Contributi e studi sulla prigionia di guerra italiana dal 1861 al 1945 con accenni a quelle antecedenti e a ad altre prigionie dal 1900 ad oggi.Spazio di ricerca del CESVAM - Istituto del nastro Azzurro (Curatore:Massimo Coltrinari) email:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
Traduttore
sabato 31 dicembre 2022
martedì 20 dicembre 2022
Giorgio Madeddu. Bibliografia. La Prigionia austriaca in Italia.
Biblioteca Associazione Mineraria Sarda, Resoconti delle Riunioni dell’Associazione
Mineraria Sarda, Anno XXI, n. 9
BIBLIOTECA ASSOCIAZIONE MINERARIA SARDA,
Resoconti delle Riunioni dell’Associazione Mineraria Sarda, Anno XXI n. 9;
BRIGAGLIA MANLIO, La Sardegna –
Enciclopedia. Volume 1° sezione di Storia. Cagliari, Edizioni della Torre, 1986
CARANDINI NICOLÒ, Il lungo ritorno – a
cura di Oddone Longo ed Elisa Majnoni, Udine,
Gaspari Editore, 2005.
CARBONI FRANCESCO, in L’uomo e le
miniere in Sardegna a cura di Tatiana K. Kirova – Cagliari, Edizioni Della Torre,1993
CHERCHI FRANCESCO e RENZO PASCI,
Relazione al Lyons Club. Iglesias, 1998
CORSI ANGELO, L’azione Socialista tra
i minatori della Sardegna 1898 – 1922, Allegato 1, Costituzione della
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FERRANTE CARLA, L’arrivo dei
disperati, in Almanacco di Cagliari
1996
FERRARI GIUSEPPE CARMINE, Relazione
del campo di prigionieri colerosi all'Isola dell'Asinara nel 1915 – 1916, Provveditorato Generale dello Stato Roma,
1929
GIORDANI PAOLO, La Marina italiana
nella guerra europea – Per l’Esercito Serbo. Editori Alfieri e Lacroix, Milano, 1917
GORGOLINI LUCA, I dannati dell’Asinara
– L’odissea dei prigionieri austro – ungarici nella Prima guerra mondiale. Albairte, UTET Libreria, 2010
LA TERRA SARDA, Periodico di
Agricoltura ed Economia Rurale, Anno II, luglio 1917 N. 7, Cagliari, 1916 – 1920
LEI – SPANO GIOVANNI MARIA, La
Sardegna economica di Guerra. Sassari
Ed. Giovanni Gallizzi 1919
MEZZOLANI SANDRO e SIMONCINI ANDREA,
La miniera d'argento di Monte Narba. Cagliari,
Gia Editore ,1989
PISTOLESI CARLO, L’età delle miniere.
L’industria mineraria italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale. Venturina, Edizioni Archivinform, 2011
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1915,
Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno Via Umbria – 1917
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1916,
Ministero d’Agricoltura - Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno, Via Umbria – 1917
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1917,
Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Tipografia Nazionale Berteno Via Umbria – 1919
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1918,
Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Stabilimento Tipografico per l’Amministrazione della Guerra – 1920
RIVISTA DEL SERVIZIO MINERARIO DEL 1919,
Ministero d’Agricoltura Ispettorato delle Miniere - Roma Stabilimento Tipografico per l’Amministrazione della Guerra – 1921
SABBATTUCI GIOVANNI - VIDOTTO VITTORIO,
Storia Contemporanea Il Novecento. GLF
Editori Laterza, ottava edizione, Bari, SEDIT, 2008
SANDRO RUJU, L’Argentiera, storia di
una borgata mineraria in Sardegna 1864 – 1963. Milano, Franco Angeli Editore, 1996
SCHATZ ROBERT, Az olasz kiralysag
teruletèn, Isola dell’Asinara (Prigionieri di guerra ungheresi nell’isola
dell’Asinara), in Storia dei prigionieri ungheresi, Budapest, 1930
ŠRÁMEK JOSEF, Diary of a Prisoner in
World War I, 1914 – 1918. Self- Published by Tomás Svoboda, using the service of CreateSpace.com, 2011
TOCCO GIANNI, “Storia della miniera di
Fund’e Corongiu, la più antica miniera di antracite della Sardegna” - Relazione
tenuta in Seui il 31.10.12
TORTATO ALESSANDRO, La prigionia di
Guerra in Italia 1915 – 1918, Mursia
Editore, Milano, 2004;
USELLI FRANCO, Si Ses Italianu Foedda
in Sardu – Comune di Ula Tirso, Dolianova,
Grafica del Parteolla, 2000;
VISCHER ADOLF LUKAS, La malattia del
reticolato. Contributo alla psicologia del prigioniero di guerra – Traduzione
dal tedesco di Ettore Lo Gatto – Napoli,
Ricciardi Editore, 1919
sabato 10 dicembre 2022
Crimini contro i prigioneri. Il Decreto in caso di catastrofi". Germania 1943-1945
il
“Katastrophenerlass”, ovvero il “Decreto in caso di catastrofi”.
