Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
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domenica 30 maggio 2021
Prigionia I Guerra Mondiale. Germania Cellelager. Diario
domenica 16 maggio 2021
La politica del Giappone (1941-1945) verso i prigionieri alleati
La politica del Giappone verso i prigionieri alleati è un caso emblematico nel quadro della poltica che uno stato adotta verso i soldati nemici caduti in proprio potere.
Il comportamento dei soldati nipponici verso i
prigionieri è stato improntato a crudeltà ed assassinio, come dimostrato da
innumerevoli eccidi compiuti verso prigionieri di guerra e civili. Si è tentato
di giustificare questa politica assassina evidenziando due elementi: la
impreparazione del Comando nipponico a ricevere masse così enormi di
prigionieri e lo spirito guerriero della razza giapponese portato ad umiliare
il vinto che accetta la resa anziché la morte. Queste due interpretazioni non
sono accettabili. Il Giappone aveva sottoscritto la Convenzione di Ginevra del
1929 relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, ma poi non aveva
ratificato il relativo accordo, pur assicurando all’inizio del 1942 le Potenze
Alleate per bocca del ministro degli esteri Togo che avrebbe rispettato tale
Convenzione. In ogni caso il Governo di Tokio era pur sempre vincolato
ufficialmente alla quarta convenzione dell’Aja del 1907 che regolamentava il
diritto di guerra su basi umanitarie. Tuttavia, in contrasto con questa chiara
e precisa situazione giuridica, al termine del conflitto in sede di esame della
prigionia in mano al Giappone si è contatto che il tasso di mortalità riferito
ai prigionieri britannici e statunitensi ed olandesi fu del 27%, contro quello
del 4% dei prigionieri anglo-americani rinchiusi nei campi di concentramento
nazisti. La politica giapponese nei confronti dei soldati nemici catturati,
oltre al disprezzo per chi aveva accettato la resa, era improntata a procurare
il massimo delle sofferenze a questi uomini che agli occhi giapponesi non
avevano il diritto di vivere. Come esempio di questa politica, intesa
deliberatamente ad affamare e a privare di assistenza medica e di ogni altro
genere i prigionieri, nel solo campo di Cabanatuan a Luzon su un totale di 6500
prigionieri, 2644 morirono nel primo anno di detenzione.[1]
[1]
Toland J., L’eclissi
del sol levante 1936-1945, Milano, Mondadori, 1971; Santoni A., Storia
generale della Guerra in Asia e nel pacifico (1937 –1945) – Il Giappone
all’attacco, Modena, STEM Mucchi, 1977; Russel E.F.L., I Cavalieri del
Buschido. Breve rassegna delle atrocità di guerra giapponesi, Milano,
Mondatori, 1961
lunedì 10 maggio 2021
Prigionia in URSS. 1945
Il Documento rileva come nel marzo del 1945 le aspettative italiane circa i prigionieri in Russia erano che all'indomani della ritirata fossero rimasti in mano sovietiche circa 80.000 soldati italiani. Una spettativa che era ben lontana dalla realtà Di seguito un documento (Archvio Aldo Resta) del Ministero dell'Aeronautica, ancora no n trasformato in Ministero della Difesa.
STRALCIO
MINISTERO
DELL’AERONAUTICA
FOGLIO D’ORDINI N.9
20 marzo 1945
Scambio di notizie con i prigionieri in Russia
Speciali cartoline, con l’indirizzo in
caratteri cirillici, da distribuire gratuitamente alle famiglie che ne faranno
richiesta, sono in corso di preparazione da parte della Croce Rossa Italiana.
Tali cartoline che si aggiungono alle simili buste da corrispondenza già in
distribuzione, mirano a rendere più facile la spedizione della corrispondenza
stessa, in vista dell’annunciato scambio di notizie tra le famiglie e i
prigionieri italiani Russia. A quanto si apprende, lo scambio delle notizie
avverrà normalmente con l’inoltro della corrispondenza per via postale
marittima fino all’Egitto e quindi via Teheran.
Quando se ne presenterà la possibilità,
verranno anche inviati plichi speciali di corrispondenza per via aerea.
Servizio famiglia
disperse
Il Comitato Internazionale Croce Rossa di
Ginevra ha istituito un nuovo servizio chiamato Servizio famiglie disperse, il
quale ha per scopo di mettere in comunicazione le famiglie “disperse” in
seguito ad avvenimenti di guerra (rifugiati, sfollati, bombardati, esportati,
emigrati, ecc.).
Per famiglie “disperse” si intendono quelle i
cui membri hanno cambiato ciascuno la loro residenza abituale e l’uno non
conosce il nuovo indirizzo dell’altro per cui non vi è più alcuna possibilità
di comunicazione tra di loro. Si richiama l’attenzione sulla differenza tra
“dispersi” e “trasferiti”. Per i “trasferiti” si intendono quelle persone che
hanno cambiato il loro domicilio e sono in possesso dell’indirizzo dei loro
parenti per cui hanno modo di comunicare o a mezzo servizio postale diretto o a
mezzo servizio “messaggi”. Pertanto i “trasferiti” sono esclusi dal servizio
famiglie disperse.
Il Comitato internazionale Croce Rossa di
Ginevra, per questo nuovo servizio, ha fatto distribuire a tutti i Comitati
provinciali della Croce Rossa Italiana, una speciale cartolina chiamata
“cartolina 10027”. Ogni membro di una famiglia dispersa potrà rivolgersi ai
detti Uffici provinciali della Croce Rossa Italiana e riempire una cartolina
mod. 10027 con tutti i dati personali della persona richiedente e della persona
da rintracciare.
Le cartoline riempite vengono inviate
periodicamente al Comitato Internazionale Croce Rossa di Ginevra dove verranno
incassettale nello speciale schedario già istituito. Se tutti i dispersi
cureranno la compilazione delle cartoline, avverrà inevitabilmente che un
giorno le cartoline dei vari membri di una famiglia dispersa si incontreranno
nello schedario generale di Ginevra e sarà quindi possibile rilevare i vari
indirizzi e rimettere in comunicazione tra di loro questi “dispersi”.
Il buon successo di questo nuovo servizio
dipende dalla collaborazione che sarà data soprattutto dalle persone
interessate.
La cartolina 10027 viene distribuita
gratuitamente dalla Croce Rossa Italiana.
IL MINISTERO
F/to GASPAROTTO
STATO MAGGIORE GENERALE
Ufficio affari vari
N° 017891/AV di prov. F.M.8800.
il 6 aprile 1945
ALLA
SEGRETERIA PARTICOLARE DI S.E.
IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE SEDE
ALL’UFFICIO DI S.E. IL CAPO DI
STATO MAGGIORE GENERALE SEDE
ALL’UFFICIO DEL GENERALE DELEGATO