficiali.
Il Registro degli atti di Morte
del Comune di Iglesias nella “serie C” dell’anno 1927, riporta la notizia della
morte del soldato Mario Costa trascrivendo, tradotti, gli atti prodotti dal
nemico.
Fonti:
Archivio
dello Stato di Cagliari – Ruoli Matricolari Distretto Militare di Cagliari
Archivio
Storico e Registri Atti di Morte del Comune di Iglesias – Militari morti,
feriti, dispersi in guerra e prigionieri di guerra – Corrispondenza diversa.
Chirra
Giuliano, Mortos in terra anzena. 2008
L'Esercito
Italiano nella Grande Guerra - Vol. IV tomi 2 e 3
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