Scrive Gerhard
Scriber:
“Detto decreto trae origine dall’estate 1943.
Nel corso dei violenti bombardamenti subiti dalla città di Amburgo il “Hohere SS-
un Polizeifuhrer, la più alta autorità delle SS e della polizia, aveva ordinato
di propria iniziativa di fucilare “senza
sottoporli ad un qualsiasi giudizio, dei saccheggiatori stranieri colti sul
fatto”. Himmler approvò questa procedura a posteriori dandone comunicazione a
quanto pare con una circolare a tutti gli Hohere ss-un Polizizeifuhrer. E
nell’autunno del 1943 lo stesso Himmler decise di sostituire detta circolare
con un decreto speciale per attribuire un “sicuro fondamento giuridico” a
quelle condizioni che si sarebbero dovute d’ora in avanti applicare a casi
simili. Non si deve infatti ignorare che nel corso e in seguito ai succitati
bombardamenti, detenuti evasi dal carcere ed elementi stranieri avevano
saccheggiato la città anseatica commettendo gravissimi crimini. Come “Geheime
Reichssache (documento segretissimo di interesse del Reich) questo decreto
doveva essere “portato a conoscenza di tutti gli uffici esecutivi interessati.”
Le autorità del Reich non pubblicarono mai in forma ufficiale detto
Katastrophenerlass, ma anche dopo il 1945 alcuni giuristi hanno sostenuto che
malgrado ciò il decreto fu giuridicamente vincolante.”[1]
Il decreto in
questione permise a qualsiasi tedesco in divisa e non, o che esercitasse una
qualsiasi funzione pubblica di compiere i più efferati atti criminali con la
convinzione di essere nel giusto e di fare il bene della Germania. Come in ogni
loro cosa i Nazisti erano maestri in questa loro intossicazione di ogni
comportamento verso i propri simili.
Un altro aspetto
che va ascritto al popolo tedesco in senso negativo che rappresenta una forma
larvata di vigliaccheria e di arbitrio è una norma che per tutto il secondo
dopoguerra è stata ampiamente evocata durante i processi a militari tedeschi
accusati di crimini contro l’umanità.
[1]
Schreiber G., Gli Italiani internati nei
campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945.Roma, Ministero della
Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1992. Pag. 744 e segg.
mercoledì 30 novembre 2022
venerdì 25 novembre 2022
domenica 20 novembre 2022
Crimini contro i prigionieri: il paragrafo 47 del Codice MIlitare Penale di Guerra Germania 1933-1945
Un'altra norma
che incise fortemente nel comportamento dei militari tedeschi è il paragrafo 47
del Codice Militare Penale tedesco. Un paragrafo che nel dopoguerra offrì a
tutti gli accusati di crimini di guerra una comoda via d’uscita per liberarsi
delle responsabilità personali dei crimini commessi.
Scrive ancora
Gerard Schreiber.
“se
nell'esecuzione di un ordine di servizio viene violata una legge penale il solo
responsabile e il superiore che ha impartito quell'ordine”. In un ambiente dove
vigeva il principio di ordine e obbedienza il disposto del paragrafo serviva
probabilmente nei casi dubbi a togliersi qualche peso dalla coscienza. Il
dipendente poteva essere tuttavia accusato di concorso nel reato qualora avesse
ecceduto nell'eseguire l'ordine o fosse stato a conoscenza che l'ordine del
superiore riguardava un'azione finalizzata ad un reato di carattere civile o
militare.
