Le perdite in termini di Personale sono sulla stessa linea di quelle avute per i materiali. La problematica, al fine di avere una idea la più aderente possibile alla realtà del numero dei Caduti, Dispersi e Prigionieri di quel ciclo di operazioni, è complessa e rappresenta uno degli aspetti più inquietanti della campagna e della prigionia in Russia, in quanto una delle pagine più difficili da ricostruire della campagna di Russia e conseguentemente della prigionia in mano alla URSS.
Le fonti disponibili al riguardo sono discordanti e molto carenti, e rappresentano spesso motivo di contrasti e polemiche. Allo stato della documentazione disponibile appare utile porre a base della ricostruzione il "Rapporto" presentato dalla Unione Nazionale Italiana Reduci della Russia l’UNIRR[1], in quanto tale rapporto è stato redatto sulla base di documenti soprattutto di fonte russa, unica pubblicazione disponibile al momento che abbia questa caratteristica. Le altre fonti edite, anche di carattere ufficiale si basano su documentazione che non tiene conto delle fonti russe rese disponibili del 1992 in poi.
Raccolte le forze superstiti, a Gomel nel marzo 1943 il Comando Italiano tenta una prima ricostruzione delle perdite subite durante le operazioni del dicembre-febbraio 1943.
Il problema centrale rimane la individuazione della entità delle perdite ed i motivi che hanno portato a tale disastro tra l'11 dicembre 1942 ed il 20 marzo 1943.
Quando si pose il problema della individuazione delle perdite nel marzo del 1943 a GOMEL subito ci si trovò di fronte a difficoltà oggettive veramente grandi. Nel rapporto dell’UNIRR si legge:
“Nei primi giorni, i comandi, gli ufficiali subalterni, i furieri potevano tenere nota dei morti in combattimento, effettivamente constatati ma non sapevano che fine avessero fatto quelli che mancavano all’appello, se, cioè erano caduti, se erano rimasti indietro, se si erano aggregati ad altri reparti. Dopo una battaglia o una notte passata in un grosso villaggio, insieme ad altri reparti, le Unità sovente si frantumavano: c’era sempre una squadra, un plotone, un nucleo di slitte che alla mattina non partiva insieme agli altri o che rimaneva imbottigliata nella fiumana, o che imboccava un’altra pista. I furieri, i Comandanti a loro volta cadevano o venivano catturati e quello che avevano visto o annotato si perdeva. Infine, i Reggimenti, i Battaglioni ed i Gruppi di Artiglieria, avevano nelle immediate retrovie distaccamenti, magazzini, depositi di munizioni; salmerie, autoreparti: iniziata la ritirata, ogni contatto con questi nuclei separati si è interrotto e, di conseguenza, anche ogni informazione sulla loro sorte”[2]
Al termine di questo lavoro di censimento svolto su queste basi risulta necessariamente una situazione che doveva non essere altro che approssimativa risultava dal quadro riportato in tabella 1.
La tabella redatta risulta dal seguente procedimento:
"Le forze presenti ed operanti all'inizio della battaglia ammontavano complessivamente a 229005 uomini. Detratto da tale cifra il numero dei feriti e dei congelati rimpatriati, pari a 29690 persone, restano 199315 combattenti tra la linea del fronte e la zona delle retrovie. Alla conclusione della battaglia e dopo la ritirata delle Unità dal Don e dal Donez a Gomel e nelle località di raccolta. Mancavano complessivamente all'appello 84830 uomini, vale a dire oltre un terzo della forza totale dell'Armata. I superstiti furono dunque 114485"[3]
Questa tabella, occorre ribadirlo, fu redatta a tamburo battente, in terra russa, nelle località di raccolta dei soldati usciti dall'accerchiamento russo, sui dati disponibili al momento.
La cifra finale risulta per differenza, ovvero confrontando gli organici di ogni Unità prima dell'inizio della battaglia l'11 dicembre 1942 ed il numero dei superstiti. Non c'era altro da fare, del resto data la situazione. Per forza di cose un dato che occorre prendere per quello che è: approssimativo e alla luce delle considerazioni che andiamo a fare, da verificare.
Apparve subito chiaro che le perdite subite erano molto gravi. In tutte le battaglie fino allora combattute dall'Esercito Italiano, dal 1861, mai si ebbe un numero di soldati Caduti, Dispersi e Prigionieri così alto. Fra Caduti, Dispersi e Prigionieri si arrivava alla cifra di oltre 84.000 assenti riferiti ad un solo ciclo di operazioni, cifra che, come vedremo, provvisoria ed assolutamente non aderente alla realtà. Tale cifra, peraltro, non è minimamente paragonabile alle perdite avute nelle pur sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale. Nella battaglia dell’Ortigara, del 1916, sull'Altipiano di Asiago la nostra 6a Armata, forte di 300.000 uomini effettivi, ebbe 8000 soldati fra morti e dispersi pari ad una percentuale del 3% circa, mentre irrilevante fu il numero di prigionieri.
Per conttattare: email ricerca23@libero.it
[1]Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia, Rapporto sui Prigionieri di Guerra Italiani in Russia, Milano, 1995.Ill., pag. 224. D’ora in avanti Rapporto UNIRR.
[2] Rapporto UNIRR, pag. 31
[3] Rapporto UNIRR, pag. 17
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