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mercoledì 7 dicembre 2011

La Prigionia In Urss 7. Calcolo delle Perdite. Personale. La ricostruzione dopo l'apertura degli Archivi Sovietici


Dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo della URSS si è potuto stabilire rapporti più stretti con le autorità sovietiche. Grazie alla attività del Commissariato per le Onoranze dei Caduti in Guerra, e del suo Direttore pro tempore, gen. Benito Gavazza, si sono acquisiti ulteriori dati che hanno permesso l’edizione nel 1995 del Rapporto UNIRR più volte citato.
“Una svolta veramente decisiva si è avuta con la nuova amministrazione Gorbaciov. Nella primavera del 1992 il socio dell’UNIRR, signor Guido Caleppo, ex prigioniero con ottima padronanza della lingua russa, quale incaricato di ONORCADUTI, poteva avere accesso all’Archivio Generale dell’Armata Rossa” [1].

Il lavoro di Caleppo fu estremamente prezioso. In varie riprese dall’aprile all’ottobre 1992 l’Archivio di mosca ha consegnato ad ONORCADUTI otto elenchi per oltre 64.400 nomi. Dall’esame di questi nomi, l’UNIRR[2] ha potuto stabilire che nei tabulati vi sono segnalazioni che riguardano, scomponendo quindi il totale delle segnalazioni, 40.000 nomi di prigionieri morti nei campi di concentramento, 22.000 di prigionieri rimpatriati[3], 3.000 prigionieri non italiani, deportazioni e deportati civili[4].
Questa documentazione è servita per pubblicare, nel 1995, il più volte citato rapporto UNIRR.

per contatti: ricerca23@libero.it

[1] Rapporto UNIRR, pag. 188.
[2] L’UNIRR ha pubblicato nel suo Bollettino i nominativi di tutti i prigionieri segnalati.
[3] Di questi, solo 10.030 appartenenti all’ARMIR; gli altri come detto, erano soldati italiani internati dai tedeschi e liberati dall’Armata Rossa.
[4] Gli elenchi sono composti da: Cognome e nome, luogo di nascita e domicilio, grado militare reparto di appartenenza, codice dei vari lager ove il prigioniero fu rinchiuso, data di morte ed eventuale luogo dell’internamento. Il rapporto UNIRR sottolinea che la presenza di tutti questi si riscontra solo per i prigionieri che sono stati rimpatriati o che sono morti in epoca successiva alle grandi epidemie dei primi mesi (febbraio-maggio 1943) della prigionia. “Quale fascicolo poteva essere impiantato per quei poveretti che entrati nei campi al ritmo di migliaia al giorno, vi morivano dopo una settimana?” Cfr. rapporto UNIRR pag. 188.

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