Il
paragrafo 47, quindi, mentre stabiliva che gli appartamenti e le Forze Armate
tedesche non avevano né la facoltà né il dovere di eseguire ordini criminali,
sottraeva nel contempo da ogni procedimento giudiziario tutti coloro i quali,
avendone o meno il diritto, si fossero difesi in modo convincente appellandosi
alla clausola della consapevolezza. E’ lecito supporre che quel paragrafo 47 non
facesse che cresce l'ignoranza ed attenuasse gli scrupoli morali specie in
tempo di guerra quanto erano in gioco delle vite umane, ossia il bene più
prezioso in uno stato di diritto.”[1]
[1]
Schreiber G., Gli Italiani internati nei
campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945. Cit. pag. 746 e segg.
giovedì 10 novembre 2022
lunedì 31 ottobre 2022
giovedì 20 ottobre 2022
l Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta
Queste norme tanto spesso trascurate, non sono diventate oggetto di diritto positivo riconosciuto su un piano internazionale se non all'inizio del nostro secolo. Nel corso di queste nostre pagine non abbiamo riscontrato il rinnegamento di queste norme durante la Seconda Guerra Mondiale ma il più folle gioco di travisamento a cui risorse l'una e l'altra parte in conflitto, per renderlo inefficiente, senza mostrare preoccupazione per l'unità del fatto che con tale procedimento si ponevano al di fuori della stessa condizione umana, decine di migliaia di uomini.
Si avvertì, peraltro, la debolezza della applicazione della Convenzione di Ginevra del 1929 sui prigionieri di guerra e subito si pose mano ad un suo rinnovo che vide la pubblicazione di quella ancora in vigore che è la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, geriti ed ammalati del 1949, con i protocolli aggiunti del 1977.
Da ultimo, come retaggio della prigionia di guerra, si ebbe il Germania il Processo di Norimberga, iniziato nel 1946 e in Giappone il Processo di Tokio contro i responsabili nazisti e giapponesi, accusati di reati che proprio detti processi determinarono: i reati contro l’umanità e la pace per crimini di guerra ed altre configurazioni delittuose contro civili, prigionieri ed inermi. Oggi, Mario per le sue azioni contro gli abitanti di Capua sarebbe condannato per crimini contro l’umanità, a prescindere da qualsiasi motivazione si possa portare.
lunedì 10 ottobre 2022
Il Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta
In questo
episodio, scelto a caso, uno fra i mille che si possono riscontrare le
contraddizioni di base che permangono nella storia di tutta l'umanità quando si
pongono a confronto le esigenze della pura giustizia con quelle del diritto che
si appoggia alla forza.
E mentre la
coscienza dell'uomo sia pure nella sua infinita gamma di gradazioni e nell'estrema
labilità delle sue manifestazioni percepisce l'esigenza di una giustizia che
sia al di sopra dei conflitti, d'altra parte il corso violento della storia
tende ad annullarla con la facile proliferazione delle giustificazioni che
tutto il mondo è pronto ad offrire a chi prevale.
Al di sopra però
di queste contraddizioni resta un fatto importantissimo, e cioè che nessuno
vuole essere chiamato ingiusto, tantomeno il vincitore.
Ne consegue
perciò tutto il travaglio di cui è partecipe l'umanità intera che ha per fine
la formulazione e l'adozione di concetti di giustizia che non sia unicamente
quelli dettati dalla forza e camuffati dall'ipocrisia del vincitore. È
attraverso questo travaglio che venne formandosi un'etica che ha messo in crisi
le equazioni vincitore-diritto ed ha determinato tutta una serie di
comportamenti che hanno reso meno duri i rapporti tra le genti.
Fu così che in tutti i tempi e in tutti i luoghi si trovano delle norme che regolano il trattamento di colui che è l'espressione tipica del vinto, cioè dell'uomo senza diritti, il prigioniero di guerra, il “captivo”, il cui nome trasformandosi nella nostra lingua in “cattivo” venne assumendo tutta quella gamma di significati infamanti che sono l'opposto degli appellativi riservati al vincitore.
