Foto di Celle lager 1916
i11 marzo [1918]. Dopo
una lunga interruzione riprendo le mie memorie. Io non so spiegarmi questa mia
apatia in qualunque cosa. Salvo le due ore che io studio tedesco con un mio
amico, passo la giornata in un ozio tale che mi fa sempre pensare ai giorni
felici e mi rende più impossibile la vita che passo in prigionia. Del resto
tutti passano il tempo in ozio, seguendo il consiglio degli ufficiali medici
che dicono che è nocivo alla salute studiare e non mangiare. Ed è vero: io
provo una tale depressione e debolezza dopo qualche ora d’applicazione. Il
nostro mangiare diventa peggiore di giorno in giorno e non si sa come si andrà
a finire con tale trattamento. Dei giorni ci danno acqua calda assoluta, altre
volte qualche granello d’orzo: gli altri almeno ricevono numerosi pacchi dalla
famiglia: io invece debbo contentarmi della poca brodaglia che questi infami
tedeschi ci danno. E tutto ciò perché i miei genitori non mi mandano le cibarie
richieste. In questi giorni, cioè dal 22 febbraio all’11 marzo sono morti altri
4 aspiranti e cinque soldati: tutti di polmonite, dicono i medici tedeschi, e
perché non in seguito alla denutrizione? Intanto il locale ospedale si va
popolando, e la tubercolosi va facendo strage.
Questa pagina di diario proviene dal taccuino di un
ufficiale dell’esercito italiano detenuto nel campo tedesco di prigionia di
Celle, nei pressi di Hannover, durante la prima guerra mondiale
(Continua con post in data 10 giugno 2021)
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