venerdì 30 settembre 2022
martedì 20 settembre 2022
Il Retaggio della Prigionia nella Seconda Guerra Mondiale Mario e le stragi di Capua. I Guerra contro Giugurta
“Mario aveva
violato le leggi della guerra”. Con questa affermazione Sallustio conclude la
narrazione di un episodio particolarmente crudele della guerra che i Romani
conducevano contro Giugurta: la distruzione della città di Capua, l'uccisione
di tutti gli uomini atti alle armi fatti prigionieri, la vendita come schiavi
delle donne e dei bambini. Il comportamento di Mario era delittuoso perché la
città si era arresa e perché era stata proditoriamente assalita. Sebbene non
fosse in guerra. Ma subito dopo questa affermazione Sallustio assolve Mario dal
suo misfatto (Mario il tribuno della plebe, l'erede dei Gracchi come paladino
della Giustizia sociale) perché non aveva agito per cupidigia o per mentalità
criminale ma soltanto per evitare che la città di Capua diventasse un punto
d'appoggio per il nemico. Dopo questo successo conseguito senza la perdita di
un solo uomo, commenta Sallustio, il più grande è famoso Mario fu considerato
ancora più grande è la sua fama sali alle stelle”
Sulla giustizia prevalse dunque il successo. Esistevano, è vero, delle leggi di guerra certo più vecchie che la memoria dell'uomo e delle quali i Romani si vantavano di essere fedeli custodi come assertori, primi fra tutti, del diritto delle genti; ma queste leggi perdevano ogni valore di fronte alla necessità di vincere, ed ogni loro conseguente sanzione, sia pure soltanto morale, si vanificava nella gloria del vincitore che non come tale diventava Fonte Suprema e unica del diritto. (massimo coltrinari)
sabato 10 settembre 2022
mercoledì 31 agosto 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi III Parte
L’attesa del rientro è ben descritta da Alciato
“Il 3 settembre 1945 scrivevo: inutile dire che sono arcistufo della prigionia. Mi sembra di abitare in un immenso palazzo nero fuori e dentro in mezzo alla natura ostile. Caldo, Ghibli, cimici e poi ancora cimici a non finire mi perseguitano ovunque io vada; ieri sera sono scappato disperato nel cortile e mi sono steso su una panchina per trovare un po' di sollievo. Dopo pochi minuti mi sentivo pungere dappertutto. Meno male che questo presto partiremo. Almeno lo speriamo. Nel campo circolo continuamente voci fantastiche. Dico fantastiche perché la nostra Liberazione, quando che sia, entra nel regno della favola. Si parte il 5 si parte l’8. Oppure si parte addirittura domani. Crederci o non crederci? L'esperienza ti consiglierebbe di andare cauto, ma tutto il tuo essere vuole crederci. Dopo tanto disperare abbiamo bisogno di ottimismo. Fnorse questo ingenuo impulso sperare un pietoso esperienze dell'anima per addolcire la sofferenza. Arrivederci a Natale Vi voglio bene; i rimpatri cominciano a fine novembre 45, a scaglioni gli ultimi i più numerose dei quali 600 prigionieri riuscì a imbarcarsi solo alla fine di aprile del 1946 L’impulso a crederei in una vicina partenza fu davvero uno stratagemma della psiche per soffrire di meno.”[1]
sabato 20 agosto 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi
Nel volume sono ampiamente trattati nel capitolo dedicato al rimpatrio i dati relativi ai prigionieri ed internati in Francia dal 1943 al 1946
mercoledì 10 agosto 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Territori Francesi II Parte
Per i restanti prigionieri di guerra le autorità francesi ponevano, come rilascio la condizione che i 12.000 prigionieri italiani dediti ai lavori in Algeria dovevano essere sostituiti da altrettanti prigionieri tedeschi. I rimanenti prigionieri potevano essere liberamente restituiti senza rimpiazzo di tedeschi in base alla disponibilità delle navi. Ancora una volta, e siamo nel 1945, emerge nel pensiero politico delle autorità francesi la equiparazione fra italiani e tedeschi. I francesi degaullisti non tenevo in nessun conto quanto era accaduto nel 1943, l'armistizio e la dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre 1943. Le trattative armistiziali non avevano visto presenti i francesi.
Le richieste francesi si incentravano sullo scambio degli italiani con i tedeschi. Tale scambio era la risultanza degli accordi tra il colonnello Regis che ricopriva l'incarico di capo della sezione della commissione di armistizio e il colonnello le Gautier responsabile francese per i prigionieri di guerra. Gli accordi prevedevano la restituzione di 12145 italiani con altrettanti tedeschi che erano così distribuiti:
- Tunisia 2445
- Algeria 6000 (Orano, Costantina Algeri)
- Marocco 3700 (Casablanca)
I francesi, come già detto, anche in questo segmento fanno rilevare la necessità di utilizzare la forza lavoro dei prigionieri nelle loro colonie, in attesa del rientro, per smobilitazione, dei propri uomini ancora sotto le armi.
I piani di rimpatrio furono stilati in modo meticoloso con il seguente programma Biserta 2100 uomini
Orano 10000 uomini
Costantina 7000 uomini
Algeri 1500 uomini
Marocco 10200 uomini
Inoltre furono stilati piani modo meticoloso che riuscirono ad entrare nella fase esecutiva solo nell'arco di tempo che va dal dicembre 1945 al marzo 1946.
I rimpatri prevedevano che i contingenti di prigionieri fossero organizzati in modo che il numero degli Ufficiali forse proporzionata al numero della truppa. Questo criterio fu rispettato anche per il campo ufficiali di Saida nonostante la richiesta delle nostre Autorità di rimpatriare i rimanenti 700 ufficiali tutti insieme.
Le navi utilizzate furono varie, tra cui il piroscafo “Toscana”, che è citato in molti documenti e memoriali ed anche navi da guerra come ad esempio l’incrociatore “Montecuccoli”.
Alla fine del giugno 1946 praticamente il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani dal nord Africa ebbe termine.
Rimanevano solo 19 militari italiani detenuti per reati di furto, mercato nero e spionaggio; anche per questi il governo italiano chiese prontamente il rimpatrio
Tutti i prigionieri in Africa che provenivano dei campi di Saida, Canot, Boghat, Palat giungevano a Napoli; come è facile immaginare che loro condizioni non erano buone, il morale depresso il vestiario composto di pochi stracci.
Al primo interrogatorio per tutti i provenienti dall'Africa francese denunciarono il trattamento inumano che avevano ricevuto.
domenica 31 luglio 2022
mercoledì 20 luglio 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Nord AFrica I Parte
Nel 1946 era
terminato, come visto, il rimpatrio
degli internati italiani dalla Francia metropolitana. Molto complesso fu la
vicenda del rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani in mano francese in
Nord Africa.
Nell’estate del
1945 notizie di fronte ufficiosa fecero presenta al governo italiano che le
autorità francesi erano orientate a rimpatriare i prigionieri di guerra
italiani del Nord Africa In base a ciò le nostre autorità si rivolsero alla Commissione
alleata di controllo affinché tutto fosse messo in essere per arrivare ad un
sollecito rimpatrio della dei nostri prigionieri di guerra; non era un problema
da poter rimandare in quanto era noto il duro trattamento usato dai francesi ai
prigionieri di guerra italiani: quindi prima si procedeva prima si poteva porre
fine alle sofferenze, che, peraltro, erano ancora in atto. La situazione era
davvero difficile: non si erano non vi erano in essere accordi sulle modalità
di rimpatrio tra le autorità francesi e quelle italiane; vi erano solo delle
degli intendimenti. Tutto ancora era ancora da definire, nel più ampio quadro
di una normalizzazione dei rapporti italo-francese. Un unico fatto sicuro era,
però: nel 1945 era stato possibile attuare il rientro di 1500 militari italiani
che il 20 novembre 1945 avevano lasciato l'Algeria da Orano peer l’Italia. Un
precedente tanto significativo quanto utile per avviare un sollecito rimpatrio
dei restanti prigionieri.
[1]
Alaciato A., op. cit., pag. 196
domenica 10 luglio 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Francia Metropolitana
Trentino Culura. La Mia prigionia
MIlitare Italiano prigionieri di guerra in Francia e liberato dagli Alleati
giovedì 30 giugno 2022
Prigionia di Guerra ed Internamento in Francia e nei Territori Francesi. 1940 -1945 Francia Metropolitana
L’Internamento in
Germania rappresenta il punto focale del III Fronte, quello, appunto
dell’internamento; Non si può però non prendere in esame altri aspetti
dell’internamento in Paesi che operarono contro gli italiani in quanto nemici.
Fra questi la
Francia, quella che si era ribellata all’occupazione, ovvero quella che faceva
capo a De Gaulle.
Via via i i
gaullisti prendeva il potere in Francia, emanavano disposizioni restrittive
verso tutti coloro che avevano collaborato con i tedeschi. Inoltre
consideravano gli italiani dei veri e propri nemici. La politica francese verso
l’Italia era quanto mai rigida.
Il 10 maggio 1945
l’ambasciatore italiano Giuseppe Saragat informò il governo italiano della
reale situazione dei nostri internati in Francia e di quelli oberati dia campi
di concentramento tedeschi ed affluiti o in via di trasferimento nei territori
francese.
“Informazioni
concordano, egli aggiungeva, che essi si trovano nei primi tempi almeno dopo la
liberazione da parte truppe alleate, privi efficace assistenza. Coloro che
vengono avviati in Francia da anglo-americani generalmente in piccoli gruppi di
qualche decina, assieme ad ex prigionieri francesi ed alleati, ricevono ogni
assistenza. Quando però qui vengono messi in libertà in attesa di poter
rimpatriare, vengono quasi tutti riconsiderati internati da autorità francesi
in base al principio che tutti i militari entrati in Francia dopo il 10 giugno
1940 devono essere considerati internati. Dato quanto precede in considerazione
non ancora noto atteggiamento Governo francese su tale delicata questione,
prego voler insistere massima urgenza presso autorità militari Alleate perchè
sia evitato afflusso in Francia nostri internati e deportati recentemente
liberati in Germania. Molto più che essi potrebbero venire ormai molto più
rapidamente rimpatriati via Svizzera o via Brennero. Colgo occasione per prospettare
necessità invio apposita missione anche non militare sufficientemente numerosa
per poter assicurare la raccolta smistamento e rimpatrio nostri ex internati
comunque presenti in Francia che possono già calcolarsi in oltre 150.000 mila”.[1] In Francia sorse questo grande equivoco: gli
internati in Germania erano considerati dei collaboratori dei tedeschi in
quanto italiani. Una volta che i francesi li avevano in mano procedevano
all’internamento. La mancanza di conoscenza e documentazione della reale
situazione in cui si erano venuti a trovare i soldati italiani dopo l’8 settembre
1943 ed il loro internamento nei lager tedeschi fu all’origine di questo
equivoco. Fu solo dopo una lunga e paziente fatica di chiarimento e di
convinzione prima sulle autorità francesi poi sull’opinione pubblica che i
nostri rappresentanti in Francia riuscirono ad ottenere il rimpatrio di tutti
gli italiani rimasti in Francia, ma giuntevi anche dalla Germania.
L’inizio del
ripatrio degli Internati dalla Francia ebbe inizio nel dicembre 1945. Il
Rimpatrio, dato lo stato dei trasporti terrestre fu eseguito via mare da Marsiglia
con destinazione Napoli. Successivamente, grazie anche all’aiuto alleato anche
per via terra con destinazione dei centri di Bordighera e Genova.
Il centro di
Bordighera aveva una capacità di accoglimento di oltre 1000 persone in termini
di posti letto, mentre quello di Genova, del doppio.
Nel periodo
ottobre-dicembre 1945 dalla Francia giunsero a Bordighera ed a Genova circa
14.700 militari già appartenenti alla 4a Armata, che poi salirono a 25.900 nei
mesi successivi. Ne rimanevano nella primavera del 1946 ancora oltre 10.000 che
vennero rimpatriati a seconda delle disponibilità dei mezzi, in media dalle
poche decine alle duecento-trecento unità al giorno. Nel 1946 anche questo
residuo di internati fu completato.
lunedì 20 giugno 2022
Rivista QUADERNI, Anno LXXXII, Supplemento XXI, n. 5 21° della Rivista, novembre dicembre 2021
www,istitutodelnastroazzurro.org
venerdì 10 giugno 2022
Gadget dell'Istitutodel Nastro Azzurro
I Gadget possono essere richiesti alla segretereiagenerale@istitutonastroazzurro.org
martedì 31 maggio 2022
venerdì 20 maggio 2022
I TRIBUNALI PER CRIMINI DI GUERRA
Ten. Cpl. Sergio Benedetto
Sabetta
A) Principi di diritto internazionale :
I ) Chiunque commetta un atto che
costituisce crimine secondo il diritto internazionale ne è responsabile ed è
passibile di condanna
II ) La circostanza che una norma
interna non preveda una sanzione penale per un atto che costituisce un crimine
secondo il diritto internazionale non esime la persona che abbia commesso tale
atto dalla responsabilità secondo il diritto internazionale
III ) Il fatto che la persona che ha
commesso un atto costituente crimine secondo il diritto internazionale abbia
agito in qualità di Capo di Stato o di funzionario con responsabilità di
governo non la solleva dalla responsabilità secondo il diritto internazionale .
IV ) Il fatto che una persona abbia
agito obbedendo ad un ordine del suo governo o di un suo superiore non esclude
la responsabilità della persona secondo il diritto internazionale, purché la
sua scelta morale fosse di fatto possibile.
V ) Ciascuna persona accusata di un
crimine secondo il diritto internazionale ha il diritto ad un processo equo in
fatto e in diritto.
VI ) I seguenti crimini sono
perseguibili come crimini secondo il diritto internazionale:
a)
Crimini
contro la pace:
1)Pianificazione,
preparazione, scatenamento o conduzione di una guerra di aggressione o di una
guerra di violazione di trattati, accordi o garanzie internazionali;
2)Partecipazione
ad un piano concertato o ad un complotto diretto a commettere uno degli atti
menzionati al punto precedente.
b)
Crimini di guerra:
Violazione delle leggi e degli usi di guerra, i quali comprendono, senza
limitarsi ad essi: omicidio volontario, maltrattamento o deportazione per
essere costretti a lavoro schiavistico o per ogni altro fine di popolazione
civile dei o nei territori occupati; omicidio volontario o maltrattamento di
prigionieri di guerra, di persone in mare, uccisione di ostaggi, saccheggio di
proprietà pubbliche o private, distruzione deliberata di centri urbani, città e
villaggi, o devastazioni non giustificate da necessità militari.
c ) Crimini contro l’umanità:
L’omicidio
volontario, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e gli
altri atti inumani posti in essere contro una popolazione civile, o le
persecuzioni per ragioni politiche, razziali o religiose, quando tali atti sono
perpetrati o tali persecuzioni sono condotte in esecuzione di o in connessione
con un crimine contro la pace o di un crimine di guerra.
VII ) La complicità nella commissione
di un crimine contro la pace, di un crimine di guerra o di un crimine contro
l’umanità come indicati nel Principio VI, costituisce un crimine secondo il
diritto internazionale.
B ) Considerazioni :
Vari sono i problemi sollevati, il
primo e il più rilevante è procedurale e riguarda il Principio V, consistente
nell’indipendenza di giudizio dell’organo inquirente, che non può essere nella
raccolta delle prove e formulazione dei capi d’accusa una delle parti in
guerra, occorre la terzietà quale garanzia di imparzialità.
Problema ulteriore è la composizione
del Tribunale che, se può e deve comprendere a garanzia la presenza di un
giudice della parte offesa, altrettanto deve comprendere altri giudici terzi a
garanzia dell’imputato.
Si parla nel Principio IV della
possibilità di una scelta morale, ma in guerra con il codice militare e la
gerarchia, in presenza di violenze e fatti eccezionali, è difficile avere
l’autonomia morale richiesta. Ma anche la difesa dei diritti prevista nel Principio
VI può dare luogo a dubbi interpretativi relativi a i trattati o accordi.
Churchill avvertiva la pericolosità
di un tribunale di soli vincitori esprimendo le proprie perplessità giuridiche,
osservando ironicamente che nella prossima guerra si poteva essere dall’altra
parte, in effetti basta pensare ai bombardamenti di Colonia e Dresda, alla
fucilazione de alcuni prigionieri italiani della Divisione Livorno in Sicilia,
e alle due bombe atomiche in Giappone.
1
Sebbene la IV Convenzione dell’Aja
del 1907 prevedeva la formale dichiarazione di guerra all’art. 4 del
Regolamento per la tutela dei prigionieri di guerra, nella prassi nata nel
corso del ‘900 si è passati all’informale “stato di guerra” basato sui semplici
atti di ostilità, principio consacrato nella II Convenzione di Ginevra del
1949.
Nella successiva III Convenzione di
Ginevra del 1949, si prevede un trattamento umano ai prigionieri vietandone lo
spoglio dei beni personali e l’uso di rappresaglie.
Tuttavia il diffondersi nella seconda
metà del ‘900 e nei primi decenni del nuovo secolo di conflitti atipici e di
organizzazioni paramilitari private nei conflitti ha messo in difficoltà l’applicazione
di tali principi, questo si riflette non solo nelle guerre in Medio Oriente e
Africa ma anche nell’attuale conflitto in Ucraina.
martedì 10 maggio 2022
Rivista QUADERNI, Supplemento XX, 2021, n.3, 20° della Rivista, CESVAM REPORT Settembre 2019 -Agosto 2021
SOMMARIO
Anno LXXXII, Supplemento XX, 2021, n. 3,
20° della Rivista “Quaderni”
www.istitutodelnastroazzurro.it
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
www.cesvam.org
CESVAM
REPORT. SETTEMBRE 2019 – AGOSTO 2021
1.
INTRODUZIONE
La necessità di un Report.
2.
STRUTTURA
DEL CESVAM
a.
Istituto
del Nastro Azzurro Ente Morale
Statuto;
Regolamento
b.
Lo
Statuto del CESVAM
c.
Il
Regolamento del CESVAM
d.
Il
Verbale costitutivo del CESVAM del
Consiglio Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro
3.
ATTIVITA’
DEL CESVAM
Editoria
a.
La
Emeroteca del CESVAM
b.
L’Archivio-Biblioteca
del CESVAM
c.
I
Progetti di Ricerca. La realizzazione e la finalizzazione
Ricerca
d.
Le
attività in essere.
e.
La
Rivista “Quaderni del Nastro Azzurro”
f.
I
“Quaderni On Line”
g.
I
Blog di carattere storico, estensione di ricerca
h.
I
Blog di carattere geografico, estensione di ricerca
i.
I
Blog di carattere associativo e divulgativo
j.
I
CESVAM Papers, collana “occasional” di pubblicazioni
k.
I
Libri della Collana del Nastro Azzurro”
Didattica
l.
L’Attività
didattica per Master di 1° e 2° Livello
m. L’Attività
didattica per Corsi di Formazione
Divulgazione
n.
Il
Sito dell’Istituto del Nastro Azzurro. Concorso alla Gestione
o.
La
Piattaforma del CESVAM. Lo strumento di divulgazione al passo con i tempi
p.
I
Convegni e le Conferenze
q.
Gli
“Incontri con l’Autore”
r. Collaborazione con
Enti, Istituti, Accademie, Università. Il Confronto
4.
CONCLUSIONE
.
Lineamenti per il futuro
5.
IL
PERIODICO “NOTIZIARIO DEL NASTRO AZZURRO
Nota redazionale:
Questo numero della Rivista
“QUADERNI” come si può notare, pur mantenendo la struttura base, non porta la
tradizionale suddivisione “Il mondo da cui veniamo: la memoria” e “Il mondo in
cui viviamo: la realtà d’oggi” e le relative rubriche. Questo per lasciare lo
spazio al Report del CESVAM, Questo Report, come ampiamente si è riportato nel
Report stesso, vuole essere una documentazione fattiva della risposta che la
Presidenza Nazionale ha voluto dare, con il Report pubblicato nel 2019 (N. 3°
della Rivista, Supplemento XIII, Luglio-agosto 2019) alla lenta crisi che aveva
attanagliato l’Istituto culminata, in chiave di retrospettiva storica, con
l’anno 2014, considerando il 2015 l’anno della svolta a cui tutti hanno dato un
ampio contributo. Questo numero della Rivista vuole essere la continuazione del
Report per il quinquennio settembre 2014 – agosto 2019, mantenendo la stessa
articolazione ed aggiornandone i contenuti per il periodo di riferimento. Si
vogliono fornire elementi di riflessione sulle scelte fatte, sui successi
ottenuti, sugli scostamenti da correggere, per proseguire, in vista degli anni
futuri, verso una affermazione dell’Istituto sempre più ferma e decisa.
(massimo
coltrinari)
I di Copertina: Lo stemma del CESVAM
Info:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org
Il presente numero può essere
richiesto gratuitamente in formato digitale. Su carta (fino ad esaurimento copie ed addebito spese postali) previo
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di Loreto 24 C.C.703202000000002122 IBAM IT 85P0 5387 0320 200000000 2122.